Valida come terza delle sei tappe della "regular" season di Golden Trail World Series, il circuito iridato "powered by Salomon", la venticinquesima edizione di Dolomyths Run Skyrace di Canazei (Val di Fassa) ha offerto un intero weekend di grande spettacolo sportivo (e non solo) che ha avuto il suo clou nella Skyrace da ventidue chilometri andata in scena nella mattinata di sabato 15 luglio. Al via un migliaio di skyrunners da ventisei nazioni dell'Europa e dell'intero pianeta: una ventina gli atleti élite, a caccia dei punti per la classifica generale che tornerà in Italia per la Grand Final di Golfo dell'Isola Trail Race della seconda metà di ottobre in Liguria. A salire sul gradino più alto del podio è stato il velocissimo (e puntualissimo, al traguardo!) "Switzerland Express" formato da Elhousine Elazzaoui e Judith Wyder. Prima vittoria per il fortissimo atleta marocchino residente in Svizzera, addirittura terzo sigillo "fassano" e dolomitico per la campionessa elvetica si era già imposta nel 2019 e due anni fa), tra l'altro detentrice del record femminile.
La missione Dolomyths venti-ventitré prevedeva il classico anello con partenza e arrivo nella centralissima Piazza Marconi di Canazei da ventidue chilometri e 1900 metri di dislivello positivo: i primi dieci di sola salita, con GPM-gara ai 3152 metri della vetta del Piz Boè, raggiunta "smarcando" prima i passaggi chiave di Passo e (soprattutto!) Forcella Pordoi, gli "ultimi" dodici tutti di discesa. A tratti estremamente impegnativa, come giusto che sia per la tappa dal più alto contenuto tecnico del circuito GTWS, tracciata lungo la maestosa Val Lasties e spezzata da un pianoro... che non ammetteva però distrazioni di sorta!
Nordafricano di nascita ma residente a Bedano (nel Canton Ticino), Elazzaoui ha completato - con la perla più preziosa - una collezione di passaggi sul podio di Canazei che era già forte di un terzo posto nel 2019 di un secondo nel 2021. Mancava insomma solo l'ultimo passo ed Elhousine lo ha mosso quest'anno, vincendo la resistenza del fuoriclasse norvegese Stian Angermund (suo compagno di fuga nella prima metà della gara). Portacolori di Pini Mountain Racing, Elazzaoui ha fatto ritorno in solitaria sul red carpet di Canazei due ore, quattro minuti e 39 secondi dopo il via, dovendo quindi rimandare come minimo al prossimo anno la caccia al record decennale (e al muro delle due ore), fissato appunto nel 2013 da... un certo Kilian Jornet, capace di chiudere l'anello del tracciato classico nel tempo-monstre di due ore... e undici secondi!
Quanto a Wyder, la toprunner bernese (già campionessa mondiale di corsa orientamento proprio in Trentino) ha allungato il passo nei confronti della sua pur qualificatissima concorrenza fin dalle prime rampe lungo la pista "Del Bosco", puntellando il suo vantaggio nella parte alta dell'itinerario e rientrando alla base in due ore, 24 minuti e altrettanti secondi: vale a dire cinque minuti e 38 secondi sopra (anzi, sotto) l'asticella da lei stessa fissata quattro anni fa.
Tornando alla gara maschile, il bottino Dolomyths permette ad Elazzaoui di scalare il ranking GTWS fino alla terza posizione con 388 punti, alle spalle del leader Manuel Merillas (Team LAND/SCARPA/OQUENDO, 516 punti) e del polacco Bart Przedwojewski (Team Salomon), quest'ultimo arrivato a Canazei... con una ventina di giorni d'anticipo sui diretti rivali per preparare al meglio l'appuntamento. E se in Svizzera (e nel Canton Ticino) Elazzaoui per comodità e anche per amore risiede, dello stesso cantone elvetico di lingua italiana è originario un altro atleta rossocrociato, Roberto Delorenzi (Brooks Trail Runners) che al vincitore ha poco o nulla da invidiare: fondamentalmente... cinquantaquattro secondi, quelli che lo hanno diviso da Elhousine sul traguardo di Canazei.
