Nel gergo alpinistico, soprattutto quello di tempi ormai lontani, era frequente sentire raccontare o magari leggere (nelle relazioni di salita) di vie da cercare, trovare e aprire alla stregua di “problemi da risolvere”. Non cambia molto, in fondo, se applichiamo al ragionamento la variante semantica del rebus da sciogliere o magari… dell’enigma da decifrare. Magari l’Enigma con l’iniziale maiuscola, quella che ci porta… alla base della Torre Trieste, un maestoso pilastro di roccia (detto anche la “Torre delle Torri”) nel gruppo del Civetta (Dolomiti Bellunesi), a sud della cima principale della montagna (3220 metri slm), lungo il quale sono state disegnate nel corso del tempo diverse vie impegnative, che sono oggi altrettanti itinerari classici di salita ai 2458 metri della sua vetta. A distanza di oltre un secolo da quella che è considerata la prima salita assoluta alla sua cima (realizzata nel 1910 da Napoleone Cozzi e Alberto Zanutti), il monolite dolomitico offre ancora spunto alla fantasia degli alpinisti più ambiziosi. Tra gli itinerari di più recente nascita vi è proprio “Enigma”, via aperta sulla Parete Sud della Torre da Alessandro Baù, Alessandro Beber e Nicola Tondini quasi esattamente un anno fa, ai primi di novembre 2022, per poi essere liberata dagli apritori stessi quasi otto mesi più tardi (nel giugno di quest’anno) e annoverare a fine estate la sua prima ripetizione.
La Torre delle Torri nel gruppo dolomitico che conta anche la Parete delle Pareti, come è spesso definita la Nordovest del Civetta. Un teatro d'operazioni di altissimo impegno, oltre che uno scenario di bellezza incomparabile. E naturalmente una sorta di missione per il trio "a trazione integrale nord-est" formato dal padovano Baù, dal trentino Beber e dal veronese Tondini.
Dieci anni per un sogno
“Enigma” è un’avventura tra amici, nata da una idea di Nicola Tondini e rimasta a lungo … sospesa tra sogno e desiderio. “Ricordo come fosse ieri un giorno di ottobre di venti anni fa, in cui mi trovavo in val Corpassa. Ero a dormire a Capanna Trieste e il mio sguardo era catturato dalla parete Sud della Torre Trieste. Cercavo di individuare le possibili vie nuove realizzabili lì”. Dieci anni più tardi Tondini si trova a salire in parete lungo la via Carlesso e “mentre l’arrampicata scorreva veloce sotto le mani, lo sguardo si andava a posare sulle molte sezioni di parete tra questa via e la via Cassin. Molte erano invitanti, tante altre sembravano invece dei grandi punti di domanda”.
L’idea di tentare una nuova via viene condivisa con Alessandro Baù e Alessandro Beber, compagni di cordata nell’apertura di “Colonne d’Ercole” (2012), sulla parete Nord-Ovest della Civetta stessa. Tutti e tre conoscono già la Parete Sud: ne hanno percorso più volte la Cassin e la Carlesso. La volontà di unire le forze per realizzare questo nuovo sogno condiviso c’è ma il progetto resta in stand-by fino al lockdown del 2020, che offre sufficiente tempo per studiare la parete attraverso scatti collezionati negli anni, valutando potenziali linee di salita nel settore della parete compreso tra la la Cassin e la Carlesso stesse. L’incertezza è tanta, le foto mostrano chiaramente la presenza di sezioni di roccia liscia apparentemente insuperabili.
Ad incrementare le difficoltà - come evidenzia Alessandro Beber - è la “malsana tendenza” del trio a porre regole che complicano il gioco. Non hanno soltanto intenzione di aprire una nuova via sulla Torre più celebre delle Dolomiti: vogliono anche che sia “una via con una sua logica, che non… disturbi le grandi classiche e che rispetti la storia della parete”. E poi ancora “che sia in stile tradizionale, che non richieda di progredire in artificiale”.
Passano altri due anni, durante i quali il progetto continua a vivere, anche se le insicurezze crescono. Nel mese di giugno del 2022 il team decide di passare dall’idea all’azione ma un imprevisto arriva a scombinare i piani, sotto forma di un infortunio a una mano di Beber che determina lo slittamento del piano operativo all’autunno. Il 26 settembre i tre si ritrovano finalmente alla base della parete e il sogno inizia a diventare realtà, come ricorda Baù: “Quando abbiamo iniziato a salire siamo sempre stati concordi su quale linea seguire. Era facile: la più bella!”
Nel primo tratto di salita, fino alla cengia “zero” (dove parte il tratto comune della Carlesso e della Cassin), i tre seguono una linea evidente di fessure e diedri, senza incontrare grandi difficoltà. Al momento di affrontare la prima fascia strapiombante, le condizioni meteo impongono però un dietrofront. Dopo una settimana i nostri tornano alla Torre e notano che qualcosa è cambiato: c’è qualcuno in azione sulla stessa porzione di parete. Si tratta di una cordata composta da Simon Gietl, Vittorio Messini e Matthias Wurzer. Le due squadre lavorano in parallelo per settimane. Grazie a sequenze di appigli perfetti, i tre italiani riescono a superare le sezioni più complesse. Tra fine settembre e inizio novembre (in sette giornate non consecutive) Baù, Beber e Tondini risolvono i ventotto tiri di quella che viene ribattezza via “Enigma” (900metri, IX/IX+ - VIII obbl. - R3, III, EX). Il 4 novembre Nicola e i due Alessandro toccano le rocce della vetta, stringendosi in un abbraccio emozionato.
Perché il sogno possa dirsi realizzato manca solo la prima salita in libera ma l’inverno è ormai alle porte e bisogna rimandare, almeno di una manciata di mesi: il tempo del ritorno della bella stagione. Il meteo primaverile ostacola però i piani. La finestra perfetta arriva ad estate appena iniziata. Sabato 24 e domenica 25 giugno di quest’anno i tre alpinisti tornano in parete e liberano la via one-push, alternandosi sui ventotto tiri di quel rebus decennale finalmente risolto. Tre mesi più tardi, tra domenica 3 e lunedì 4 settembre, Marco Cordin e Matteo Monfrini ne realizzeranno poi la prima ripetizione.
La salita sulla Torre Trieste chiude un capitolo ma apre le porte a nuovi progetti. “Con l’inverno in arrivo è tempo di sfogliare le guide, scorrere le foto fatte alle pareti durante l'estate e decidere gli obiettivi per la prossima stagione”, commenta Alessandro Baù, anticipando intanto un ritorno in Patagonia come obiettivo dell’inverno che bussa alle porte.
Il perché di un nome misterioso
“Enigma”. A proporre tale nome per la via è Beber: “Per lo stato di incertezza che ci ha accompagnato per tutta la salita, fino agli ultimi tiri, dove la roccia compattissima non lasciava troppe speranze di trovare una via verso l’alto”. La proposta ha trovato pronta approvazione da parte di Baù e Tondini. ENIGMA, un perfetto acrostico degli elementi essenziali di questa avventura condivisa: Energia, Natura, Idealismo, Grinta, Meraviglia, Amicizia.
Si ringrazia per la collaborazione Tatiana Marras
A seguire la carta d'identità della via Enigma e gli schizzi del suo sviluppo lungo la Parete Sud della Torre Trieste al Civetta