Ha giocato dieci minuti più recupero, troppo poco per capire se è ancora un giocatore di livello. Ma Alexandre Pato alla fine era felice come un bambino, come se avesse segnato una tripletta. È tornato in campo dopo un anno con la maglia del San Paolo sul campo del Bragantino. L’allenatore Dorival Junior l’ha inserito al posto di tale David in una partita di campionato. È finita 0-0, ma è stata festa lo stesso.
Il tempo – così come la sua carriera – sembrava essersi fermato quel 14 agosto del 2022, quando il suo ginocchio destro fece crac durante il primo tempo della partita di MLS disputata dalla sua squadra, Orlando City, sul campo dei New York Red Bulls. Il 9 settembre l’intervento, a novembre la scadenza del contratto e l’addio al campionato americano con un bilancio di 22 presenze, 3 gol e 5 assist. Solo l’ultimo di una lunga serie di interventi, che sembravano in grado di pregiudicare definitivamente le sue ambizioni.
A 34 anni ancora da compiere (il 2 settembre), Pato però si sentiva ancora troppo giovane per arrendersi definitivamente. Ha lavorato per mesi da solo, cercando di irrobustire la muscolatura della gamba destra. Ha sudato e lottato, con qualche momento di sconforto. Poi nella scorsa primavera è andato a bussare alla porta del San Paolo, club con il quale aveva già giocato dal febbraio 2014 al dicembre 2015 poi di nuovo dal marzo 2019 all’agosto 2020, dopo il ritorno dalla Cina. Inizialmente la richiesta era quella di un aiuto per la rieducazione, ma il 26 maggio gli è stato proposto un contratto che l’ex attaccante rossonero ha firmato immediatamente, valido fino alla fine del 2023. “Dio è stato buono con me, mi ha dato questa possibilità. Mi sento come quando avevo diciotto anni, pronto a dare tutto”.
Era fine maggio. Da allora è stato un continuo, costante lavoro di recupero. Durissimo. Pato a distanza di tre anni scarsi ha trovato un San Paolo completamente rivoluzionato nella sua organizzazione. “Sono cambiati i fisioterapisti, sono cambiati i medici, è cambiata anche la cura dell’alimentazione dei giocatori. Adesso ci si sente davvero al centro di tutto”. Se non fosse così, sarebbe stato impensabile il ritorno in campo di un ultratrentenne martoriato dagli infortuni. Invece ogni giorno era un giorno di duro lavoro. “Dicevo a mia moglie che sarei tornato a casa soltanto dopo una sua telefonata, perché al campo di allenamento mi sentivo proprio bene, come se fossi in famiglia”.
Doveva arrivare il giorno giusto. Lo staff tecnico lo teneva sotto controllo tutti i giorni, monitorando i progressi lenti ma costanti. La scorsa settimana l’allenatore Dorival Junior gli ha detto: “Tieniti pronto, domenica tocca a te”. E “quella” domenica è arrivata. D’accordo, non era una partita di quelle indimenticabili. Il San Paolo ha giocato imbottito di riserve perché giovedì 13 luglio è fissato il quarto di finale di ritorno della Copa Brasil contro il Palmeiras, gara che può dare una svolta alla partita. Ma chissenefrega, quei dieci minuti giocati a Bragança Paulista con un inedito numero 12 sulla schiena sono stati per Pato come la mattina di Natale per i bambini. “Mamma mia come ero ansioso quando Dorival Junior mi ha detto di entrare. Tornare in campo dopo tutto quel tempo fuori è stato sensazionale. Devo ringraziare i miei compagni, il team dei fisioterapisti, tutti quelli che mi hanno dato una mano. Ho pianto tanto in questo periodo, ma oggi è arrivato il giorno di sorridere”. Era il primo passo. Adesso manca una maglia da titolare, poi mancherà un gol. Ma l’importante era esserci, smettere di piangere e tornare a sorridere.