Campione del mondo in carica di skyrunning (specialità proprio la SkyRace), Roberto è al suo primo passaggio sul podio Dolomyths il cui rimanente gradino per l'edizione del venticinquennale è stato occupato dal francese Frédéric Tranchand (Team Scott), staccato di sei soli secondi da Delorenzi e quindi un minuto esatto dal vincitore. Appena giù dal podio stesso Stian Angermund che - dopo una prima parte di gara al comando e in bagarre con Elazzaoui - ha perso smalto in discesa, tagliando il traguardo in quarta posizione, a un minuto e 25 secondi dalla vetta della classfica. A chiudere la top ten il primo degli italiani nell'ordine d'arrivo: stiamo parlando di Daniel Pattis (Brooks Trail Runners come Delorenzi), emergente top runner local: è infatti originario di Tires, a metà strada tra Bolzano e Canazei.
Anche tra le donne, il miglior piazzamento dei "nostri" è il margine basso della top five: quinto posto per la valtellinese (di Morbegno) Alice Gaggi, lei pure portacolori della corazzata Brooks Trailrunners, atleta di grande esperienza ma al suo esordio alla Dolomyths, al traguardo con un ritardo di tredici minuti e 27 secondi dalla vincitrice Wyder. Alice ha preceduto la fortissima discesista francese Élise Poncet. Davanti a lei invece (quarta) la giovanissima spagnola Malen Osa Ansa (sette e 31 dalla vetta). Terzo gradino del podio per la messicana Karina Carsolio (quattro e 24), mentre il secondo posto a due minuti e 31 secondi da Wyder permette alla statunitense Sophia Laukli (vincitrice a fine giugno della Marathon du Mont-Blanc di Chamonix, seconda tappa GTWS) di avvicinarsi alla testa della classifica generale femminile: 388 punti contro i 440 della neozelandese (e compagna di squadra nel Team Salomon) Caitlin Fielder.
LA CRONACA DELLA GARA
Dopo la partenza dai 1450 metri di quota di Canazei e un breve tratto tra le case alte del paese la Dolomyths delle cosiddette nozze d'argento è entrata subito sulle ripide rampe erbose della pista “Del Bosco”. Ad accendere la miccia Elhousine Elazzaoui che ha dato subito una forte accelerata alle operazioni, facendo selezione tra i pretendenti alla vittoria e ai tre gradini del podio, imitato tra le donne da Judith Wyder che ha addirittura tagliato fuori tutte le rivali dalla missione vittoria prima ancora di superare la quota della foresta.
Dopo il passaggio in località Lupo Bianco, Elazzaoui e Angermund hanno allungato sulla concorrenza, alternandosi al comando e smarcando insieme il successivo"snodo" di Passo Pordoi (2239 metri di quota) e quelli ben più impegnativi di Forcella Pordoi (quota 2829) e Piz Boè (3152). Alle loro spalle, al termine delle interminabili e ipnotiche inversioni della Forcella, De Lorenzi è transitato dopo 38 secondi, seguito dal francese Tranchand a 59 secondi e a un minuto e 41 secondi da un 'altra coppia: quella formata dall’azzurro Pattis e dalal polacco Przedwojewski.
