Professionisti, fuoriclasse, ma prima di tutto uomini. Di questo troppo spesso ci si dimentica quando osserviamo, analizziamo, giudichiamo le vite di grandi campioni, uomini copertina come Angel Di Maria. Bravi, ricchi e famosi. Ma anche fragili. Umani, appunto. Succede così che le emozioni prendano il sopravvento, che i successi, per quanto grandi, compensino solo in parte fatiche emotive sottovalutate. O addirittura ignorate. La lacrime versate dall'attaccante argentino nel corso di una intervista rilasciata alla giornalista Sofi Martinez per il programma Una Llave a la eternidad, in onda su Television Publica, ne sono una riprova. Il Fideo dopo un anno alla Juve, un Mondiale vinto con l'Albiceleste e una seconda avventura al Benfica alle porte, si è commosso ricordando proprio le difficoltà emotive attraversate nel corso degli ultimi dodici mesi: "Molti dicevano che non meritavo di essere in Nazionale" ha raccontato. "Ho una famiglia, ho dei genitori anziani che soffrono, che vivono in Argentina e ascoltano tutto. Sapere che i tuoi cari stanno soffrendo per te ti uccide. Molte volte li ho visti tristi. Mia madre mi ha chiesto. "Perché continui a soffrire?’". Fortunatamente un giorno è cambiato tutto e sono riuscito a dargli la gioia più bella, cioè portare il nostro Paese sul tetto del mondo".
Una rivincita personale. Una vittoria per chi gli è sempre stato vicino. Quel giorno, il giorno della vittoria sulla Francia in Qatar, si è chiuso un cerchio e suturata una ferita aperta otto anni prima: "Ho scoperto solo nel discorso del c.t che sarei partito titolare. Sapevo che avrei segnato un gol, ma non sapevo quando. Non vedevo il mio nome sul lato destro del tabellone, poi all'improvviso compare a sinistra, non nel mio ruolo naturale. Non capivo, ma Scaloni mi ha detto che avrei giocato lì perché era il posto dove potevo fare più danni agli avversari". E così infatti è successo. Quella Coppa alzata al cielo è stata la ricompensa dopo la grandissima delusione per la finale persa in Brasile contro la Germania nel 2014: "Il momento più brutto che ho vissuto da calciatore".