NAZIONALE

Altro che Macedonia, di amaro c'è solo l'Italia: ora Spalletti faccia scelte coraggiose

Il pareggio contro i macedoni ha riproposto tutti i limiti di una Nazionale che ora rischia anche l'Europeo

di Pepe Ferrario

Facile il gioco di parole, quanto mai stucchevole però. Altro che la Macedonia! Di amaro, oggi, c'è solo il pensiero che dopo due Mondiali l'Italia rischia concretamente di saltare anche l'Europeo. Da campione in carica. Lasciamo stare i macedoni, o per lo meno mettiamoli con tutto il rispetto dove è doveroso che siano: la misura delle difficoltà azzurre sta tutta qui, che un'avversaria tanto modesta sia diventata la nostra più recente bestia nera. Risparmiamo pure Spalletti che ben poco poteva fare in una settimana di lavoro. Auguriamoci semmai che i risultati lo aiutino, anche magari con una sana botta di fortuna, e gli consentano di lavorare sul lungo periodo con scelte coraggiose e cambi di registro necessari. Questi oggi siamo, purtroppo poco. Certo, ha ragione il ct: i rimpalli, le seconde palle, il campo degno di una squallida periferia urbana, la condizione fisica etc. etc. Non sono scuse, ma osservazioni oggettive. Poi però...

Ecco, diciamo che se nella lista dei 30 candidati al Pallone d'Oro c'è un solo azzurro (Barella) qualcosa vorrà pur dire. Fotografa il nostro attuale momento. La nostra pochezza. D'accordo, mancavano Chiesa e Pellegrini, si è fatto poi male anche Mancini. Acerbi non era pronto. Ma i conti non tornano, anche individualmente. Presto o tardi (meglio presto) bisognerà per esempio fare anche un ragionamento anche su Donnarumma: se è questo, siamo certi che alle sue spalle non ci siano portieri più affidabili? A centrocampo ci sono due ottime mezzali, Barella e Tonali, e una validissima alternativa come Frattesi. Ma in regia? Basta una diga come Cristante? No, probabilmente no. Servirebbero un Verratti o un Jorginho dei tempi buoni, ma questo non c'è. Forse Locatelli. Materia per Spalletti, dal quale è nel tempo lecito aspettarsi qualche intuizione delle sue.

Davanti, poi, siamo ancora alle dipendenze dell'intramontabile Immobile che a discapito delle critiche feroci ricevute nel tempo è sempre lì a metterci faccia, piedi e gol. Può essere che Raspadori meritasse ieri un minutaggio maggiore, vero. Ma la sostanza non cambia. Dal paniere si possono pescare nell'immediato più o meno i soliti noti, da Berardi a Scamacca per intenderci, confidando che la sorte sia un poco più benevola e nei momenti più delicati che ci aspettano in autunno non ci privi ancora di uomini come Chiesa. Ma il punto è che di lavoro ce ne è tanto ancora da fare. Dai singoli al collettivo: tecnica e mentalità, serve uno scatto in avanti. E servono scelte coraggiose, quelle per cui alla guida della Nazionale è stato chiamato non a caso un uomo come Spalletti.