In vetta al Piz Boè (termine della salita), Angermund è sfilato per per primo dopo un'ora, 18 minuti e 23 secondi, con un paio di secondi di vantaggio sul rivale marocchino, quindi a 33 secondi Delorenzi, a 38 il francese Frederic Tranchand e a 51 Pattis. Appena iniziata la discesa Elhousine Elazzaoui ha sfoderato l’attacco decisivo: si è lanciato a "tutta" sui sentieri dolomitici e Angermund (pur essendo uno specialisti "downhill") non è riuscito a replicare.Per il marocchino da lì in avanti stata una marcia trionfale (ma tutt'altro che banale) di undici chilometri verso il traguardo. Molto più dinamica e movimentata la gara alle sue spalle. Al rifugio Boè (fine della discesa dalla piramide dell'omonimo Piz), Angermund era transitato con un gap di 22 secondi dal leader. Dietro di lui (a soli 29 secondi) si è formato un terzetto con Delorenzi, Pattis e Tranchand. Il norvegese non aveva il piglio di altre occasioni e in Val Lasties è stato raggiunto dai tre. I componenti del gruppetto si sono alternati al comando fino all’ultimo e velocissimo tratto della discesa su Canazei dove si sono delineate le posizioni di rincalzo: dal secondo al quinto posto nell'ordine Delorenzi, Tranchand, Angermund e Pattis. Solo sesto il leader del circuito Manuel Merillas, seguito dal premanese Mattia Gianola (Dinamo Team), con Mattia Bertoncini nono. Ottima prova del fiemmese di Tesero Stefano Gardener, primo fra gli atleti trentini in gara.
Senza scossoni la sfida femminile: Judith Wyder sempre al comando, semplicemente inarrivabile. A Forcella Pordoi la fuoriclasse elvetica incrociava con un vantaggio di un minuto e 19 secondi su Laukli e di uno e 40” su Carsolio. Distacchi praticamente invariate tra le prime tre anche in vetta al Piz Boè, dove però in pratica le due inseguitrici hanno dovuto prendere coscienza... in via definitiva dell'inattaccabilità della Wyder.
LE DICHIARAZIONI
“Dopo diversi tentativi sono finalmente riuscito a salire sul gradino più alto del podio di questa magnifica gara ed è una grande soddisfazione. Erano due mesi che mi preparavo per questa sfida, anche provando parti del percorso e stavolta ogni tassello è andato al proprio posto. In Val Lasties ho rotto gli indugi e ho guadagnato un vantaggio decisivo per giungere a braccia alzate al traguardo, accolto da un pubblico bellissimo, che anche lungo il percorso ci ha sempre sostenuto. Mi piace tutto di questa gara: è speciale. Proverò a battere il record l'anno prossimo: difficile, ma non impossibile. (Elhousine Elazzoui)
“Alla prima partecipazione, due anni fa, mi sono classificato undicesimo, l’anno scorso quinto e ora addirittura secondo, una posizione incredibile. Ero consapevole di essere in forma, ma dopo aver visto il lotto dei partenti mi ero posto una piazza nella top ten come obiettivo massimo, invece è andata così. La miglior gara della mia vita! In salita ho tenuto il ritmo dei battistrada, senza perderli mai di vista, usando anche i bastoncini fra Passo e Forcella Pordoi, poi la grande bagarre si è scatenata in discesa, dato che Angermund ha perso contatto con Elhousine e lo abbiamo riassorbito nel gruppo degli inseguitori, nel quale ho avuto la meglio buttandomi giù a capofitto”. (Roberto Delorenzi)
“Un posto sul podio è un grande risultato, perché era un paio di anni che non prendevo parte ad una gara di Golden Trail Series e che non mi mettevo alla prova accanto a questi campioni. Per conquistare il podio ho dovuto prendermi dei rischi lungo la discesa, ma solo dopo essermi lasciato alle spalle la parte con i sassi più grandi e insidiosi”. (Frédéric Tranchand)
“Conquistare un posto fra i primi dieci in una gara delle Golden Trail Series è la realizzazione di un sogno per me. È la prima volta. Ho scollinato al Piz Boè al quinto posto e poi sono riuscito a difenderlo nella parte in discesa, molto tecnica, perché sulle rocce dolomitiche bisogna saper correre. Io comunque qui mi sento a casa e l’anno prossimo sarò di sicuro al via per cercare di migliorarmi ancora, perché le sensazioni che ti offre questo percorso ti rimangono in testa e nel cuore”. (Daniel Pattis)
