L’arco di legno sull’ampia sella di Passo Campagneda denuncia tutti suoi anni e soprattutto i segni dell’alternarsi delle stagioni in alta quota ma soprattutto da molti anni (un intero decennio) attende il passaggio degli skyrunners. Non più i pionieri di dieci anni fa appunto ma gli atleti evoluti e superattrezzati di oggi: quelli ormai pronti a gettarsi nell’edizione revocativa della Skyrace transfrontaliera Valmalenco-Valposchiavo, in programma domenica 20 agosto, che collega la partenza da Lanzada (982 metri di quota, sul versante italiano) con la Plaza da Cumün (la Piazza Comunale) di Poschiavo a 1014 metri slm (versante elvetico), scollinando appunto - e sconfinando - ai 2636 metri del GPM di Passo Campagneda, con il suo arco ligneo… in paziente attesa.
Interrogato per anni sulla sua presenza lassù da migliaia di escursionisti, il simulacro sta per trasformarsi di nuovo in arco di trionfo o di… forca caudina per gli emuli (fantasticando magari con l’autostima, la loro), di Kilian Jornet e Ricardo Mejia, Dennis Brunod e Marco De Gasperi, Emanuela Brizio e Angela Mudge. Aspettando di ripercorrerne le tracce lungo i trentuno chilometri dell’itinerario (per 1800 metri di dislivello positivo/negativo), proponiamo agli iscritti alla Skyrace rievocativa di entrare in clima-gara con i ricordi, le testimonianze e i consigli di alcuni del grandi protagonisti della gara originale, che abbiano raccolto nelle ultime settimane. Ad iniziare da Sua Maestà King Kilian, interpellato sul tema a margine di un’intervista esclusiva da noi di Sportmediaset realizzata con i “buoni uffici” di Nnormal e Vibram e di prossima pubblicazione.
KILIAN JORNET
La Valmalenco-Valposchiavo è stata una delle skyraces più importanti della storia a livello internazionale. Quando ho iniziato a correre in montagna ricordo di aver sentito parlare delle vittorie di Ricardo Mejia e Dennis Brunod. Credo di averla corsa per la prima volta nel 2007: vinse Marco De Gasperi e io mi piazzai sesto o settimo dopo una bella sfida proprio con Dennis. E poi si svolge in una zona bellissima della Valtellina, che è a sua volta une delle “culle” per lo sport in natura e in montagna in particolare. Mi era dispiaciuto molto che non venisse più organizzata, quindi è bello sapere che in qualche modo la sua storia riprenda… a correre sui sentieri! Rifarla un giorno? Perché no! Inoltre, come accade in questa gara, a me piace molto quando partenza e arrivo si trovano in due posti diversi. Perché poi alla fine correre è una forma di viaggio: la più semplice e la più bella.
Appena citato da Kilian, tocca ora a Marco De Gasperi, la cui “toccata e fuga” di sedici anni fa alla Skyrace si era svolta all’insegna della modalità (in parte inattesa) di “minima spesa, massima resa” o giù di lì: esordio, vittoria e record del percorso integrale, che avrebbe resistito a qualsiasi attacco nelle restanti sei edizioni della prova, rimanendo cristallizzato nel tempo, fino ad oggi. Ecco il suo ricordo, molto articolato e che amplieremo molto a breve con la sua intervista integrale.
MARCO DE GASPERI
L’ho corsa una sola volta, nel 2007: in quel momento era la mia prima gara lunga. Fino ad allora mi ero concentrato sulla corsa in montagna classica: gare di dodici, al massimo quindici chilometri. Quell’anno però ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per allungare le distanze. Avevo trent’anni, mi sembrava l’occasione buona per orientare diversamente la seconda parte della mia carriera. La disciplina mi piaceva molto e stava evolvendo nel senso dell’agonismo. Mi ero allenato poco (solo un lungo di tre ore) e mi sono avvicinato alla Skyrace con un po’ di paura. All’epoca trentuno chilometri e due ore e mezzo di gara erano già una cosa… da pazzi, senza arrivare al Kima che a quei tempi era ritenuta una cosa fuori dal mondo. Poi le cose sono cambiate, con l’avvento di Kilian e lo sdoganamento dello skyrunning su distanze più lunghe. La gara all’epoca assegnava il titolo europeo. La ricordo con tanto affetto, anche perché erano venuti a seguirmi tanti amici (non abito lontano) ed anche i miei genitori. Una bella esperienza ma estemporanea e di fatto isolata perché poi per qualche altro anno non ho più fatto gare di quel tipo (giusto qualche skyrace da una ventina di chilometri), tornando a puntare ancora su corsa in montagna e towerrunning fino al 2010, quando ho corso il mio primo Giir di Mont.
