Dagli USA... agli USA passando per Messico e Brasile. Dalla ormai collaudata e molto country Austin alla debuttante e luccicante Las Vegas passando per le megalopoli di San Paolo. La geografia di questo scorcio autunnale della Formula Uno disegna una rotta tutta americana per un finale di stagione che non sembra più avere molto da dire ma... solo all'apparenza. Certo, il bottino grosso è già tutto da tempo nelle mani di Max Verstappen e nella bacheca Red Bull ma, pur non accendendo la passione delle folle, la sfida tra Mercedes e Ferrari per il secondo gradino del podio tra i Costruttori è tutt'altro che di secondaria importanza. Anzi, è proprio una questione... di fondo. La squalifica di Lewis Hamilton e Charles Leclerc ad Austin a causa dell'eccessivo consumo del pattino delle loro monoposto ha di fatto rimescolato le carte... a vantaggio di Maranello che - al di là del podio ereditato da Carlos Sainz, ha ridotto a ventidue punti il ritardo dalle Frecce Nere che però sul ritmo-gara sono ormai superiori alle dirette rivali. Più performanti sul giro secco, le SF-23 possono permettere allo stesso Sainz e a Charles Leclerc di godere di un vantaggio iniziale in termini di posizione sullo schieramento di partenza. Poi però, dallo spegnimento dei semafori in avanti, tocca mettere mano alla strategia e - da questo punto di vista - i precedenti recenti (anzi recentissimi) non restituiscono troppe certezze.
È pur vero che nemmeno il campo avversario ha brillato più di tanto per tempismo in Texas ma - imprevisti regolamentari a parte - puntando l'inerzia è favorevole alla Mercedes e anche la tradizione recente del GP del Messico. Anzi, tecnicamente, del GP di Città del Messico, come la prova è stata rinominata dopo la cancellazione del 2020a causa dell'emergenza sanitaria mondiale.
Al di là della vittoria dalla pole position del "solito" Max Verstappen dodici mesi fa all'autodromo dedicato ai fratelli da corsa messicani Pedro e Ricardo Rodriguez, a montare sul gradino centrale del podio a...metà strada tra il vincitore e l'idolo locale Sergio Perez era stato Hamilton, mentre il suo compagno di squadra George Russell aveva chiuso ai piedi del podio (ma con il giro più veloce della gara) davanti alle due Rosse di Sainz e Leclerc, quinto e sesto come nel 2021, ma a posizioni invertite (ultimo podio rosso nel 2019 con il secondo posto di Vettel), per dire di uno "storico" recente messicano non particolarmente brillante e di un podio sul quale ugualmente negli ultimi due anni sono saliti gli stessi tre piloti nello stesso ordine (Verstappen, Hamilton e Perez appunto). Occorre insomma - da parte delle Ferrari - un passo avanti in direzione del podio messicano, perché l'inaspettato "aiutino" from Austin va fatto fruttare e poi perché il film del Mondiale si avvicina ai titoli di coda, anche a quelli di consolazione.