Si è chiusa la telenovela Bruno Caboclo, almeno per quanto riguarda l'aspetto campo. Il 28enne brasiliano, dopo aver rifiutato il trasferimento all'Umana Reyer Venezia nonostante i contratti già firmati, è stato ufficializzato come nuovo giocatore del Partizan Belgrado fino alla stagione 2024/25.
Un vero e proprio caso, scoppiato questa estate dopo che il club italiano aveva siglato un accordo poi non rispettato dallo stesso Caboclo, che ha fatto sapere che non avrebbe vestito la maglia di Venezia. Uno stravolgimento anche per l'Umana Reyer del presidente Casarin, che nei giorni passati aveva spiegato che "la situazione è tale e quale a quella segnalata oltre un mese fa: Bruno Caboclo è sotto contratto con l'Umana Reyer".
In serata il club lagunare attraverso un duro comunicato apparso sul sito ufficiale ha chiarito la sua posizione:
"L'Umana Reyer Venezia prende atto della ingiusta e viziata decisione della Federazione Internazionale di Pallacanestro (FIBA), di rilasciare il nulla osta al giocatore Bruno Caboclo, su sollecitazione del Club Partizan Belgrado.
Il rilascio del richiamato nulla osta, a fronte di una gravissima violazione posta in essere dall'Atleta, in manifesta malafede e con il colpevole concorso di manager e nuovo Club è del tutto inaccettabile, e sarà impugnata dalla Reyer in ogni sede e con ogni mezzo legale disponibile, a cominciare dal ricorso al FIBA Appeals Panel.
Parimenti la Reyer si riserva di far accertare nelle sedi competenti la condotta illecita dei manager del giocatore e dello stesso Partizan Belgrado, che pur consapevole del vincolo contrattuale in essere con la Reyer ha dato corso alla richiesta di trasferimento.
Non è tollerabile che in un sistema funzionale e interdipendente come quello del basket europeo un club si avvantaggi delle prestazioni di un giocatore contrattualmente legato ad un potenziale avversario.
E non è tollerabile il voltafaccia di giocatori e agenti nel disprezzo, non solo dei contratti, ma anche della programmazione sportiva, degli investimenti e della competitività delle squadre.
Per questo Reyer è assolutamente determinata a continuare la propria battaglia legale nei confronti di tutti i soggetti coinvolti in questa vicenda e in tutte le sedi possibili.
Perché è purtroppo evidente che il rispetto dei codici di comportamento sanciti dalla stessa FIBA e dei basilari valori sportivi che dovrebbero essere condivisi da tutti non possono essere affidati alla coscienza individuale di chi opera, a qualsiasi titolo, nel nostro sport".