La Skyrace ha poi preso un’alternanza di fortune e un po' di alti e bassi: a volte per via delle condizioni meteo avverse che - dopo il bel tempo del “mio” 2007 - hanno costretto i responsabili di allora a ripiegare sul percorso di emergenza, ma poi credo anche per le inevitabili diversità di vedute e di pensiero dei comitati organizzatori di due valli e due nazioni diverse. La Skyrace rimane però nella memoria di chi l’ha fatta e ha potuto vivere uno degli eventi senza timore di smentita meglio organizzati di tutte le Alpi. La mente di Nicolao Lanfranchi aveva fatto la differenza: lui conosceva personalmente i migliori atleti al mondo. Era riuscito ad avvicinarli con la passione ed a portarli al via con grandi sforzi economici. Non solo: Nicolao era molto bravo ad aprire a nuovi orizzonti ed a Paesi come Venezuela o Colombia, Messico. Lui ospitava tutti e riusciva a convincerli a promuovere la gara, tanto è vero che la Skyrace era conosciuta in tutto il mondo. Vedremo come andrà quest’anno!”
Se il popolare “Dega” e Kilian Jornet hanno lasciato un segno indelebile nel cuore della storia della gara (vincendo la sesta e la settima di dodici edizioni), è stato lo skyrunner valdostano Dennis Brunod (ancora in attività e organizzatore di Monte Zerbion Skyrace, oltre che amministratore regionale) a marchiare con le due vittorie i primi anni della Skyrace, aggiudicandosi la prima e la terza edizione (2002 e 2004), alternandosi con il fuoriclasse messicano Ricardo Mejia (primo nel 2003 e nel 2005), in un’altalena vincente indicata poco sopra da Kilian per il suo carattere altamente motivazionale!
DENNIS BRUNOD
Il ritorno della Skyrace Valmalenco-Valposchiavo prima di tutto fa molto piacere e poi mi riporta alla memoria tanti bei ricordi del passato. Proprio questa competizione tranfrontaliera mi ha regalato grandi soddisfazioni a livello internazionale in quanto sono riuscito a vincerne due edizioni: quella del 2002 (la prima in assoluto, ndr) e quella del 2004, ottenendo poi diversi altri piazzamenti di grande soddisfazione. Soprattutto una gara nella quale ho avuto la fortuna di confrontarmi sempre con grandissimi campioni della disciplina come De Gasperi, Kilian, Mejia, Schiessl, Manleev, Padua, Krupicka, solo per citarne alcuni. Un evento sempre ben organizzato, dove le due comunità e i tanti volontari hanno più volte dovuto fare gli straordinari, liberando a volte chilometri di percorso dalla neve per consentire ai concorrenti un passaggio il più agevole possibile. Penso che questo faccia capire quanto tutti (organizzatori e atleti) ci abbiano creduto e tenuto allo svolgersi di questa manifestazione.
A chiudere il nostro... arco di cerchio, o meglio a portarci al traguardo da tutt’altra parte rispetto al via (secondo i “dettami” poco sopra indicati da Kilian!), chiudiamo cambiando registro il nostro giro (questo sì) di interviste con Laura Valsecchi. La nostra amica ex-presidentessa di OSA Valmadrera non ha mai vinto la Skyrace ma ha corso un buon numero di edizioni, affrontando anche le condizioni estreme che la Skyrace ha più volte opposto ai suoi sfidanti in passato (come ricordato poco sopra da Brunod e De Gasperi), quando la gara andava in scena a fine primavera. La data ferragostana della Valmalenco-Valposchiavo 2023 Special Edition dovrebbe mettere tutti (e gli skyrunners in particolare!) al riparo da soprese e intemperie. L’alta montagna resta però un ambiente severo e l’aneddoto citato da Laura vale da un lato come invito a non sottovalutare carattere e portata della prova e dall’altro a farlo a testa alta, con il massimo impegno, la tenacia e la voglia di collegare tutto d’un fiato o quasi Lanzada e Poschiavo, puntando - come si dice - a "portarla a casa" da finisher. Che è poi la mission del novantacinque per cento degli iscritti!
LAURA VALSECCHI
Gara stupenda, tosta ma veramente bellissima, soprattutto organizzata molto bene. Ho preso parte alle edizioni 2004-2006-2008 ma forse anche altre che non ho segnato. L’aneddoto che posso raccontare riguarda se non ricordo male il 2004: siamo partiti con un gran caldo e siamo arrivati a Passo Campagneda che pioveva e nevicava! Battevamo i denti dal freddo, non sentivo più gambe e mani. Sul valico erano tutti bardati con giacche a vento, berrette, guanti… Avevano montato un tendone perché c’era una tormenta di neve. Speravo in un bicchiere di tè caldo… Ho trovato un volontario che appena mi ha visto mi voleva portare dentro al riparo. Penso di aver avuto una faccia da zombie! In quel momento mi è venuto un flash e gli ho detto che non sarei entrata. Lui insisteva, poi ne è arrivato un altro che gli diceva: falla entrare e non lasciarla andare via. Ho intravisto nella tenda altri atleti. Mi sono detta: se entro al caldo… non esco più. Quindi ho tirato dritto, rinunciando a quel bicchiere di tè caldo tanto desiderato… Ricordo che nel primo tratto di discesa avevano scavato il sentiero in mezzo alla neve, che ci arrivava fino all’altezza delle spalle: eravamo in mezzo a un canale di neve! Proseguire però è stata la scelta giusta perché poi - appena scollinato - la sensazione di freddo è diminuita e mi sono completamente ripresa. Certo, dopo un po’ di chilometri!