"Mi ha trovato mia moglie Fulvia accasciato a terra, in fondo alle scale. Dice che ero in un lago di sangue, con la testa aperta e un occhio fuori dall'orbita. Sono vivo per miracolo, ma del mese in terapia intensiva non ricordo nulla". Alberto Zaccheroni racconta per la prima volta, in un'intervista al Corriere della Sera, del trauma cranico riportato nell'incidente in casa del 10 febbraio scorso. "Ho rischiato la vita, non giriamoci attorno. La botta è stata tremenda, il grande sollievo è non aver riportato danni cerebrali".
Di quel pomeriggio Zaccheroni sa so solo quello che gli ha raccontato sua moglie che era con lui in casa a Cesenatico. "Lei era al piano terra, io stavo verosimilmente scendendo le scale e sono scivolato. Sono ruzzolato per otto-dieci gradini. Lei è accorsa perché ha sentito le mie urla. Avevo battuto la testa, può immaginare il suo spavento", ha continuato Zaccheroni. È stato "necessario l'intervento per ridurre l'emorragia. Ho una grossa cicatrice sulla testa a ricordarmelo. Mi avevano intubato, avevo il sondino... Devo ringraziare i medici e tutto il personale dei due istituti che mi hanno seguito. Sono stati straordinari".
Il 1° aprile Zaccheroni ha compiuto 70 anni: "Sono consapevole di aver rischiato di non arrivarci vivo. Quel giorno non pensavo ai 70 anni, ero concentrato sul recupero. Voglio riprendere in mano la mia vita, devo riuscire a tornare in possesso della quotidianità. Se prima camminare era un hobby, adesso è una necessità".