MOTOGP

GP del Giappone: il trio delle meraviglie alla caccia della prima vittoria MotoGP a Motegi

 Pronostico per la vittoria più aperto del solito nel quattordicesimo appuntamento stagionale

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Una vittoria a testa nella classi minori - curiosamente nello stesso anno - per Francesco Bagnaia e Marco Bezzecchi - solo due passaggi sul gradino più basso del podio per Jorge Martin. Molto buoni ma non ottimi i precedenti dei tre candidati al titolo della MotoGP nel Gran Premio del Giappone che chiude la prima "doppietta" overseas della volata finale. Al netto naturalmente dei due anni di cancellazioni consecutive (2020 e 2021) a causa dell'emergenza sanitaria che probabilmente hanno impedito a tutti e tre - e particolarmente al campione in carica - di rendere più brillante il loro score giapponese.

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Raccolti in un fazzolett(one) di quarantaquattro punti - ma solo tredici separano Bagnaia da Martin, con Bezzecchi deciso a rifarsi sotto - i tre piloti in lizza er il titolo affrontano a Motegi un weekend che in nessun caso potrà essere decisivo ma che con tutta probabilità cambierà nuovamente i parametri della sfida. Con l’equilibrio attuale, oltretutto, è facile pronosticare uno scenario in continuo divenire, percentuali di successo sull'altalena negli ultimi cinque GP e - tra poco meno di due mesi - un probabilissimo clima da resa dei conti valenciana l'ultimo fine settimana di novembre. Proprio quello che ci vuole per infiammare la sfida e accendere il tifo degli appassionati. Bagnaia resta in pole per il titolo bis ma in un certo senso ha tutto da perdere: Martin e Bezzecchi al contrario "vanno" per la sfida totale: il futuro è loro ma hanno entrambi la chance di anticiparlo: una chance iridata. Manca qualcosa a questo scenario? Beh sì, manca Enea Bastianini, senza, dubbio, ma questa è tutta un'altra storia.

Tornando al tema iniziale, Bezzecchi e Bagnaia possono vantare un successo a testa a Motegi: nella Moto 3 Marco, nella Moto2 Pecco. Entrambi come anticipato nella stessa edizione del GP del Giappone: quella del 2018. Per il romagnolo si trattò della terza e ultima vittoria nella sua seconda e ultima stagione a tempo pieno nella classe più piccola. A Motegi Bezzecchi era già salito sul podio dodici mesi prima, fermandosi però al gradino più basso. Quanto a Bagnaia, la sua unica apparizione sul podio risale a cinque anni fa: ottava e ultima vittoria di una stagione che lo avrebbe visto campione del mondo, subito prima di salire in premier class.

Terzo in Moto2 nel 2019 e dodici mesi fa in MotoGP alle spalle di Jack Miller e Brad Binder, Martin è l'unico dei tre primattori di questa stagione  a non aver ancora messo piede sul gradino più alto del podio ma - al cospetto del suo attuale stato di forma - la tradizione leggermente sfavorevole sbiadisce: anzi sparisce.

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Per finire, la presenza tutto sommato sporadica di Bagnaia, Martin e Bezzecchi nell'albo d'oro del GP del Giappone "apre" il pronostico ad almeno altrettanti colleghi che - pur non potendo più coltivare speranze iridate - possono puntare a risollevare le rispettive stagioni e - en passant - giocare un ruolo da arbitri nella sfida per il titolo. Stiamo parlando dei già citati Miller e Binder (primo e secondo un anno fa) e di Marc Marquez.

L'otto volte iridato ha ritrovato il podio (anche se solo nel formato Sprint) lo scorso fine settimana in India e a Motegi  ha vinto tre delle ultime cinque edizioni del GP del Giappone della premier class (2016, 2018 e 2019): un tris prestigioso ma - causa cancellazioni recenti - un po' datato e quindi non del tutto indicativo. Per completezza, l'ormai ex "Cannibale" può vantare a Motegi i successi con la Moto3 e con la Moto2 rispettivamente nel 2010 e nel 2012. Senza dimenticare la pole position messa a segno dodici mesi fa. 

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Quanto ai due attuali piloti KTM factory , l'australiano Miller si impose dodici mesi fa con la Ducati ufficiale ed è sempre in cerca dell'occasione giusta per riportare sulla "fast lane" la sua prima stagione con la moto austriaca, provando a riequilibrare il confronto con il proprio compagno di squadra sudafricano. Con cento punti tondi tondi di ritardo sul vertice della classifica, Binder ha realisticamente pochissime chance di riagganciare il trio di testa ma talento puro e imprevedibilità (non la continuità, purtroppo per lui) fanno del sudafricano una variabile... impazzita nel rush finale di questa stagione.

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