l'analisi

Inter, cinquina al Milan 'a costo zero': messaggio a Serie A e... Champions

Quinto derby consecutivo vinto dai nerazzurri, che vanno anche da soli in testa alla classifica: il miglior modo per preparare la Champions

di Stefano Fiore

Per la prima volta nella sua storia l'Inter è riuscita a vincere il suo quinto derby consecutivo: dopo la Supercoppa Italiana, il match di ritorno di Serie A e le semifinali di Champions League della scorsa stagione, ieri il 5-1 di San Siro che ha tenuto a distanza il Milan in classifica e lanciato un pesante messaggio a tutto il campionato oltre a essere il miglior viatico possibile per affrontare l'inizio della campagna europea (mercoledì in trasferta con la Real Sociedad). Un successo che si può definire per gran parte "a costo zero", visto che i primi quattro gol sono arrivati tutti da giocatori arrivati a parametro zero: doppietta per Henrikh Mkhitaryan (lasciato partire dalla Roma nel 2022), sigillo di Marcus Thuram (tra l'altro strappato questa estate proprio ai cugini rossoneri dopo il divorzio dal Borussia Moenchengladbach) senza contare Hakan Calhanoglu, arrivato proprio da Milanello due nel 2021.

A prima vista potrebbe sembrare che le armi con cui Inzaghi ha disinnescato Pioli siano le "solite": lo stesso tecnico del Milan ha sottolineato che il gol a freddo ha consentito agli avversari di abbassarsi e poi ripartire. Un discorso che, per quanto vero, è piuttosto limitato e ingiusto per quanto l'Inter ha proposto nell'arco dei novanta minuti, anche quando ha lasciato il pallino del gioco ai cugini e ha sofferto il giusto. Se l'impatto immediato col match è da ascrivere alla mentalità di una squadra che scende in campo decisa e motivata, non solo di difesa e contropiede è fatto il gioco nerazzurro: l'orchestra a centrocampo, che quest'anno ha acquisito più qualità anche nelle riserve (facendo entrare Frattesi ma pure Carlos Augusto allargando il discorso sulle fasce), suona una musica più fresca, meno compassata e con dialoghi stretti che spesso liberano l'incursore - vedi Mkhitaryan e lo stesso ex Sassuolo - verso l'area avversaria.

E poi c'è una trama offensiva che magari, e sottolineiamo magari, ha perso di fisicità ma che con Thuram ha acquisito tutto un altro sapore. Il francese è devastante negli spazi aperti e ha grande spunto anche nel breve ma soprattutto dimostra di saper duettare alla perfezione con centrocampo e Lautaro Martinez tanto che il capitano si è permesso il lusso di fare "solo" l'assist-man senza timbrare il cartellino. Se poi si inventa gol come quello del 2-0, si fa presto a non rimpiangere Dzeko e Lukaku...

Il messaggio al campionato, dicevamo, è stato lanciato, ora tocca alla Champions League. Nessuno si sogna di chiedere a Inzaghi di ripetere il miracolo della finale dello scorso anno ma il discorso che sin qui è stato fatto per il mercato dell'Inter, indebolita negli undici e rafforzata nei 24, può davvero fare la differenza alla lunga anche in Europa. A maggior ragione per una squadra che sembra sapere sempre cosa fare, che si permette - per ora - di far riposare uno come Pavard e nella quale, non è un caso, i nuovi riescono subito a integrarsi e rendere: un gruppo sano, volendo fare un riassunto, alla cui guida c'è un allenatore che dimostra di essere sempre più a suo agio nel ruolo che la società e i dirigenti gli hanno dato. Non a caso dopo il 5-1 ha subito pensato a spegnere gli entusiasmi, e ha fatto bene: siamo solo a metà settembre, il difficile viene ora.