Il mondiale rugby scatta oggi, intanto gli Azzurri tornano sul prato del "Geoffroy-Guichard" di Saint-Etienne. Un nome che, nell'immaginario rugbistico italiano, riporta alla sera del 29 settembre 2007, alla sconfitta contro la Scozia degli Azzurri di Pierre Berbizier nel match decisivo per il passaggio ai quarti di finale. Un'altra squadra, almeno due generazioni di giocatori tra allora e il gruppo capitanato dai Michele Lamaro che domani affronta la Namibia. Marius Goosen, assistente allenatore della difesa italiana, ha fatto il punto insieme al centro azzurro Luca Morisi e al pilone destro Simone Ferrari. "Contro Romania e Giappone abbiamo sviluppato la strategia di gioco che vogliamo usare domani contro la Namibia, dobbiamo concentrarci su noi stessi e su quel che possiamo fare. Contro il Giappone abbiamo fatto una bella prestazione e vogliamo ripeterla" ha detto Goosen.
Per Morisi, uno dei veterani Azzurri, due Mondiali disputati e uno - quello del 2015 - visto sfumare per infortunio nell'ultimo test-match di preparazione, è la rassegna della maturità: "So cosa vuol dire disputare un Mondiale, sia atleticamente che dal punto di vista emozionale - ha detto il centro milanese - e sono felice di poterlo far con un gruppo giovane, entusiasta, che si diverte e che mi fa stare bene".
Da un milanese all'altro, Simone Ferrari, pilone destro titolare contro i sudafricani analizza il percorso che ha visto gli Azzurri arrivare sino alla vigilia della sfida di Saint-Etienne: "In questi anni abbiamo avuto una crescita importante soprattutto in relazione al nostro gioco offensivo, oggi siamo in grado di giocare in aree del campo dove prima non avevamo opzioni. C'è ancora molto da migliorare, ma abbiamo accresciuto le nostre skill e adesso, in questo Mondiale, vogliamo confermare di saper esprimere un bel rugby. Arriviamo dopo un mese intenso, con quattro test-match, ma siamo freschi e pronti a dare tutti noi stessi".