"Senza la sofferenza non ci sarebbe il risultato ma senza la prospettiva del risultato non saremmo disposti a soffrire". È questo il passaggio più significativo e finale del "manifesto" con il quale François Cazzanelli apre "The Noire", il film dedicato al progetto alpinistico realizzato lo scorso inverno dall'alpinista di Cervinia sull'Aiguille Noire de Peuterey (uno dei "satelliti" più suggestivi del versante italiano del Monte Bianco), insieme ad Emrik Favre e Stefano Stradelli. In scaletta con il più recente tentativo targato CAI sull'Ogre (Pakistan) con Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer, il nuovo itinerario di Cazzanelli e dei suoi compagni sulla parete ovest della "Noire" ha catturato l'attenzione del pubblico appassionato e competente che ha partecipato alla prima serata del ciclo autunnale di incontri “A tu per tu con i grandi dello sport” organizzato da DF Sport Specialist nel suo store di Brescia. Un vero e proprio "one man show" del trentatreenne Cazzanelli, ambassador Grivel e La Sportiva, all'insegna - tornando all'incipit di cui sopra - del mettersi sempre in gioco: giorno per giorno, ogni vetta una sorta di "campo alto" per il capitolo successivo.
Ne abbiamo approfittato per realizzare un'intervista esclusiva con François - da tempo grande amico di Sportmediaset - che dall'ideale rampa di lancio dello store bresciano DF Sport Specialist - ha spaziato con un ampio giro d'orizzonte su molteplici argomenti: l'attività come alpinista di punta sulle montagne più alte (e sulle vie più impegnative) del pianeta, quella di Guida Alpina, gli effetti del cambiamento climatico sulle terre alte, lo scialpinismo e la corsa in natura (trail e skyrunning), fino al sostegno al progetto solidale di Sanonani Onlus, ideato dal collega e compagno di cordata Marco Camandona per l'istruzione della gioventù che vive ai piedi delle montagne più alte del pianeta.
L'itinerario della nostra conversazione non poteva però che muovere dal Cervino, la montagna di casa di Cazzanelli: per lui una meta frequente e al tempo stesso - pensiamo di immaginare con buona approssimazione - una fonte di ispirazione per i suoi progetti più ambiziosi.
SPORTMEDIASET: François, ai primi di settembre hai raggiunto… quota cento salite sul Cervino. Mi ricordo che, intervistandoti proprio alla Casa delle Guide di Cervinia nell’estate di quattro anni fa, mi dicesti di avere appena superato quota settanta. Ora siamo a cento salite in vent’anni, dal 2003 al 2023. I conti sono presto fatti: una media di cinque ascensioni ogni anno. Un traguardo significativo!
CAZZANELLI: Sì, diciamo che la tripla cifra è importante: ne parlavo con Marco Camandona che era con me proprio in occasione della salita numero cento. Mi ha detto: “Certo che cento sono proprio tante…”. Io ormai lo davo già da un po’ per scontato. In realtà a me non interessa tanto la cifra tonda in sé, quanto le diciassette vie diverse lungo le quali ho raggiunto la vetta del Cervino: siamo in pochissimi ad averlo fatto. Recentemente qualcuno mi ha detto di non sapere neanche che sul Cervino ci fossero così tante vie diverse. Beh, in realtà ce ne sono molto di più! Io ho avuto la fortuna di poterne fare diciassette e ne vado molto fiero: più del totale delle salite, se devo dirla tutta.
SPORTMEDIASET: C’è molta differenza tra scalare con un compagno di cordata del tuo stesso livello o simile, affrontando anche situazioni-limite (come sette mesi fa nel bivacco in parete sul'Aiguille Noire) e invece come professionista della montagna che accompagna un cliente?
CAZZANELLI: C’è una differenza enorme! La guida alpina ha il compito di aiutare gli appassionati di montagna a realizzare i loro sogni. C’è tutto il discorso della sicurezza e della preparazione della gita naturalmente ma - quando una persona si affida a noi - abbiamo il dovere di metterla nella miglior situazione possibile per potersi godere l’uscita. Quindi abbiamo una grossa, grossa responsabilità ed è quasi tutta sulle nostre spalle: di questo la guida deve essere ben consapevole. Quando invece scalo con un socio, perseguendo un progetto alpinistico ma anche solo per allenamento, beh le cose cambiano: la responsabilità è divisa cinquanta e cinquanta e questo a livello mentale permette di alzare un sacco il livello di ingaggio e l’asticella di quello che stiamo facendo.
