L'intervista

Parla Arrigo Sacchi: intervista allo storico tecnico del Milan

L'ex allenatore ha commentato la situazione del calcio italiano ricordando anche i successi degli anni 80

Arrigo Sacchi a tutto campo: dal bilancio della stagione appena conclusa, passando per i necessari cambiamenti del calcio italiano fino ai ruggenti anni alla guida del primo Milan Berlusconiano, con la vittoria di due Coppe dei Campioni costruendo la squadra più forte di ogni epoca. 

Arrigo ti sei divertito quest’anno?

Non sempre, facciamo una gran fatica come paese.

Però quest’anno ci sono state squadre con bel gioco, come il Napoli di Spalletti: hai ripensato al tuo Milan vedendolo?

Sono due anni, l’anno prima il Milan e questa volta il Napoli, poi la Lazio arrivata seconda. Le idee hanno superato i soldi. Le squadre più ricche non hanno vinto i campionati. Con le idee si può vincere.

Ti è dispiaciuto vedere le tre italiane perdere le tre finali europee e quale ti è dispiaciuta di più?

Dobbiamo imparare a essere meno presuntuosi. Siamo arrivati in finale, bene, è già molto. Ora dobbiamo mettere più idee e gioco e far squadra. Ma farlo in Italia è improbabile, sarebbe la maggiore ricchezza per il paese. Ma purtroppo siamo un popolo individualista, furbetto, e così con la nostra furbizia abbiamo rastrellato qualcosa come 2780 miliardi di debito. Andiamo avanti, e anche il calcio prende molto della cultura e storia di un paese. E qui ci hanno insegnato che fare i furbi è una cosa bella, non è così.

Mi stai dicendo che il tuo Milan l’avrebbe vinta la finale contro il City di Guardiola? Con un po’ di coraggio in più si poteva vincere?

È già molto ciò che hanno fatto. Il City è arrivato con il fiato corto, dopo un anno in cui vinceva a sinistra e destra. Partiamo già con una inferiorità, quando giochi con 5 difensori e gli altri con 3 attaccanti hai dato due uomini agli altri.

È fresca la sconfitta della under 21, è un po’ un fallimento? Già avevamo accusato la nazionale maggiore dopo i Mondiali saltati, è stata una grossa delusione?

Il calcio italiano non ha mai dato uno stile, siamo troppo fantasiosi per dare uno stile pensiamo, oppure siamo troppo tattici, e non avendo dato uno stile diventa anche difficile per la nazionale perché prendi i ragazzi li tieni tu 4 5 6 10 giorni e devono imparare che cosa? Non impara nessuno in 10 giorni. Adesso qualche cosa si sta muovendo, per esempio le squadre piccole partecipano e mettono in difficoltà le grandi come non era mai successo. Hanno vinto due volte due squadre non favorite nel campionato italiano. Hanno vinto le idee sui soldi. la Lazio è arrivata seconda, e le squadre che avevano più campioni, più soldi spesi, sono la Juventus e il L'Inter e la Roma.

È stata una bella stagione però poi a fine stagione è arrivato anche un grande dolore, per te forse ancora di più: la scomparsa di Silvio Berlusconi. Che rapporto c'era negli ultimi anni con il presidente Berlusconi?

Non avevamo molto rapporto ultimamente perché lui ha avuto tanti problemi. Io sono molto riconoscente a lui, poi con me è stato bravo, bravissimo, e anche per il calcio lui ha dato molto, tanto che se andate a vedere mi pare che dal 89 fino al 99 le squadre italiane abbiamo vinto qualche cosa come 16 competizioni quando dal 99 al 2010 zero. Con me lui è stato bravissimo, aveva capito che potevo aiutarlo e lui ha aiutato molto me. Nessuno può avere una grande squadra se non hai un grande club alle spalle e lui aveva creato un grande club, e mi disse subito “dobbiamo diventare la più grande squadra del mondo”. Io dissi “Può essere frustrante anche limitativo” e mi disse “frustrante lo capisco, limitativo no”. Quando però Uefa, France Football e World Soccer hanno messo il Milan del 1989 come la più grande squadra della storia gli ho detto “Si ricorda che avevo detto limitativo? Avevo detto limitativo ma senza mai pensare che non avremmo potuto avere questi riconoscimenti. Io sono molto riconoscente a lei che ci ha permesso questo con la sua volontà, con i suoi investimenti anche.” Quella però non era una squadra che costasse moltissimo. Era una squadra che era una squadra, in un paese che non fa squadra. È questo il vero problema dell'Italia. È sempre uno per uno, ma solo uno potenziato 1 per 60 milioni quanto saremmo?

Cambio argomento: è giusto continuare con Mancini alla guida della nazionale nonostante i risultati che sono stati ottenuti negli ultimi anni?

È nella situazione più difficile Mancini, perché noi cerchiamo di risolvere i problemi attraverso l'acquisto di giocatori stranieri e quindi anche i settori giovanili italiani sono pieni di giocatori stranieri. poi bisogna didatticamente essere un po' più avanti. Siamo un popolo in un paese che fa fatica a rinnovarsi, non abbiamo il ritmo. Qui noi stiamo vivendo non una evoluzione ma una vera e propria rivoluzione. Qui se perdi un anno hai perso la conoscenza, lo vogliamo capire o no? Noi siamo retro purtroppo, amiamo il calcio ma non siamo sempre positivi, non aiutiamo.

Guardiola è il migliore allenatore del mondo al momento?

Pep è un grande allenatore ma ce ne sono tanti anche italiani. È la prima volta che ci sono 5-6 strateghi, ma non è solo nel calcio che ci sono pochi strateghi e molti tattici. Il tattico è quello che aspetta l’errore, il momento per spararti, lo stratega è quello che ha un grande progetto e sa come arrivarci. Per il bene che voglio al calcio mi auguro che l’Italia possa avere uno stile, ma fino a quando siamo un paese così disunito è difficile che possiamo avere successi.