MERCATO

Ecco chi è Musah, il giovane jolly americano pronto a firmare per il Milan

Ha giocato nelle giovanili del Giorgione, poi nell'Arsenal: "Un giocatore duttile che sa fare tutti i ruoli del centrocampo"

di

Poteva giocare per la Nazionale italiana, ma poi la Federazione degli Stati Uniti ha creduto in lui e gli ha dato una maglia. È stato il più giovane a giocare con gli Usa in una fase finale del Mondiale, in Qatar, a 19 anni e 358 giorni. Un atleta vero, come quasi tutti i calciatori a stelle e strisce, un professionista che non vede l’ora di misurarsi nel campionato italiano dove sono già arrivati Weah e Pulisic.
 

Sarebbe troppo facile se il suo percorso di vita fosse quello classico: ragazzo povero, provino strabiliante, prestazioni in costante crescita, fino al primo contratto importante eccetera eccetera. Per Yunus Dimoara Musah è tutto un po’ più complicato, la strada si è sviluppata tra curve, salite e discese e l’approdo quasi certo al Milan potrebbe finalmente regalargli un lungo rettilineo sul quale accelerare fino alle massime velocità.

È nato a New York proprio mentre la mamma (ghanese, come il papà) era in vacanza, il 29 novembre 2002. Da bambino si è trasferito con la famiglia in Italia, a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Le prime esperienze su un campo di calcio sono state proprio lì, con la maglia delle giovanili del Giorgione. All’età di dodici anni si trasferì a Londra. Proprio lì venne preso in consegna da un procuratore italiano, Giacomo Guidolin (figlio dell’allenatore del Vicenza dei miracoli), che aveva ricevuto la segnalazione dal fratello Riccardo, allenatore delle giovanili del Giorgione. In realtà Musah stava giocando al parco con gli amici a Londra quando venne notato da osservatori del Chelsea e dell’Arsenal. Venne convocato da entrambi i club, ma i genitori scelsero l’Arsenal perché abitavano nella zona di East London ed era molto più comodo raggiungere Hale End, il centro di allenamento dei giovani Gunners. Però già nel Giorgione aveva le stimmate del fenomeno, come ha raccontato al giornale valenciano Superdeporte l’allora presidente del Giorgione, Antonello Orfeo: “Si vedeva lontano un chilometro che aveva qualcosa in più. Doveva giocare con i ragazzi più grandi di almeno un anno perché i coetanei non lo tenevano. Peccato che si sia dovuto trasferire a Londra per esigenze familiari”.

A questo punto, Yunus era lanciato verso il calcio professionistico. E venne chiamato anche dalla Nazionale inglese Under 15. Ovviamente non si trattava di una scelta vincolante. Nello stesso periodo, venne sondato dalle federazioni di Italia, Ghana e Stati Uniti. In seguito, al momento di scegliere la sua nazionale definitiva, ha deciso per gli Stati Uniti per il progetto che gli è stato proposto dal CT americano Gregg Berhalter e che l’ha portato a esordire diciassettenne con la nazionale maggiore e poi a giocare (benino) l’ultimo Mondiale.

A sedici anni, altra svolta fondamentale. Fu proprio Giacomo Guidolin a proporgli il trasferimento al Valencia, spalleggiato da Abdul, il fratello di Yunus. I genitori avrebbero preferito tenerlo in Inghilterra, ma si dovettero arrendere di fronte alla volontà del ragazzo, che rifiutò il rinnovo del contratto con l’Arsenal e prese un aereo per Valencia. Era l’estate del 2019. Ecco il primo contratto triennale da professionista vero, ma ecco anche l’immediato inserimento – a sorpresa – nella lista di iscritti alla Champions League, con il numero 30. Erano bastati pochi sguardi all’allenatore Marcelino per capire di avere a che fare con un giocatore di alto livello, probabilmente il classico predestinato.

L’esordio con il Valencia però avvenne con la maglia della squadra B contro il La Nucia, agli ordini dell’allenatore Chema Sanz. Poi l’inclusione nella squadra della Youth League, ma niente esordio nella Liga. All’inizio della stagione seguente, però, l’allenatore Javi Gracia lo inserì nella rosa della prima squadra, facendolo debuttare il 1° settembre 2020 nel derby contro il Levante. Da lì in poi è stato un susseguirsi di traguardi superati: quasi 100 partite giocate nella Liga e quasi sempre da titolare.

Raccontato il percorso di vita e di calcio, resta da capire bene che tipo di giocatore è Yunus Musah e per avere qualche illuminazione ci siamo rivolti a un collega che l’ha visto esordire e l’ha seguito passo dopo passo in tutta la sua carriera spagnola, Salva Folgado di 99.9 Plaza Radio, emittente valenciana a forte connotazione sportiva: “Quando ha scelto di giocare con gli Stati Uniti, è stato impostato dal suo CT Berhalter come mezzala in un 4-3-3, mentre nel Valencia, all’inizio, è stato impiegato soprattutto come centrocampista esterno nel 4-4-2. Poi a Valencia si sono susseguiti diversi allenatori e l’hanno spostato in diverse posizioni. Ha giocato da centrale nel 4-4-2 ma anche come centrale nel 4-3-3 per poi tornare sulla fascia destra. Molto bravo nell’attaccare lo spazio, se si può trovargli un difetto, ha qualche difficoltà nel prendere le decisioni giuste sulle giocate, limite che lo penalizza un po’ nell’uno contro uno. Però bisogna sempre ricordarsi che è un ragazzo e che può migliorare molto. Ha iniziato bene la scorsa stagione, il Valencia sperava di farci parecchi soldi, dopo il Mondiale invece è un po’ calato”.

Si tratta quindi di un jolly di centrocampo, di un giocatore duttile capace di giocare in vari ruoli. Può essere lui il terzo nuovo statunitense ad arrivare in Serie A con la maglia del Milan, che lo sta seguendo da tempo e che adesso è arrivato alla stretta finale.

Leggi anche

Milan sempre più 'made in USA': Musah ha detto sì, pronta la nuova offerta

Notizie del Giorno

CONFINDUSTRIA CATANZARO FINANZIA RESTYLING STADIO "CERAVOLO"

NAPOLI, PROBLEMA ALLA CAVIGLIA PER MCTOMINAY

U.21: C'È ITALIA-UCRAINA, NUNZIATA RILANCIA PAFUNDI

LAZIO IN ANSIA PER NUNO TAVARES

MILAN, MORATA RECUPERATO: TITOLARE CON LA SPAGNA