Mattéo Guendouzi è uno di quei giocatori definiti di culto. Basta guardare la sua fisionomia per capire il perché: lunghissimi capelli ricci, gambe chilometriche, andatura ciondolante uno sguardo che tradisce sempre malizia e un costante sorrisino strafottente che fa impazzire gli avversari. Tutte caratteristiche, ça va sans dire, che si riflettono sul suo stile di gioco ma soprattutto sul suo carattere.
Come centrocampista è totale: regista, eccellente nel recupero palla e nell'elusione della prima pressione avversaria quando si tratta di impostare da dietro. Ha due di quelle che in NBA chiamerebbero signature moves, mosse distintive: le finte di corpo e i tunnel. Sfrutta l'impressionante lunghezza delle sue leve per rubare costantemente il tempo con un solo tocco a chi è talmente incauto da avvicinarlo in maniera aggressiva. Non è un calciatore che segna molto, 236 presenze nei club con 13 reti realizzate. In mano a Maurizio Sarri ricoprirà il ruolo di regista-mediano davanti alla difesa, capace di gestire i tempi della squadra e coprire i compagni con movimenti precisi e costanti.
Il francese è oggettivamente un giocatore per esteti: è un bel ragazzo, ha classe, è elegante nei movimenti, è dotato di un passo talmente felpato che probabilmente non lascerebbe impronte camminando sulla neve. Dietro tutte queste qualità però si nasconde il suo vero volto: Matteo Guendouzi è un personaggio diabolico. Se fosse il protagonista di un film sarebbe il Keyser Söze del film I soliti sospetti: "La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste."
Qui si arriva alla sua grande passione: litigare.
L'Arsenal lo acquistò nel 2018 convinta di aver preso un giocatore esclusivamente raffinato, da sgrezzare, pulito e con dei dolci occhi da cerbiatto: niente di più sbagliato. Certo, il fatto di presentarsi a colazione al Lorient con la maglia dell'Ajaccio venendo spedito in tribuna dall'infuriato tecnico Landreau poteva far sospettare qualcosa... Si fa espellere in Carabao Cup, ma Emery non scorge problemi in merito: "Gioca con spirito, non è fuori controllo". Sicuro, Unai? In quel periodo per scatenare parapiglia Guendouzi affina la sua arma letale, il ditino sventolato in faccia a qualunque avversario. Se c'è un po' di tensione prende la rincorsa e si butta nella mischia puntando l'indice sotto il muso di chiunque gli capiti a tiro. All'Arsenal si occupa principalmente di scagliare a terra Dan Gosling del Bournemouth reo di un peccato gravissimo: volere il pallone per continuare a giocare che il nostro Mattéo si era beatamente portato via. La tensione però continua a salire e lui ci sguazza, provoca, da fuoco alla miccia e si allontana con il sorrisino di chi aspetta solo l'esplosione. Riesce a farsi insultare anche dalla pornostar Mia Khalifa, che al termine di una partita giocata male si scaglia contro di lui: "Matteo Guendouzi, sei una f*****a fighetta! Ti ho visto sdraiato più volte di quante l'abbia fatto io nel 2014!" Eloquente delle capacità del francese di farsi amare universalmente. Contro il Brighton Neal Maupay segna il gol vittoria dei Seagulls e Guendouzi lo ritiene inaccettabile: corre da lui, lo accusa di aver infortunato Bernd Leno volontariamente, gli mette le mani al collo e lo butta a terra. Per i Gunners la misura è colma, il nuovo allenatore Arteta non lo sopporta e al termine di un colloquio in cui il giocatore appare del tutto disinteressato viene spedito all'Hertha Berlino. Poco successo, qualche rissa, le solite provocazioni. Dopodichè, per lui, si spalancano delle ideali porte del paradiso: il Marsiglia.
In breve tempo il club francese, i suoi infuocatissimi tifosi e il fumantino campionato francese diventano il suo personale campo di battaglia. Gioca i migliori anni della carriera, fortissimo in campo e sempre a caccia di qualcuno da far arrabbiare: una bottiglia colpisce Payet contro il Nizza, succede il finimondo, Mattéo ne approfitta per lanciarsi anima e corpo nel delirio totale che si scatena. Ne esce malconcio, con degli evidenti segni sul collo come se qualcuno l'avesse graffiato o stretto: non gli interessa, mostra fiero quanto ottenuto e sul suo volto c'è quel sorriso, quel maledetto sorriso... In Francia però diventa in brevissimo tempo il giocatore più odiato della nazione, gli avversari sono stanchi e uno di loro, anonimo, dichiara candidamente all'Equipe che un giorno Guendouzi incontrerà la persona sbagliata da provocare e la pagherà cara.
Al 31 agosto 2023, però, non è accaduto niente di simile e ora a vedersela con lui, il suo ditino e il suo carattere infiammabile saranno i giocatori del campionato italiano. Sul web ci sono già decine di persone che attendono il derby di Roma per trovarlo sullo stesso campo con Gianluca Mancini: la miscela è di quelle potenzialmente esplosive, ma se Maurizio Sarri riuscirà a gestirlo e incanalarlo nei binari tattici e mentali giusti si accorgerà di avere un giocatore di appena 24 anni calcisticamente maturo e con ancora ampi, ampissimi margini di miglioramento. Almeno fino a quando non ci sarà un avversario da provocare, un dito da sventolare nel muso di qualcuno, qualcuno da far innervosire e una nuova battaglia personale da combattere.