SPORTMEDIASET: Per te che lo vedi tutti i giorni dalla finestra di casa (quando non sei via per un progetto altrove o per una spedizione ovviamente), com’è cambiato il Cervino a causa del cambiamento climatico in atto?
CAZZANELLI: Parecchio, come tutte le montagne ma forse più delle altre, perché è una montagna dai versanti ripidi e questo tipo di struttura risente in modo particolare delle tematiche legate ai crolli e allo scioglimento del permafrost (il terreno perennemente gelato tipico delle regioni polari ma anche dell'arco alpino, ndr). Il Cervino non ha fatto eccezione. Non è cambiato radicalmente ma alcuni suoi passaggi lo hanno fatto in modo significativo. Il cambiamento più importante è avvenuto nel 2003 nel passaggio della Cheminée, dove la via non è più quella di prima. Devo dire che anno dopo anno la via normale di salita italiana cambia continuamente: ogni anno manca… un pezzettino. Però crolli importanti, tali da modificare l’aspetto della montagna, negli ultimi vent’anni non ce ne sono più stati.
SPORTMEDIASET: Scendiamo ora dal Cervino. Anzi no, non ancora: ad agosto hai fatto da assistenza al tuo amico Nadir Maguet nel suo tentativo di FKT (Fastest Known Time, miglior tempo conosciuto) di salita e discesa del Cervino che appartiene da dieci anni a Kilian Jornet con il tempo di due ore, 52 minuti e due secondi. Nadir ha mancato di poco l’impresa, andando e tornando in due ore, 57 minuti e 21 secondi. Che tipo di giornata è stata per te?
CAZZANELLI: Ho provato due cose: emozione nel vederlo lì a lottare per il suo sogno, sostenuto da un sacco di gente, da tutta la nostra comunità e anche da noi guide sulla montagna… e poi invidia. Mi sarebbe davvero piaciuto essere lì anch’io a provarci. Magari non riuscirei a battere il tempo di Kilian ma misurarmi con una montagna così simbolica, con il nostro Cervino, in un clima così particolare come quel giorno di fine agosto sarebbe davvero fantastico. Spero davvero che Nadir possa in futuro ritentare l’impresa, perché ha tutte le possibilità di riuscirci e, come e quando vorrà farlo, io sarò lì a dargli assistenza.
SPORTMEDIASET: Professione di guida alpina a parte, è appena iniziata la parte dell’anno che tu preferisci per la tua attività alpinistica: prima l’autunno, poi l’inverno. Lo scorso mese di febbraio hai aperto insieme ad Emrik Favre e a Stefano "Teto" Stradelli una nuova via sulla parete ovest dell'Aiguille Noire (battezzata Couloir Isaïe) con uscita sul colletto che divide Punta Brendel con l'attacco della cresta che porta sulla vetta principale. Hai già qualche progetto in mente per gli ultimi mesi del 2023 e i primi del nuovo anno?
CAZZANELLI: In effetti è arrivata la stagione più bella per andare in montagna. Ho già in mente qualcosa ma - come sempre - preferisco mantenere un certo riserbo al riguardo, per scaramanzia! Con il cambiamento climatico in atto, ormai non è una novità che ci siano molte più possibilità in inverno che in estate. Lo si vede dal numero e dalla frequenza delle realizzazioni invernali. Per quanto mi riguarda, qualcosa di grosso bolle in pentola. Se il meteo e le condizioni saranno dalla nostra parte, credo proprio che anche questo inverno ci divertiremo!
SPORTMEDIASET: Facendo (ma solo in apparenza) un passo indietro, ai primi di agosto ci siamo visti dalle tue parti in occasione del Cervino CineMountain Festival di Cervinia e Valtournenche per una serata dedicata al film che racconta la spedizione delle Guide Alpine valdostane dell’estate 2022 sugli ottomila del Pakistan, coronata da grande successo della vostra squadra su K2, Nanga Parbat e Broad Peak. Nella prima parte della scorsa estate poi sei tornato in Pakistan per un tentativo con Matteo Della Bordella, Silvan Schüpbach e Symon Welfringer sul pilastro est dell'Ogre, il Settemila Impossibile che però... è rimasto tale, a causa delle proibitive condizioni meteo. Sfidando la tua scaramanzia, ci riprovo: spedizioni extraeuropee nel tuo orizzonte 2024?
