Zlatan Ibrahimovic ha parlato a cuore aperto in un'intervista a ‘Piers Morgan Uncensored’, dopo le anticipazioni dei giorni scorsi. "Mi sono ritirato tre mesi fa, non è una questione di volerlo o no, l’ho accettato. Non mi sentivo più bene. Avrei potuto continuare e avrei potuto soffrire ancora dal punto di vista fisico, ma io volevo sentirmi bene e non volevo avere conseguenze - ha spiegato l'attaccante svedese -. Non volevo zoppicare dopo la mia carriera, o non fare cose con i miei ragazzi. Quindi ho scelto di fermarmi e credo di averlo fatto nel momento giusto. A essere sincero, quando vedo tutti gli attaccanti lì fuori penso che potrei giocare ancora e che potrei fare molto più di loro e meglio di loro. Non è una questione di ego. Potrei farti molti nomi, non penso di essere migliore del 95% di loro, sono migliore del 95% di loro".
“Non mi manca il pubblico, non ne ho bisogno. Ho giocato per 20 o 25 anni davanti a novantamila persone e ho fatto di tutto. Mi sono fatto fischiare, mi sono fatto amare e oggi non ho bisogno di quel tipo di attenzione. Sono quello che sono e sono ricordato per ciò che ho fatto in campo. Non cerco di essere riconosciuto o cose del genere, altrimenti farei il commentatore o cose che fanno altri ex giocatori. Loro lo fanno perché gli manca attenzione e perché vogliono essere ancora davanti a una telecamera. Li capisco, perché in campo ti senti vivo, senti l’adrenalina, senti l’erba, i duelli, il calore, l’atmosfera. Poi dipende da come sei, io ero un giocatore emozionale, ma ora le cose sono cambiate e faccio una vita normale".
"Sono passati solo tre mesi, ma faccio molte più cose adesso rispetto a quando giocavo. Ho le mie collaborazioni, i miei progetti, le mie cose. Sono incuriosito dalla recitazione, perché ho già fatto alcune cose di fronte a una telecamera e non sono timido. Penso che potrei essere un buon cattivo e il mio inglese sembra quello di un criminale russo. Sono curioso, mi piacerebbe vedere se funziona".
"L'Arabia Saudita? Un calciatore già ricco ci va per un ingaggio folle: questo ti cambia la vita? Morirai prima ancora di aver speso tutti quei soldi. Io ho avuto offerte dalla Cina e pure dall'Arabia. Ma certi giocatori devono chiudere la carriera ad alti livelli, essere ricordati per il proprio talento e non per quanto hanno guadagnato: è per questo che ci alleniamo tutti i giorni. Io credo che quei giocatori che hanno raggiunto un alto livello non possano finire a un livello inferiore. La Cina mi ha offerto 100 milioni prima di andare in America, ma ho rifiutato, perché non era quello che volevo".
"Io credo che Guardiola sia un allenatore fantastico. Negli ultimi dieci o quindici anni è sempre arrivato primo o secondo, mai terzo. Però dovevo avere a che fare anche con la persona. Io gli dissi: se non vado bene per te, dimmelo. Tolgo il disturbo. Ricordo che al primo incontro mi disse: qui i giocatori non vengono in Ferrari o in Porsche. E io: perché? Alla fine andai da lui, un dialogo amichevole: ho bisogno di più spazio, il modo in cui vuoi che giochi non fa per me, quindi meglio che punti su altri giocatori. La partita successiva vado in panchina, la seconda e la terza idem. Ma il problema, secondo me, non era il mio rendimento: si era offeso perché gli avevo detto che mi serviva più spazio secondo le mie caratteristiche. Alla quarta partita in panchina mi sono ribellato: ho preso la mia Ferrari e ho parcheggiato proprio davanti al suo ufficio. Vuoi giocare col fuoco? Ti bruci. Da quel momento ha iniziato a evitarmi: io entravo nella sala colazione e lui usciva".
“Ho conosciuto Mourinho quando ha vinto la Champions League con il Porto. E’ venuto in Inghilterra e faceva un sacco di rumore, ma ha fatto anche tutto quello che aveva detto che avrebbe fatto. Non si tratta di arroganza, ma di fiducia. Lui ci crede davvero ed è schietto. Io sono così, se credo in certe cose lo dico e farò di tutto per riuscire a raggiungere i miei obiettivi. L’ho incontrato per la prima volta all’Inter ed è stato tutto diverso. Io venivo da Capello, uno della vecchia scuola ma molto duro. Mi distruggeva ogni giorno, mi buttava giù e mi tirava su ed è così che ha creato la mia mentalità in campo. Non mi ha mai fatto sentire soddisfatto. Mi ha detto di cosa aveva bisogno, io ero giovane, mi nascondevo tra grandi giocatori come Cannavaro e Vieira e lui urlava il mio nome. E’ così che è nato il soprannome Ibra, era divertente ma anche dura per me, era ogni giorno così ed era la mentalità della vecchia scuola. Poi ho incontrato Mourinho che aveva una mentalità molto dura ma che era una cosa nuova. In ogni allenamento facevamo una cosa nuova, non ripetevamo mai lo stesso esercizio due volte. Ti guardava e diceva a tutti ‘Avrete una chance, una seconda no’. Era diretto ma ti fa sentire forte e ti fa lottare per lui. E’ come un maestro, fa tutto ciò che serve per vincere. Ti motiva ed è un vincitore. Dice quello che pensa, ma prima si informa. Saprebbe più cose di me di quante io stesso ne potrei sapere. E’ forte".
"Quello in rovesciata contro l'Inghilterra. N2on molti giocatori sarebbero stati in grado di farlo. Quando fai l'attaccante sai dov'è la porta, non hai bisogno di vederla. La rovesciata di Cristiano Ronaldo (in Juventus-Real Madrid, ndr)? La mia è stata più bella, ne sono convinto al 100%. Anche la sua è stata bella, ma io l'ho fatto da 40 metri. Poi sono andato da Welbeck e gli ho detto: goditela, perché una cosa del genere non la vedrai più”.
"Il giocatore più forte di sempre? Ronaldo il Fenomeno. Ha cambiato il calcio. Guardavo le sue giocate su YouTube e cercavo di replicarle. Oggi tanti segnano un sacco di goal, ma non possono cambiare il calcio come ha fatto lui".
"Sono entrambi fantastici. Haaland gioca in un modo molto intelligente, non tocca mai la palla più del necessario. Ha il killer instinct, se segna tre goal poi ne vuole fare un quarto e poi il quinto. Si trova nell’ambiente perfetto. Da lui ti aspetti i goal e se non segna dirai che ha avuto una brutta giornata. Mbappé è invece più completo, può fare più cose di Haaland. Può fare cose inaspettate, mi ricorda Ronaldo il Fenomeno. Fa cose che gli altri non possono fare e può migliorare ancora tanto, deve solo concentrarsi sul calcio".