Juventus, Allegri: "Mercato? Siamo a posto così, puntiamo su Chiesa e Vlahovic"
Il tecnico bianconero in una lunga intervista a Dazn: "Credevo che questi due anni sarebbero stati più facili"
Max Allegri chiude ufficiosamente il mercato della Juventus: "Siamo a posto così, non vogliamo nessuno - ha detto il tecnico bianconero in una lunga intervista rilasciata ai microfoni di Dazn -. Abbiamo Vlahovic che viene da un’annata difficile e può fare solo che meglio. Poi c'è Chiesa, che arriva da un infortunio ed è un giocatore nuovo".
Il tecnico si è soffermato in maniera particolare sul serbo, autore di due gol nelle prime due giornate di campionato: "Non dimentichiamoci che Dusan è arrivato con responsabilità e pressioni che nemmeno lui immaginava. Arrivava dalla Fiorentina e si doveva caricare la Juve sulle spalle, ma ha 23 anni. Bisogna dargli il tempo di maturare. Dusan ha una qualità straordinaria: quella del gol. Deve migliorare nel gioco con la squadra. Ci può dare una grossa mano, lo sa anche lui e credo che quest'anno stia migliorando anche perché sta meglio fisicamente".
Poi il discorso si è spostato su altri due suoi pupilli, Paul Pogba e Adrien Rabiot: "Paul quando gioca e si allena è un giocatore diverso dagli altri. Io per ora mi accontento di averlo nella partita 20-30 minuti, ma un giocatore così in forma sposta gli equilibri. Adrien è un giocatore straordinario, ha un motore diverso dagli altri, ha imparato a fare gol, crede di più in sé stesso. Credo che quest'anno possa fare meglio, non in termine di gol ma in termine di prestazioni. Mi dà grandi soddisfazioni già per il modo in cui corre. Il rinnovo? Gli mandavo i messaggi perché lui non risponde al telefono, gli scrivevo su WhatsApp, ogni tanto rispondeva e mi mandava le faccine. Lui credo abbia fatto la scelta giusta perché qua è diventato un uomo importante in spogliatoio".
Il mercato non ha portato molti volti nuovi, ma la squadra è comunque cambiata rispetto all'anno scorso: "Tutti gli anni a fine anno facciamo una valutazione e gli allenatori danno direttive allo staff. Avevamo una squadra con caratteristiche diverse, quest'anno dobbiamo correre più degli altri, lavorare sui giocatori e sull’intensità della squadra. Alla Juve non bisogna essere spensierati, ma lavorare sull’obiettivo. Di Maria? È un giocatore straordinario, la palla andava dove gli altri non pensavano di farla passare. Si doveva giocare ai suoi ritmi, ma non tutti avevano le sue qualità".
Inevitabile parlare del suo ritorno a Torino nel 2021 e delle delusioni delle ultime due stagioni: "Sono tornato con un programma ben preciso. In questi due anni dove la Juve non ha vinto un trofeo credevo fosse più facile. Secondo me abbiamo fatto un buon lavoro, l’obiettivo era rinnovare la squadra. Sono arrivati sette giocatori della Next Gen in questa stagione, abbiamo ridotto il monte ingaggi e alzato il valore patrimoniale. La Juventus nei prossimi anni ha il destino nelle sue mani. Sono tornato perché era una sfida. Dopo cinque anni ho lasciato una squadra che aveva fatto la storia. Ho fatto un errore di presunzione pensando di tornare subito a vincere, era una sfida mia personale. Ci ero rimasto male dopo Juve-Ajax (l'eliminazione ai quarti di Champions League del 2019, ndr), ma questo è il calcio, non si può sempre vincere né perdere. Lavorare sugli obiettivi di crescita sì e per questo sono soddisfatto di quanto fatto negli ultimi due anni".
Si è parlato anche della tribolata stagione passata, delle penalizzazioni e del mancato approdo in Champions: "Le critiche vanno bene e sono ben accette. L’anno scorso però abbiamo vissuto una situazione surreale e dall’esterno, non conoscendo al completo la situazione dentro, è più facile criticare e giudicare. A Empoli 10 minuti prima della partita è arrivata la notizia che ci avrebbero tolto 10 punti ed era definitiva. In quel momento avevo due soluzioni: scegliere di dire cose più leggere o andare forte su un dato di fatto che era la classifica. Io ho messo davanti la classifica scrivendola in spogliatoio con '+3' perché potevamo arrivare davanti al Milan nonostante il -10. Dopo aver perso ad Empoli però abbiamo perso le speranze. In quel momento lì ci sono emozioni e stati d’animo. Quando ci hanno tolto 15 punti è stato più facile perché dovevi dare mini obiettivi, potevi dire qualche bugia e intanto scalavamo la classifica".
Poi qualche riflessione più personale: "Dall’esterno mi si vede come se fossi di ghiaccio, in realtà sono una pozza, mi sciolgo molto. A volte quando la sera guardo i film con mio figlio mi emoziono, piango. Mi emoziono molto, sul lavoro devo essere distaccato. A Orlando ho incontrato Matuidi, ci siamo abbracciati e mi sono emozionato".
Infine una battuta sul nuovo Football Director, Cristiano Giuntoli: "Si è inserito bene, avevamo bisogno di una figura simile. È arrivato in una realtà nuova, complessa e difficile come la Juventus, che appartiene a una famiglia che ha uno stile e un modo di lavorare ben preciso".