Nei quasi 40 anni vissuti nello sport italiano, tra il Milan e il Monza, è impossibile selezionare passaggi che non siano significativi e, a loro modo, celebri. Certamente però, ciascuna parola di Silvio Berlusconi, un visionario del pallone e non solo, come tutti giustamente lo definiscono, ha avuto un peso specifico importante. Eurosport ha selezionato alcune delle sue frasi più significative, anno dopo anno. Eccole:
1986
"Ai tifosi del Milan chiedo di unire i loro cuori a quelli dei giocatori. E poi vorrei che non ci fossero fischi all'annuncio delle formazioni rivali, che San Siro ridiventi lo stadio della signorilità, della classe dello stile, del rispetto".
1987
"Van Basten? Venne in Italia, a casa mia, ma purtroppo io quel giorno non c'ero. Fu ricevuto da mio figlio Dudi, di 18 anni, che sa tutto di calcio e mi parlò in termini entusiastici di questo ragazzo. Firmammo un preliminare".
1988
"Tutte le cose di cui mi occupo sono profane; ma il Milan è sacro".
"Se credo che Agnelli si divertirebbe a essere il presidente di questo Milan? Credo che mi divertirei di più io a essere il presidente della Fiat".
1998
"Cara Santità (Giovanni Paolo II, ndr), mi lasci dire che lei assomiglia molto al mio Milan. Infatti lei, come noi, è spesso all'estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un'idea vincente. Che è l’idea di Dio".
2000
"Il signor Lizzola era un bravissimo sarto e aveva un motto a proposito della buona stoffa: attenzione a che sarto la dai....". (In riferimento all'allora tecnico del Milan Alberto Zaccheroni, ndr).
"Zidane era sempre libero di creare gioco, non si poteva non vederlo. Lo avrebbe visto anche un dilettante e noi avremmo vinto. D'altra parte l'intelligenza e l'arguzia o si hanno o non si hanno. Sono veramente indignato. Si doveva mettere uno come Gattuso su Zidane. Un giocatore di quel tipo, uno che non lo lasciasse libero di scorazzare a piacimento per tutta la partita. Sarebbe bastato questo per vincere". (La critica al ct Dino Zoff dopo la finale di Euro 2000 persa dall'Italia contro la Francia).
2001
"Helveg mi ha ricordato la favola del leone sordo: un uomo si mette a suonare il violino nella giungla, catturando l'attenzione di un leone, poi di un altro, fino a un centinaio di leoni affascinati. Dopo un po' arriva un altro leone, si avvicina all'uomo e lo divora".
2004
"Si parla del Milan di Sacchi, di Zaccheroni e di Ancelotti e non si parla mai del Milan di Berlusconi. Eppure sono io che da 18 anni faccio le formazioni, detto le regole e compero i giocatori. Sembra che io non esista".
"Manderò una lettera: da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con almeno due punte. Non è una richiesta, è un obbligo".
"Quando allenavo l'Edilnord, i miei ragazzi facevano 17 passaggi consecutivi".
2005
"Ho ordinato ai miei giocatori di scendere in campo per essere padroni del campo e del giuoco".
2006
"L'addio di Shevchenko? Non è stato voluto da noi né è stato causato dalla volontà del giocatore: lui ha dovuto subire i desideri della moglie. E si sa che spesso le mogli sono dei kapò a cui non si può dire di no".
"Le bandiere nel calcio non si vendono e non si comprano. Mi è stato ricordato che però ho comprato Nesta che era la bandiera della Lazio. Non ho mai fatto un’offerta per Nesta quando ero presidente del Milan, il mio pensiero era che la Lazio lo dovesse tenere stretto. Poi quando, per motivi economici, è stata costretta a metterlo sul mercato, di fronte alla possibilità molto concreta che il giocatore andasse alla Juventus, allora, e solo in quel caso, sono intervenuto, per non permettere che un mio diretto concorrente si rafforzasse".
2010
"Voi tifosi gioite e vi amareggiate, ma alla fine il grano lo metto sempre io".
"A Cesena il Milan ci ha dato dei dolori, ma non ha giocato male. Il problema è che spesso il Milan si imbatte in arbitri di sinistra".
"Vendere il Milan mi costerebbe in termini di popolarità. Non è una decisione facile. Vi ricordate quando ho venduto Kakà? Ci ho rimesso tre punti alle Europee".
"È la squadra che amo e perciò sono il primo tifoso. Però io quest’anno, nonostante i tanti infortuni, se avessi fatto l’allenatore avrei vinto lo scudetto con 5-6 punti di distacco". (Nell'anno con Leonardo in panchina, 2009-10, il Milan arrivò secondo alle spalle dell'Inter del Triplete).
2012
"Battere la Juventus con un rigore dubbio è ancora più bello".
"Nel calcio ci sono state tre squadre che hanno segnato la storia. Una è l'Ajax di Crujiff, una è il Milan degli olandesi e l'ultima è il Barcellona di Guardiola".
2013
"Il Milan la squadra più titolata del mondo, e io il presidente che ha vinto più trofei. Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno pure intitolato uno stadio".
"Pirlo è una ferita ancora aperta, nel mio cuore ed in quello di tutti i rossoneri. Nell'ultimo anno non era in sintonia con l'ambiente di Milanello e con l'allenatore: non era nostra volontà cederlo".
2015
"Abbiamo fra i nostri giovani un ragazzo straordinario che si chiama Locatelli e che spero possa essere un grande regista in futuro".
2023
"Per tutta la mia vita ho fatto sogni che a tutti sembravano irrealizzabili. Quando ho preso il Milan volevo che il Milan diventasse la squadra più forte del mondo e ci sono riuscito".
"Il più grande? Baresi, giocatore fantastico, uomo di un’onestà incredibile, amato e rispettato da tutti, anche dagli avversari".
"Maradona? Un rimpianto profondissimo, e non solo perché è stato il più grande giocatore della sua generazione. Era una persona fragile, forse la disciplina e l'attenzione ai singoli che c'erano nel mio Milan lo avrebbero aiutato a evitare alcuni errori. Però, parlando con lui, mi resi conto di una cosa: Maradona era Napoli, era il simbolo e la bandiera del più grande Napoli della storia, almeno fino a oggi. Le bandiere non si comprano e non si spostano. Sarebbe stato come prendere il cuore di un'intera città e trasferirlo a Milano. Sarebbe stato ingiusto, non si poteva fare".
"Quale giocatore porterei al Milan di oggi? Haaland o Mbappé. Sono il presente e il futuro del calcio".