Sono state Mercedes e Red Bull a spartirsi il grosso del bottino nelle dieci edizioni (le più recenti) del Gran Premio degli USA andate in scena sul Circuit Of The Americas di Austin: cinque successi per il campo di Stoccarda, "solo" tre per quello di Milton Keynes, però con due successi dell'onnipresente Max Verstappen (inevitabile che faccia la sua comparsa fin dalle prime righe...) nel 2021 e nel 2022 alla ripresa dall'emergenza sanitaria mondiale. Otto successi su dieci assegnati quindi, ma i due restanti? Beh, Ferrari e McLaren!
La Scuderia di Maranello ha "sporcato" con una pennellata di rosso lo strapotere Mercedes nel 2018: memorabile la vittoria di Kimi Raikkonen, anche perché si trattò della ventunesima e ultima affermazione di "Iceman" nel Mondiale. Storico anche il successo di Lewis Hamilton con la McLaren nel 2012, al debutto del COTA nel calendario iridato. Storica per più motivi: prima di tutto nel senso della continuità: una sorta di anello di congiunzione, visto che Lewis un anno prima aveva vinto l'ultimo in ordine di tempo di sei GP degli Stati Uniti consecutivi disputati sul circuito stradale realizzato all'interno del perimetro dello speedway che ospita ogni anno a maggio la 500 Miglia di Indianapolis. Senza dimenticare che - undici anni fa - Hamilton collezionò la prima delle sue sei vittorie nel GP a stelle e strisce: una in più di Michael Schumacher e di Ayrton Senna, tanto per dire del bladone di sir Lewis e della strada - anzi della pista - che Verstappen ha ancora davanti.
Nei piani di Maranello - come ha sottolineato il Tema Principal Frederic Vasseur, c' è un weekend texano vivace e di prima fascia, che allontani le ombre della notte di Losail: il forfait di Carlos Sainz, naturalmente, e poi la opaca performance di Charles Leclerc, quinto al traguardo sì ma dietro a Red Bull, McLaren e Mercedes, vale a dire tutte le rivali dirette e... indirette. Il rilancio è funzionale, anzi indispensabile al rilancio della corsa al secondo posto nel Mondiale Costruttori, per rimettere sul binario giusto (nella prospettiva ferrarista) una tendenza recente che - dopo il pareggio di Spa-Francorchamps, dalla ripresa post-coprifuoco estivo di Zandvoort aveva sempre visto Maranello rosicchiare punti e terreno alla Mercedes, fino al mezzo passo falso di Losail: ventuno punti per le Frecce d'Argento, tredici per la Scuderia. Si riparte intanto dai 326 punti totale di Stoccarda contro i 298 della Ferrari: una forbice di ventotto lunghezze da accorciare sul tracciato texano.
Si accettano... miracoli, in quanto a chances di vittoria ferrarista domenica ad Austin. È semmai la McLaren a inquadrare il primo podio alto della stagione dopo quello di Oscar Piastri (dalla pole Shootout) nella Sprint di due settimane fa a Losail. Anche perché sono stai proprio i due piloti "diversamente orange" a fare da paggi a Verstappen sul podio dei due GP più recenti: quello del Giappone e quello del Qatar, con Lando Norris secondo davanti al suo arrembante compagno di squadra australiano a Suzuka e quest'ultimo davanti al collega inglese sotto i riflettori di Losail. Vincendo in Texas, la storica scuderia color papaya farebbe di nuovo la storia... o quasi. Perché, tornando all'inizio, la prima vittoria americana di Hamilton undici anni fa è stata... la terz'ultima della McLaren: dopo di quella, nel palmarès del team solo quello di Jenson Button nel successivo GP del Brasile e poi più nulla fino a quella molto più recente di Daniel Ricciardo (che ad Austin torna in pista dopo l'infortunio di fine agosto a Zandvoort) nel Gran Premio d'Italia di due anni fa a Monza!