A Napoli inizia l'era Rudi Garcia e il presidente Aurelio De Laurentiis sogna in grande: "Lo Scudetto spero sia un fatto iniziatico. Ci abbiamo provato negli anni passati e finalmente ce l'abbiamo fatta. Spero non sia un caso isolato ma l'inizio di un percorso. Speriamo di ripeterci. Voglio la finale di Champions, ci metterei la firma". Su Osimhen: "Deve rimanere. Poi se arriverà un'offerta importante per la salute del Napoli vedremo. Già prima della festa Scudetto, eravamo d'accordo sul prolungamento per altri due anni del contratto".
LA CONFERENZA DI DE LAURENTIIS
Il presidente che ha vinto lo Scudetto che obiettivo si è posto?
"Lo Scudetto spero sia un fatto iniziatico. Ci abbiamo provato negli anni passati e finalmente ce l'abbiamo fatta. Spero non sia un caso isolato ma l'inizio di un percorso. Speriamo di ripeterci".
Poi rivolto a Garcia: "Tu sei già arrivato in semifinale di Champions, mi basterebbe centrare la finale. Ci metterei la firma".
Perché Garcia?
"Non ho dato il via a un casting molto lungo, questo è quello che ho dato in pasto a voi che altrimenti mi trituravate per tutta la giornata. Io mi sono dedicato per tre settimane alla festa Scudetto. E' stato tutto un generoso dare alla città che meritava perché la festa con la Fiorentina non ci bastava. Il 5 ho cominciato a pensare a nuovo allenatore, per 11 giorni. Ho cominciato a vedere un po' la mappa di quella che avevo dato in pasto a voi e ho cominciato a selezionare chi giocava con successo il 4-3-3. Per me era fondamentale mantenere l'assetto dei giocatori che avevamo perché noi non abbiamo bisogno di cambiare la squadra. Ho visto che Rudi in Serie A è arrivato due volte secondo, un anno ha addirittura cominciato con 10 vittorie di fila. Mi sono detto che Rudi fa al caso nostro. Poi ho visto quanto bene ha fatto con il Lione e io sono molto attento alla Champions League. Tutte le coppe così come sono non vanno bene. La Champions è parterre che mi consente di rivalutare il brand Napoli nel mondo. Cerchiamo di cambiare questo calcio, ma non è facile perché bisogna cambiare il cervello di troppe persone".
Ha detto a Garcia che Osimhen rimane?
"Non l'ho detto a Garcia, l'ho detto da tempo: Osimhen deve rimanere. Poi se arriverà un'offerta importante per la salute del Napoli vedremo".
Dopo l'acquisto di Osimhen disse che sarebbe stato un Napoli Osimeniano. Con Garcia che Napoli sarà?
"Con Osimhen non mi sono sbagliato. Garcia l'ho scelto in undici giorni, ci siamo visti a cena, abbiamo fatto i contratti, che sono lunghi, glieli abbiamo fatti digerire. Da parte mia c'è tutto lo slancio per un nuovo inizio, ho grandissima fiducia. Bisogna stare calmi e lasciarlo lavorare senza mettere ansia e fretta. C'è una bellissima canzone che dice 'Sarà quel che sarà'".
Quale qualità l'ha convinta di Garcia?
"La sua spontaneità, la sua immediatezza. Sembrava che ci fossimo conosciuti da tempo, sembrava che ci fossimo già incontrati nel passato, con lui c'è stata una cordialissima e immediata intesa. Io sono nato il 24 maggio, lui era ancora sotto l'influenza del segno dei gemelli. Quindi come avrei potuto sbagliarmi?".
In 11 giorni ha scelto Garcia. Quanto l'hanno convinta la sua determinazione e voglia?
"Non ho trovato delle diffidenze, né ho visto dei dubbi. Il che mi ha reso in questa immediatezza felice per la scelta. Sembrava quasi che ci fossimo incontrati in maniera naturale".
Quali priorità ci sono sul mercato? Ritiene che la situazione Osimhen vada affrontata per quanto riguarda il discorso del rinnovo del contratto?
"Con Osimhen, già prima della festa Scudetto, eravamo d'accordo sul prolungamento per altri due anni del contratto. Per quanto riguarda gli altri giocatori è una cosa che dovremo studiare con Rudi. Ritengo che la preparazione nei ritiri sia fondamentale. Ho rifiutato il Gamper col Barcellona e di andare a Manchester per giocare con lo United. Ci stiamo muovendo per far venire a Castel di Sangro le squadre senza che dobbiamo muoverci noi. Durante quel periodo ci si deve impallare, si deve mettere molta benzina o nafta, affinché si possa durare il più a lungo possibile. Non bisogna avere una sfiammata nei primi dieci incontri, vogliamo durare tutto il campionato. Per noi è importantissimo allenarci come si deve durante i due ritiri. Ovviamente lavoreremo anche prima, con Rudi stiamo già lavorando. Stiamo ragionando su chi potrebbe partire. Il problema è che bisogna vedere le persone negli occhi. I contratti servono a poco, servono solo per le penali semmai. Ma se io dico 'Tu vuoi far parte della gloria del Napoli o pensi di andare su altre situazioni'. Dopo la vittoria dello Scudetto, devo ringraziare Spalletti per aver voluto un anno sabbatico. Perché? Perché dopo uno Scudetto la sazietà può giocarti un brutto scherzo. Invece con un allenatore nuovo, che sa toccare le corde del violino giusto, che non fa sedere nessuno dopo lo Scudetto, è più facile. Se i calciatori non s'impegnano il rating cala. Un nuovo allenatore non può che cercare di riportarli alla dura realtà del lavoro quotidiano, dell'impegno, del rispetto di una bandiera. Chi sono i nostri clienti? Per chi lavoriamo noi della SSC Napoli? Per i nostri tifosi. Per la nostra città".
Oltre alla logica dei numeri, quanto è cambiato De Laurentiis dal punto di vista della competitività?
"Intanto rispondo anch'io su Lobotka: ce l'abbiamo fino al 2028, per noi è un caposaldo. Poi non può giocare tutte le partite e tutti i minuti, come in ogni ruolo, quindi servono sostituzioni importanti. La mia competitività non è cambiata. In casa De Laurentiis la competitività è naturale, istintiva. A noi più le cose sono complicate più ci eccitano. Dopo lo Scudetto le cose si complicano, è normale. Dite che c'è l'Europa, ma non basta. Io dico che c'è da cambiare tanto in questo calcio. In tanti mi chiedono di fare un po' di politica, ma io rispondo di no perché a me piace il mondo dei contenuti e in politica non sei libero di combinare in maniera industriale, la politica purtroppo è il gioco del compromesso e io non sono l'uomo del compromesso".