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verratti, l'ex agente: "voleva il barcellona, il Psg lo ha chiuso in una stanza"

L'interesse da parte della Juventus per Marco Verratti è ormai noto a tutti da anni, in particolare all'inizio della carriera del centrocampista azzurro quando lo stesso militava ancora fra le fila del Pescara. In pochi potrebbero pensare come l'attuale giocatore dell'Al-Arabi sia stato realmente vicino a vestire la maglia bianconera prima di approdare al Paris Saint Germain. A ricostruire la vicenda è stato il suo ex agente Donato Di Campli che ha raccontato in un'intervista a "Calciomercato.com" i retroscena di una trattativa senza dubbio "intricata" e andata in scena nell'estate 2012

"Lo voleva fortemente Paratici, avevano raggiunto l'accordo per il trasferimento di Marco a Torino e due giocatori bianconeri a Pescara: uno era l'australiano James Troisi, ma l'ingaggio era fuori budget per il Pescara e saltò tutto - ha spiegato l'ex fiduciario del calciatore abruzzese che ha aggiunto come Verratti si sarebbe quindi dovuto trasferire al Napoli.

"Fu una mia intuizione. Il Pescara aveva già ceduto Marco al Napoli per 10 milioni, io ero a Milano ed entrai nello stesso ristorante nel quale stavano facendo una riunione per i diritti televisivi. Tra i presenti c'era il presidente del Psg Al-Khelaifi, non sapeva neanche chi fossi. All'epoca ero un giovane procuratore, ma per non portarlo a Napoli litigai talmente tanto col Pescara che il presidente Sebastiani non mi volle più parlare. Anche perché Bigon mi disse che per Mazzarri, allora allenatore azzurro, Marco non avrebbe avuto spazio".

Il procuratore ha inoltre raccontato come il campione d'Europa sia stato vicino nel 2015 al trasferimento al Barcellona con uno stop arrivato direttamente dal numero uno dei parigini: "Braida e l'ex ds Fernandez vennero a Parigi, a casa di Marco. Il giocatore mi diede il via libera per imbastire l'operazione, poi si bloccò tutto - ha spiegato Di Campli -. Verratti disse al Psg di voler andare al Barcellona, io ero in vacanza con lui a Ibiza e preferivo che da lì andasse direttamente a Barcellona senza passare da Parigi per allenarsi. Avevo paura non lo facessero più partire. Insieme a noi c'era Maxwell con i due che tornarono a Parigi, ma Marco venne chiuso in una camera nella quale gli dissero che avrebbero preso Neymar, gli avrebbero rinnovato il contratto e fatto tutto quello che voleva, ma a un patto: doveva lasciare il suo agente".