Ore 20:18 di lunedì 22 luglio, mancano meno di 72 ore all'inizio di un Mondiale preparato nei minimi dettagli per tentare l'impresa: il grande slam (cinque ori) per la quarta volta di fila e l'assalto ai tre record del mondo da lui stesso detenuti. Quando Daniele Cassioli risponde al telefono, la voce è tetra e l'energia è improvvisamente sparita: "Sono in ospedale, sono caduto in allenamento, mi sono fatto male". Pausa. "Temo di essermi rotto qualche costola". Altra pausa, piena del vuoto più assoluto. In un attimo pare sia già il momento dei titoli di coda, prima ancora di cominciare.
Il salto in allenamento, rivedendo le immagini, è terribile. L'impatto con l'acqua è durissimo e scomposto. Una rampa aggredita a quasi 50 km/h, da cieco, è esattamente ciò che a Daniele consegna le ali per la liberta ma sa fare anche molto male. Sembra la fine. Invece la reazione scatta con il responso degli esami: non c'è traccia di fratture. Solo tanto, tantissimo dolore. Ma il dolore si può elaborare e trasformare. Ed è in questo modo che comincia l'ultima cavalcata del più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi.
Quarantotto ore di riposo assoluto, antidolorifici, definizione dei nuovi obiettivi e tanto lavoro con se stesso. La testa, prima di tutto. La testa per guidare il corpo e la tecnica, elemento vitale per un atleta che non può più esprimersi al proprio meglio. Forse alla metà del proprio potenziale, più probabilmente molto meno. E allora serve la testa collegata con il cuore. La testa di Cassioli non cede e si mette al comando, in cabina di regia. La testa resiste e guida il fenomeno azzurro a tre medaglie d'oro (figure, salto e combinata non vedenti) e due d'argento (slalom e combinata assoluta). Un risultato ai limiti dell'impossibile. Titanico. Oltre la pressione, oltre il dolore. Oltre un confine che, da oggi, è ancora un po' più in là.
Daniele Cassioli, 33 anni tra pochi giorni e cieco dalla nascita, in Norvegia aggiorna un palmarès che non ha eguali: sono ora 25 (venticinque) i titoli mondiali, a cui si aggiungono 7 medaglie d'argento e una di bronzo. Ai campionati di Skarnes comincia con un secondo posto nello slalom, dove l'americano Mike Royal riesce per la prima volta a superarlo grazie a una super prova con cui eguaglia il record del mondo detenuto proprio dall'azzurro (5.5 boe con una corda da 12.25 metri): era dal 2011 che Cassioli non mollava lo scettro in questa disciplina.
L'argento ottenuto sabato - in mezzo a diverse difficoltà fisiche dopo le eliminatorie di giovedì e venerdì - è la benzina decisiva per le finali di domenica. Il campione paralimpico, in totale riserva, gestisce le ultime gocce d'energia e conquista l'oro nelle figure con una prova da 1.550 punti. Ma il vero capolavoro arriva con l'ultima specialità, il salto. Chiudere un Mondiale affrontando la prova che sei giorni prima stava per metterlo fuori gioco. Cassioli contro la paura: il duello finale.
Il primo a entrare in acqua è l'italiano Matteo Fanchini, che salta 12 metri e si guadagna un ottimo bronzo. Poi tocca al norvegese Bjorn Gulbrandsen, atleta di casa che con un balzo di 15,8 metri prova a mettere le mani sull'oro. L'ultimo ad affrontare la rampa è Daniele e la sua strategia, nonostante i tre salti a disposizione, è una: piazzare subito un salto mondiale perché il corpo stavolta non ne ha più. Accompagnato dal suo coach Matej Kunert, l'azzurro aggredisce deciso il trampolino ma il risultato è impietoso: 15,4 metri. Quaranta centimetri meno del norvegese. Non basta. A questo punto si esce da ogni logica e si entra in una dimensione mistica. Daniele, mentre è in acqua, prima del secondo salto parla con il suo allenatore e dice 51. Intende i chilometri orari del motoscafo. Il dado è tratto. Si va all in: aumentare la velocità per volare più lontano. "In quegli attimi, dentro di me, mi sono chiesto se volessi o meno questo oro Mondiale", racconta Daniele. Il suo mantra. La chiave di accensione. L'attacco al trampolino, nonostante il vento che soffia alle spalle, è feroce e preciso. Quello che serve. L'atterraggio è elegante, delicato, in totale controllo. Sono 17,9 metri di storia. E' fatta. E' medaglia d'oro. Il braccio sinistro si alza al cielo e sotto al casco, nascoste dagli occhialini, scendono le lacrime. Lunedì, in ospedale, erano lacrime di dolore, rabbia e sconforto. La grande impresa è stata trasformarle in lacrime di gioia. Mentre vengono in mente le parole che spesso Daniele condivide durante i suoi interventi in tutto il mondo: "Quei tre secondi in cui io sono in aria, da solo, durante il salto, mi ridanno indietro tutta quella libertà che, a causa della cecità, sembrava essere persa".
CASSIOLI A SPORTMEDIASET: "TESTA E CUORE PER FARE LA DIFFERENZA"
Il campione azzurro ha raccontato a Sportmediaset le incredibili emozioni degli ultimi giorni: "Questo Mondiale è stato il più particolare della mia vita. Sono partito per confermarmi in ogni disciplina e realizzare nuovi record, invece lunedì ero in ospedale con le lacrime agli occhi per il dolore. Tutto questo mi ha costretto a fare nuovi calcoli e dà ancora più valore a queste medaglie. Mi sono concentrato sulla precisione nell'aspetto tecnico. Mi sono concentrato su quello che avevo. La mente e il cuore ci tenevano a dare il massimo. E' un grande orgoglio il risultato finale".
I due argenti, che gli impediscono di realizzare il grande slam per la terza volta di fila, lo proiettano già ai prossimi campionati: "A marzo 2021, in Australia, potrò rifarmi e riprendermi questi due ori". Poi è il momento dei ringraziamenti: "Al mio allenatore Matej Kunert, al mio mental coach e a Beppe, mio amico fraterno che accompagna me e la squadra credendo fortemente nello sci nautico paralimpico. E poi un altro grande grazie va alla dottoressa Stefania Basso che mi ha sopportato e supportato in questa disavventura che si è trasformata in una bella avventura".
Insieme alle medaglie sono arrivate nuove consapevolezze: "La grande gioia è quella di avere conosciuto un'altra piccola parte di me - conclude Cassioli -. Ho affrontato la gara in modo diverso rispetto alle altre volte. Ho guardato pochissimo gli altri. Sono stato molto di più per conto mio, per tenermi a riposo e dare il massimo nel momento delle performance. E' una cosa a cui non ero abituato. Di solito mi aiuta stare con gli altri atleti, respirare il clima gara. Stavolta ho dovuto mettere davanti la mia salute e ho capito quanto, nello sport, usare la testa e il cuore faccia davvero la differenza".
L'ITALIA CONQUISTA 9 MEDAGLIE
La spedizione azzurra chiude il Mondiale norvegese con 9 medaglie totali. Alle 5 conquistate da Cassioli bisogna aggiungere l'oro Pietro De Maria nello slalom (categoria Seated), l'argento di Christian Lanthaler nello slalom (categoria Standing), il bronzo di Matteo Fanchini nel salto (categoria Vision Impaired) e un altro bronzo di Matteo Fanchini nella combinata (categoria Vision Impaired).