Dodici anni con la maglia rossonera cucita sulla pelle, e ora l'addio, destinazione Wolverhampton. Patrick Cutrone ha realizzato solo in minima parte il grande sogno di diventare l'erede di Pippo Inzaghi e Daniele Massaro, gli attaccanti che più gli somigliano secondo uno dei suoi mentori Rino Gattuso.
Due stagioni intense, la favola di un ragazzo di paese (arriva da Paré, provincia di Como) approdato bambino nel settore giovanile milanista e lì rimasto fino allo sbarco in prima squadra, agli ordini di Montella, dopo l'esplosione nella Primavera di Stefano Nava. Tanta vita, in realtà poco campo, da quell'estate 2017, col boom di Patrick, prima nelle amichevoli quindi in continuo crescendo dai preliminari di Europa League in poi.
Sbocciato quando le voci di mercato rossonere parlavano di Morata e Belotti, per lunghi periodi è stato l’anima dell'attacco, sia che i primattori si chiamassero Kalinic e Andrè Silva, nella stagione 2017-18, con l'exploit con 18 reti complessive, sia con Higuain, nella prima parte della scorsa stagione. Da gennaio in poi invece, con l'arrivo di Piatek, ogni giorno più difficile trovare spazio, Gattuso ha sempre considerato Cutrone giocatore in grado di spaccare di più i match quando subentra la stanchezza.
E il bottino di gol stagionali si dimezza, passando dai 18 di 2 anni fa a 9, di cui appena 3 in campionato. Patrick non ha mai fatto mistero di volere più minuti da titolare e, tra voci e smentite, il numero 63 ha sempre dichiarato di voler restare al Milan. Ma le esigenze di bilancio, e l'impossibilità di accettare il ruolo di eterna riserva, l'hanno spinto verso l’uscita. Col suo bottino di 27 gol in 90 presenze.