"Ciascuna delle mie tre vittorie ha avuto la propria storia: la prima l’ho conquistato un po’ a sorpresa, da novellina, la secondo al rientro dopo un grave infortunio e maternità e la terza, questa, con maturità. Erano due anni che mancavo da Golden Trail Series. Sono davvero soddisfatta della mia performance e lo stesso il mio allenatore. Per quanto riguarda il tempo, quello che ho segnato oggi mi soddisfa, anche perché in un paio di occasioni mi sono persa le bandierine di segnalazione, mi sono dovuta fermare e tornare indietro. Poche gare come questa hanno salite e discese così ripida e discese così tecniche. Bisogna spingere tutto il tempo: se smetti di spingere, automaticamente hai perso. Non so se tornerò ma nel caso proverò a battere il mo record, ma la vedo dura". (Judith Wyder)
“Io e Judith siamo state insieme per i primi cinque minuti ma poi ho capito che avrebbe fatto gara a sé e quindi ho pensato solo a tenere il mio ritmo. In seguito quando ho provato ad accelerare lei ha risposto subito per le rime, quindi mi tengo stretta questo bellissimo secondo posto, anche perché è stata la mia prima volta in questa gara e quindi non la conoscevo molto bene. Mi è piaciuta moltissimo la parte in discesa, in particolare. Se voglio battere Judith dovrò tornare ancora più preparata”. (Sophia Laukli)
“Ho lottato duramente per il secondo posto con Sophia per tutta la gara e siamo rimaste vicine buona parte della discesa, ma purtroppo alla fine non ne avevo più e ho dovuto desistere. Comunque è sempre un piacere correre qui, il paese è molto bello, la gente calorosa e le montagne magiche". (Karina Carsolio).
Prima della partenza ero intimorita da questo percorso molto tecnico, perché non è il mio forte, ma poi, man mano che entravo nel vivo della gara, l’adrenalina mi ha caricato e mi ha dato la spinta. In salita sono andata in progressione, mentre in discesa ho pensato a difendermi: Elise Poncet mi ha superato nella parte in cui c’erano i sassi, ma in quella più corribile l’ho riagganciata e superata. Ora che conosco il percorso mi piacerebbe riprovarci, questo ambiente naturale stupendo lo merita, così come il calore del pubblico”. (Alice Gaggi)
"Siamo contentissimi per il riscontro che abbiamo avuto sia dagli atleti italiani che da quelli stranieri. Il nostro lavoro diventa sempre più impegnativo, mano a mano che si alza il livello di una manifestazione che al di là dei suoi venticinque anni conserva un grande appeal sugli atleti. Il nostro obiettivo è quello di far prosperare l'evento ma è sempre stato quello di fare conoscere queste montagne e il nostro territorio. Il successo della manifestazione e i suoi numeri ripagano le fatiche del lavoro del nostro comitato organizzatore: siamo in sei a lavorarci tutto l'anno ma nei giorni precedenti e seguenti la gara ci danno una mano più di duecento persone che - a seconda dei compiti loro assegnati - rispondono a noi sei per i controlli lungo il percorso, l'ufficio gara, l'allestimento delle varie strutture e così via, dedicandoci tempo prezioso nonostante luglio qui a Canazei sia 'stagione' e molti volontari hanno le loro attività di cui occuparsi. Senza di loro sarebbe impossibile garantire assistenza lungo il percorso e qualità ai ristori. Sono sempre in tanti, possiamo solo ringraziarli". (Diego Salvador - organizzatore)
Attestati di riconoscenza e applausi scroscianti per l'intero staff di Dolomyths Skyrace sono piovuti anche in occasione della grande festa finale. Terminate le premiazioni, è stata annunciata la grande novità della prossima edizione: una skymarathon che (anche se i dettagli devono ancora essere precisati) si sviluppa in un triplice loop che - dopo il primo anello in direzione est - riprende nella sua fase centrale la parte alta dell'attuale skyrace, per poi affrontare il terzo anello verso ovest, in direzione del gruppo del Sassolungo.