Manovre bianconere

Juventus, addio spese pazze: nuovo inizio all'insegna di giovani e risparmio

I bianconeri hanno vissuto un'estate di parsimonia, attenzione e rilanci dopo una stagione complicatissima a ogni livello

© Getty Images

Alla Juventus si è chiusa un'era, quella di Andrea Agnelli, e se ne è aperta un'altra con Cristiano Giuntoli a capo dell'area tecnica e Maurizio Scanavino amministratore delegato. I bianconeri stanno virando verso una politica diversa da quella del decennio d'oro 2010-2020, e l'estate 2023 l'ha confermato: no alle spese enormi per i cartellini, no agli stipendi faraonici, occhi al bilancio e spazio assoluto ai giovani che dimostrano di meritarlo. In panchina sempre l'inamovibile Allegri, diventato totem dei piemontesi e ritenuto dalla società il faro nella tempesta della scorsa stagione. 

Quella appena passata è stata una annata che ha tracciato un solco tra il passato e il futuro bianconero, che per la prima volta in 100 anni non avrà un Agnelli alla guida. Curioso che ciò accada nell'anno del centenario della famiglia alla testa del club, tradizione iniziata nel 1923 con Edoardo Agnelli. Oggi, però, le cose sono diverse: tutti hanno compreso che sostenibilità fa rima con futuribilità, compreso Massimiliano Allegri. Si è adeguato e affidato a piene mani ai suoi ragazzi: l'anno scorso sono stati Nicolò Fagioli e Fabio Miretti, nuove colonne, con le comparsate di Matias Soulè e Iling-Junior, quest'anno tocca ad Andrea Cambiaso e Kenan Yildiz. Il primo è la nuova certezza bianconera, uno stantuffo instancabile sulla sinistra, certezza talmente concreta da aver portato Allegri a rinunciare a Filip Kostic che potrebbe persino essere ceduto. Il secondo, fresco di rinnovo fino al 2027, è un figlio della Juve Next Gen e colpito nel profondo il tecnico livornese, che l'ha però costretto a tagliarsi i capelli che si toccava troppe volte in partita. Poi ci sono i giovani che erano già colonne: un nuovo Federico Chiesa, elettrico e diretto in conferenza nel dire che la Juventus deve pressare alto e attaccare senza chiudersi. C'è Dusan Vlahovic, che in questo inizio sembra un giocatore rinnovato dopo aver risolto i problemi fisici e di feeling con l'allenatore. Allegri l'avrebbe voluto cedere, preferiva Romelu Lukaku: più esperto, più adatto a fare reparto da solo, ma il Chelsea ha detto no allo scambio e Big Rom è andato alla Roma. A Torino è tornato Hans Nicolussi-Caviglia, dopo l'esperienza alla Salernitana, e ci potrebbe essere spazio anche per lui. Tim Weah, figlio di King George, è l'erede di Cuadrado: un giocatore storico ha lasciato spazio ancora a un ragazzo. 

Rottura, dicevamo, con il passato che è anche rappresentato da Leonardo Bonucci. Questa volta non ci saranno sgabelli punitivi, fughe al Milan e ritorni un anno dopo: tra società e giocatori stanno volando gli stracci, viaggiano PEC con richieste di reintegro in rosa, ci sono minacce di avvocati e cause. Nella nuova Juve per lui non c'è spazio, la dirigenza è stata chiara e Allegri l'ha ribadito: "Con Bonucci siamo stati chiari da febbraio: o va altrove o si ritira." Storia finita, si passa avanti. Chi da un decennio sogna il bianconero e l'ha visto sfuggire anche questa estate è Domenico Berardi, sembrava la volta buona e invece niente: termini di tempo per chiudere la trattativa con il Sassuolo non rispettati, Carnevali lo ripete a ogni intervista, e quindi tutto a monte.

Le sentenze e l'annata travagliatissima del 2022-2023 porteranno la dirigenza a operare con molta più attenzione: l'esclusione dalle Coppe è un danno di immagine grave, la penalizzazione costata la Champions anche. Eventi che non dovranno ripetersi, ha ordinato John Elkann, vero plenipotenziario all'apice della piramide bianconera. Non ci saranno aumenti di capitale per coprire le perdite, almeno fino al 2025: la società dovrà imparare a sostenersi e valorizzarsi da sola, non mancheranno cessioni importanti se necessarie e gli acquisti saranno tutti studiati e scelti personalmente da Giuntoli e Allegri. Il -103.3 milioni a bilancio del 22/23 va ridotto subito, ed è comunque un miglioramento colossale rispetto ai -239.3 milioni del 21/22. La nuova Juve riparte da qui, da un ammodernamento necessario sotto tutti i punti di vista: societario, tecnico, economico e mentale. Le altre società corrono, le milanesi sono tornate prepotenti e il Napoli ha sconfitto i propri demoni vincendo lo scudetto e godendosi la cima della montagna. Una cima della montagna che per 9 anni ha avuto un solo padrone, che vuole tornarci evoluto e migliorato per regalarsi un futuro da Juventus.

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