L'ANALISI

Manca poco per vedere l'Italia di Spalletti ma dietro si balla troppo

La prestazione di Wembley contro l'Inghilterra ha dato anche segnali positivi nonostante il risultato finale

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© Getty Images

I commenti del giorno dopo sono sempre legati al risultato, ed è normale che sia così. Non si può però non tenere conto di quanto di buono la Nazionale abbia saputo proporre a Wembley per quasi un'ora di partita. Giocare nel tempio del calcio contro l'Inghilterra non è mai facile e quando riesci a essere alla pari con gli ex maestri a casa loro, beh è comunque tanta roba... Peccato che la gestione in fase di non possesso, da poco prima del quarto d'ora del secondo tempo, abbia portato a quella che, leggendo il tabellino, assomiglia a una disfatta

Spalletti ha già messo il suo marchio su questa squadra, e non è una cosa da poco. L'Italia del primo tempo si gioca la partita senza timori reverenziali e mette in moto una serie di giocate di buon livello, a partire dalla capacità di uscire dal pressing, spesso portato altissimo, degli inglesi. In fase di consolidamento e di rifinitura si attacca con molti uomini, si sfruttano le sovrapposizioni (vedi gol di Scamacca), si cerca il movimento ad accentrarsi di Udogie e quello in profondità di Frattesi e Barella. L'Italia sa anche gestire bene la fase difensiva, con un sistema di pressing che avvicina Frattesi a Scamacca, che vanno a chiudere sui due centrali inglesi, fa alzare Barella sul primo centrocampista che si abbassa, e tiene i due esterni alti (Berardi ed El Shaarawy) in linea con il centrocampo, pronti a chiudere su Trippier e Walker. Il laterale sinistro della Roma, poi, in fase di difesa posizionale, si mette in linea con la difesa che diventa a cinque.

Un piano quasi perfetto. E quel quasi è più legato a fattori individuali che tattici. Innanzitutto gli inglesi hanno Bellingham e Kane. Il primo è dappertutto. Ha una capacità di lettura degli spazi quasi al di fuori dell'umana comprensione. Si avvicina al possessore, si lancia in profondità, entra in area, vede l'uomo libero. Basta una parola: fuoriclasse. L'altro, approfittando del fatto che l'Italia cerca la pressione individuale, si porta spesso, nel secondo tempo, a ridosso della metà campo dove non sempre viene seguito dai centrali azzurri, indecisi se cercare l'anticipo o non spezzare la linea. Da lì può cercare i cambi di campo che esaltano gli esterni alti. Anche se i due gol della ripresa arrivano da un numero di Bellingham, che con un sombrero spacca tutto il centrocampo azzurro, e da una doppia ingenuità difensiva su un pallone lanciato lungo su Kane. Nulla è compromesso sulla strada di Euro 2024, ma non c'è dubbio che qualcosa da registrare nei meccanismi difensivi debba essere una priorità nelle prossime sessioni a Coverciano.

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