Plusvalenze, arriva l'ammissione dalla Francia: "Le fanno tutti, ma la Juve ha esagerato"
Il periodico "France Football" ha raccolto le testimonianze di diversi dirigenti della Ligue 1 in merito al fenomeno che ha investito i bianconeri
Le plusvalenze non sono un tema che tiene banco soltanto in Italia, ma anche in Francia dove a parlare sono stati alcuni membri di club transalpini. Il direttore sportivo di una nota squadra, che ha preferito rimanere anonimo, si è espresso sul caso in un'intervista rilasciata a "France Football" tornando sulla situazione vissuta dalla Juventus. Il club bianconero ha dovuto scontare una penalizzazione di dieci punti in campionato e l'esclusione per un anno dalle coppe europee pagando gli errori della società.
"Agnelli, già duramente colpito dal fallimento della Superlega, fuori dalla holding di famiglia, è scomparso dal panorama. Dava lezioni qua e là e il piccolo mondo del calcio gli mostrava chi comandava. Non lui, in questo caso. Hanno esagerato - ha sottolineato il ds francese a cui hanno fatto eco le parole di un'altra fonte di France Football -. Gli scandali spesso avvengono per imprudenza, quando pensi di essere intoccabile, ma resterà un incidente nella storia della Juve".
Il fenomeno delle plusvalenze non interesserebbe soltanto il club bianconero, come ammesso da un altro ex direttore di diverse squadre storiche della Ligue 1: "Francamente lo fanno tutti, ma non bisogna farlo come la Juve. La plusvalenza è un atto di equilibrio, con vantaggi e svantaggi da ogni parte, a seconda di ciò di cui uno ha bisogno. Ci adattiamo per aggirare le regole di gestione. Se sei un po’ intelligente, il rischio è relativamente basso. Non dà fastidio a nessuno, anzi fa comodo a tutti - ha spiegato la fonte che si è espresso anche in merito ai giocatori -. Non si rendono conto di quello che sta succedendo. E se prendiamo la Juve, non si può rifiutare. Il giocatore non perde stipendio e guadagna reputazione, l’agente ha una buona provvigione”.
A chiudere il cerchio ci ha pensato un amministratore delegato che ha spiegato come il problema sia come i club continuino "a vivere al di sopra delle proprie possibilità” e “che il calcio ha questo vantaggio unico nel mondo degli affari: non muore mai. I suoi attori possono fare tutte le cose stupide del mondo, lui è la fenice permanente”.