È un Mondiale senza spunti e senza acuti - per la Ferrari - quello che si avvicina alla pausa estiva: un mese intero di stop tra il GP del Belgio del prossimo fine settimana e quello d'Olanda dell'ultimo weekend di agosto. Un lungo pit stop che - dalle parti di Maranello - servirà per raccogliere le idee per una seconda metà di campionato che deve obbligatoriamente guardare al 2024. Serve una vera e propria scossa motivazionale ma - ed è questo il difficile - occorre anche dare segnali di vitalità, in particolare in occasione del Gran Premio d'Italia del primo weekend di settembre. Monza chiama: chiama sempre, anche negli anni più bui o semplicemente mediocri, proprio come questo.
Sulla rotta tra Budapest e le Ardenne intanto - tutta l'Europa centrale da attraversare - c'è il tempo per un debriefing ungherese e per tirare le somme di una prova deludente e priva di acuti. Il problema è proprio questo: mentre Mercedes, Aston Martin e McLaren segnalano vitalità e un certo dinamismo (non necessariamente nel verso giusto, vedi Aston Martin), la Scuderia vive una stagione all'insegna della continuità, ma al ribasso. I difetti di... gioventù della SF-23 non sono stati risolti e impediscono a Charles Leclerc e a Carlos Sainz di puntare in alto. Al di là degli episodi (il doppio inconveniente di Leclec nelle sue due soste), da questo punto di vista il GP d'Ungheria è stato emblematico.
Pochissime, per non dire trascurabili, le responsabilità dei piloti. Al di là dei singoli episodi, s'intende. La "pistola fumante" (a proposito di Budapest) è nelle mani di Frederic Vasseur, ma il Team Principal e Generale Manager entrato in carica il 9 gennaio scorso (a cose fatte, per quanto riguarda questo Mondiale) ha un ottimo alibi e al tempo stesso la responsabilità di imprimere una svolta: quella che fin qui - risultati alla mano - è mancata. Non si parla appunto di dare del filo da torcere ma giocarsela con Mercedes e soprattutto Aston Martin e McLaren è una missione obbligata, intanto.
Il bivio rischioso è sempre lo stesso: provare a salvare una stagione comunque in rosso oppure abbandonarla del tutto, scontentando la piazza e puntando su una riscossa 2024 e oltre comunque parecchio ipotetica, visto che il ciclo Verstappen-Red Bull non sembra conoscere incrinature di sorta. Scelte che toccano al ponte di comando di Maranello, che deve oltretutto tenere in conto le ambizioni dei suoi due attuali piloti e in particolare di Leclerc.