Luis Rubiales non è più il presidente della Federcalcio spagnola e vicepresidente del Comitato Esecutivo dell'Uefa. Travolto dallo scandalo del bacio alla calciatrice Jenni Hermoso durante la cerimonia di premiazione al termine della finale dei Mondiali femminili dello scorso 20 agosto a Sydney, l'ex numero uno del calcio iberico ha rassegnato le dimissioni dai suoi incarichi. La rinuncia arriva dopo la denuncia a suo carico da parte della Procura spagnola per violenza sessuale e coercizione. "Devo dimettermi perché non posso continuare il mio lavoro", ha spiegato Rubiales.
"Prendo questa decisione dopo essermi assicurato che la mia partenza contribuirà alla stabilità che ci permetterà di portare i Mondiali 2030 nel nostro Paese - ha scritto Rubiales in una lettera pubblicata sul suo profilo Twitter -. Ho trasmesso le mie dimissioni dalla carica di presidente della RFEF e da vicepresidente della Uefa. Dopo la rapida sospensione effettuata dalla FIFA, oltre al resto delle procedure aperte contro di me, è evidente che non potrò tornare al mio incarico". "Insistere nell'aspettare e resistere non serviva a contribuire a qualcosa di positivo né per la Federazione, né per il calcio spagnolo - ha proseguito - Anche perché ci sono poteri che me lo impediscono". "In questi cinque anni ho avuto l'enorme privilegio di guidare la RFEF - ha continuato -. Non voglio che il calcio spagnolo venga danneggiato".
"Tutta questa campagna è così sproporzionata - prosegue la nota -. Devo guardare avanti, guardare al futuro". "Ora c’è qualcosa che mi preoccupa fermamente. Ho fiducia nella verità e farò quel che è in mio potere per farla prevalere - aggiunge Rubiales -. Le mie figlie, la mia famiglia e le persone che mi amano hanno sofferto gli effetti della persecuzione eccessiva, così come tante falsità, ma è anche vero che per strada, ogni giorno sempre di più, la verità prevale". "Da qui trasmetto a tutti i lavoratori, ai membri dell’assemblea, federazioni e popolo del calcio in generale, un grande abbraccio, augurandovi buona fortuna", conclude il testo.