CAZZANELLI: Ho già un progetto extraeuropeo in testa ma è ancora in via di definizione. Probabilmente partirò per il Nepal nell’autunno del prossimo anno. Non dovrebbe però essere un ottomila e non è escluso che anticipi la partenza alla primavera, perché nel 2024 non ci sarà il Trofeo Mezzalama (François ed Emrik Favre ne sono i direttori di gara, in affiancamento a Adriano Favre, ndr), quindi ad aprile e maggio sarò libero. Detto questo, ho diversi progetti in Himalaya per i prossimi anni, si tratta di valutare l’evoluzione delle cose. Intanto il progetto Nepal autunno 2024 è già una certezza.
SPORTMEDIASET: Hai fatto accenno al Mezzalama, una delle grandi classiche dello scialpinismo: in un certo senso il Trofeo è la tua nuova sfida professionale…
CAZZANELLI: Il Mezzalama è… odio e amore, soprattutto tanto amore. Emrik ed io ne abbiamo preso la direzione tecnica e Adriano supervisiona il nostro lavoro. È una vera e propria responsabilità. Prima della gara ci sono tanti dubbi, un sacco di lavoro da fare e mille cose alle quali pensare. Vorresti che le cose andassero in un modo e invece vanno in un altro! Poi arriva la settimana della gara ed è tutto così bello e succede tutto così velocemente che… di colpo è già tutto finito e tu non te ne rendi neanche conto: capisci solo dopo quanto è stato bello.
SPORTMEDIASET: Restando in ambito sportivo e agonistico, la prospettiva di prendere parte a gare di trail e skyrunning o magari di endurance ti attira o pensi che possa addirittura essere utile per la tua attività alpinistica? Ti abbiamo visto al via e (molto ben piazzato) al traguardo di qualche skyrace come quella del Monte Zerbion del mese di maggio a Châtillon. Pensi mai all’UMTB (Ultra Trail du Mont-Blanc) di Chamonix oppure al Tor des Géants di Courmayeur? In fondo nel tuo “storico” c’è anche lo scialpinismo a livello agonistico.
CAZZANELLI: Sì, è vero: io vengo in parte dal mondo dello skialp e ho sempre utilizzato le gare di questa disciplina per preparare i miei progetti alpinistici. Purtroppo il mondo dello scialpinismo lo trovo veramente cambiato: in peggio. Non è più lo sport che conoscevo, anzi non mi ci riconosco più. Mi fa male dirlo ma dopo tanti anni mi sento di dirlo. Recentemente mi sono quindi riavvicinato al mondo della corsa e alle gare. Anche come stimolo per allenarmi per l'attività alpinistica, e devo dire che trovo un grande soddisfazione nel farle: mi diverto e non mi pesa particolarmente, quindi continuerò a farle. Il Tor des Géants ha il suo fascino, è chiaro, ma ce ne sono tante altre molto interessanti dal mio punto di vista. Se devo dire la verità, preferisco quelle più tecniche. In ogni caso non seguo un piano preciso. Solitamente programmo il mio progetto alpinistico e poi vedo se qualche gara di corsa può essere utile e funzionale al progetto stesso.
Mi piacerebbe correre il Tot Dret (prova dell’evento Tor da 130 chilometri da Gressoney a Courmayeur lungo la parte finale del Tor 330K, ndr). Per due motivi: prima di tutto perché secondo me è una gara gestibile e poi perché in fin dei conti per un alpinista stare in giro venti ore è normale, nel senso che lo facciamo sempre. Secondo me però noi alpinisti trascuriamo delle cose incredibili, a partire dall’alimentazione, per non parlare di reintegro e recupero. Sarebbe interessante avere per una volta la possibilità di farlo in un contesto-gara, con la concentrazione necessaria per capire scientificamente cosa serve e cosa no.