DOPO LE 500 IN BIANCONERO

Bonucci: "Ho fatto la storia della Juve, il prossimo anno smetterò di giocare"

Il centrale bianconero racconta la sua avventura in bianconero: l'esordio, il primo gol, la BBC, Buffon, la fascia da capitano, le finali di Champions e il ritorno dal Milan"

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Dopo aver centrato le 500 presenze con la maglia della Juve, Leonardo Bonucci si è raccontato ai canali ufficiali del club analizzando i momenti più importanti della sua avventura in bianconero. "Entrare dentro quello spogliatoio era come portare un bambino alle giostre. E' una sensazione emozionante e troppo bella da descrivere - ha raccontato -. Da bambino quando rincorri il pallone hai il sogno di vestire una maglia come quella della Juve e riuscirci per 500 volte significa aver fatto la storia della Juve ed è una grande emozione ed è motivo d'orgoglio". "La BBC ha costruito la grande cavalcata dei 9 scudetti consecutivi - ha aggiunto -. La vera intuizione la ebbe Conte, poi è nata un'amicizia unica anche fuori dal campo e io che ero il più piccolo ho potuto imparare molto da Andrea, Giorgio e da Gigi". 

Prima di parlare dei successi legati alla BBC, Bonucci però riavvolge un po' il nastro dei ricordi. "L'esordio? Ero giovane, giocavamo contro lo Shamrock Rovers ai preliminari di Europa League con Delneri in panchina - ha raccontato -. Al ritorno ricordo un acquazzone incredibile e il gol di Del Piero, andai ad abbracciarlo ed era come toccare qualcuno di inarrivabile. E poi passammo il turno". Emozioni forti. Come quelle vissute dopo aver segnato il primo gol con la maglia della Juve: "Ho festeggiato con un'esultanza che avevo promesso ai miei amici, correvo e c'era Marchisio che mi tratteneva. È troppo emozionante segnare con questa maglia, un qualcosa che sognavo da bambino. Mi lascia senza parole rivedere certe immagini".

E a proposito di gol, Leo ha perfettamente in testa quello segnato nella stagione 2011/2012 al "Renzo Barbera" contro il Palermo. Una rete che è valsa il sorpasso al Milan in vetta alla classifica di Serie A. "E' stato bello pesante. Di quella giornata non mi dimentico nulla, sento ancora le urla mie e dei miei compagni in hotel quando il Milan pareggiò nel pomeriggio e la sera avevamo troppa voglia di andarci a prendere quella vittoria - ha spiegato il centrale bianconero -. Regalare una gioia così grande ai tifosi è stata una pienezza di cuore enorme. Impossibile da dimenticare un gol del genere". 

Gioie che purtroppo non sono arrivate invece nelle finali di Champions. "Abbiamo iniziato a giocare a calcio per vivere quelle partite lì - ha raccontato Bonucci -. Abbiamo incontrato il Barcellona più forte di tutta la storia, contro il Real invece avevamo sottovalutato delle cose". "Tutti ci davano per favoriti ma contro il Real non sei mai favorito, poi quando subisci un gol come quello di Casemiro ti spezza le gambe - ha continuato -. Io ricordo nei giorni precedenti che a colazione Gigi si metteva a fare le uscite basse sulla moquette della sala da pranzo. Prima di quelle gare ti senti un leone in gabbia che non vede l'ora di giocare quella partita". 

Sensazioni che Bonucci ha diviso in maniera più forte Buffon, Barzagli e Chiellini. "La BBC? La prima volta che andammo in campo insieme era con Delneri, ma le prime vittorie di quel ciclo iniziarono con Conte - ha spiegato Leo -. Giorgio è stato speciale, io ero quello scontroso, lui invece sempre pacato e tranquillo. Mi faceva ragionare molto. Si è creata un'amicizia speciale e ci siamo trovati a condividere tanti momenti anche fuori dal campo". "Così come con Andrea, ho trascorso il mio tempo accanto a due persone che mi hanno dato tantissimo e spero di aver lasciato lo stesso a loro. Insieme abbiamo fatto qualcosa che rimane nella storia del calcio", ha aggiunto. "Gigi è il numero uno, anche nei momenti di serietà riesce sempre a farti ridere. Troppo bello vedere e sentire le parole di questi amici, di persone top che il calcio e la vita mi hanno dato - ha continuato Bonucci -. Abbiamo passato ore a parlare e a cercare sempre quel qualcosa in più, eravamo due matti". "Uno che all'età sua gioca ancora ad alti livelli significa che sei matto ed io ero sempre pronto insieme a lui - ha aggiunto -. Devo soltanto dire grazie alla Juve perché ho passato la maggior parte delle partite con Buffon alle spalle e non lo sognavo neanche da bambino". "Quando il prossimo anno smetterò di giocare credo che si chiuderà un'era di difesa e per me è motivo di orgoglio essere stato lì - ha proseguito Leo -. Spero che un giorno tanti giovani prenderanno come idoli noi 4 perché significherebbe dare tanto".

Alla Juve, del resto, Bonucci ha ricoperto anche il ruolo di capitano per tante gare. "'E' una grande responsabilità indossare la fascia da capitano della Juve. E' una società che ha più di 100 anni e tu devi difenderla - ha spiegato -. Lo avevo provato già nell'anno di Sarri in cui Giorgio è stato fuori per molto tempo e sapevo cosa significasse". "Capisci quanto pesa avere addosso questa maglia e questa fascia - ha aggiunto -. Un conto è essere protagonista e un conto essere capitani, ho avuto esempi come Giorgio, Gigi o Alex. Spero di essere un punto di riferimento per i tifosi".

"Vivere questa maglia è stato come vivere per 12 anni in un sogno e dentro di me c'è sempre quel bambino che è felice di scendere in campo perché era il suo sogno - ha continuato Bonucci -. Tutto quello che ho fatto l'ho fatto in difesa di questa maglia che per me è una seconda pelle, ho cercato di essere esempio e trascinatore di questi valori".

Compreso il ritorno a Torino dopo la parentesi al Milan. "Accettare di ritornare è stata una scelta fatta con il cuore, ma sapevo che andavo incontro a gente che non aveva compreso il motivo del mio addio nell'estate prima - ha raccontato Leo -. Dopo un primo momento di rabbia e delusione per quello che avevo vissuto quando la società aveva deciso di mettermi sul mercato perché alcune cose non erano andate come loro mi avevano detto, mi sono fatto scivolare tutto addosso". "Quell'anno lontano da casa è stato difficile e ho fatto di tutto per tornare alla Juve. E' stata una decisione di puro amore - ha concluso -. Per me la Juve è sempre stata tutto, rimanere contro la voglia di qualcuno non era una cosa corretta, non mi sentivo più importante come ero stato fino a poco tempo prima e li avvenne una separazione che nessuno dei due voleva ma che era necessaria per rinnamorarsi come prima".