Tredici punti separano Francesco Bagnaia da Jorge Martin nella sfida per il titolo che riparte il secondo weekend di novembre in Malesia, prosegue a stretto giro di... pista sette giorni più tardi in Qatar e poi casomai (tutti ce lo auguriamo, per la suspense) culmina il 26 novembre nella resa dei conti valenciana. Tredicipunti a tre gare dalla fine: una questione di numeri, certo. Perché poi sono solo i numeri a fare la differenza finale. A restituire la "cifra" del confronto sono però anche carattere e personalità, tenuta e "testa" del campione in carica e del suo rivale pari moto spagnolo. Da questo punto di vista, il recentissimo Gran Premio della Thailandia ha offerto un significativo segno di discontinuità rispetto alle prove precedenti: in particolare rispetto ai GP che hanno seguito la pausa estiva, lanciando la candidatura-Martin e ancor più nello specifico, rispetto ai GP di Indonesia e Australia che hanno preceduto la tappa di Buriram.
È infatti interessante notare come, al Chang International Circuit, lo spagnolo si sia messo sulle tracce del campione in carica (mettendoci più testa del solito) e come Pecco si sia in un certo senso adeguato alla bisogna, accettando la sfida aperta con il rivale. Jorge più accorto, pur senza rinunciare al suo estro recente, Francesco più propenso ad osare, stando però ben attento ad accarezzare il limite senza oltrepassarlo. D'altra parte, il livello della sfida questo richiede: provare ad impadronirsi dei punti di forza dell'avversario, per compensare le proprie debolezze. Perché se il confronto è così ravvicinato, una della possibili chiavi di lettura è questa: la necessità di rubare al contendente ciò che lo ha portato fin lì. Nulla di trascendentale: è in un certo senso la buona vecchia storia dei campioni che si annusano e che - subito sopo averlo fatto - mettono in pratica sensazioni e intuizioni. Per trasformarle in performance, sorpassi, punti iridati: i numeri, alla fine. Quelli che contano e trasformano le differenze in una sola: quella che porta uno al titolo, l'altro ad un inverno di riflessioni e di propositi di vendetta (sportiva!).
Non solo un teatro d'operazioni che (proprio per quanto scritto sopra) si adatta meglio alle caratteristiche di uno dei candidati piuttosto che dell'altro. Non solo configurazioni di pista più favorevoli a una moto piuttosto che ad un'altra (Bagnaia e Martin poi guidano la stessa!), ma un panorama molto più aperto e strutturato: tre GP alla stregua di altrettante finali, come si dice in questi casi.
Terzi incomodi? Beh sì, lo si è visto anche in Thailandia, con Brad Binder in modalità "E io tra di voi (se non... vinco mai)". C'è da scommettere però che - trattandosi di una sfida in qualche modo interna (alla Ducati) - pur badando ai loro interessi ed alle loro legittime ambizioni, i vari Bastianini, Zarco, Bezzecchi, Marini, Di Giannantonio e Marquez (Alex) faranno di tutto per non interferire: magari proprio stando davanti ai due candidati. Meno riguardi avranno invece i piloti di KTM, Honda, Aprilia e Yamaha: una "bella" variabile... impazzita.
Da qualsiasi prospettiva insomma un finale di stagione caldissimo, teso e incerto. Anche premessa di un leit motiv delle prossima stagioni? Senza scendere troppo nel dettaglio, un possibile remake delle sfide Italia-Spagna di qualche anno fa... Preferiamo pensare ad un confronto a più ampio raggio rispetto all'attuale duopolio. Saranno d'accordo con noi - ne siamo certi - piloti affamati di vittoria e di rivincita come Bezzecchi, Quartararo, Espargarò (Aleix) e Marquez: il Cannibale, stavolta.