Pioli fa mea culpa, il Milan risorge tornando umile: il fattore L e l'effetto Ibra
Calabria e compagni tornano in corsa seriamente per gli ottavi: sarà cruciale la prossima gara col Borussia Dortmund a San Siro
L come Leao, L come Loftus-Cheek. Il Milan risorge nella notte più importante di Champions nel segno delle due colonne portanti che troppo sono mancate ai rossoneri. Il portoghese fa il trascinatore vero e proprio al cospetto del Psg di un Mbappé opaco, l'inglese invece domina a centrocampo a suon di spallate e giocate di qualità. Con il loro vestito ideale i rossoneri mandano letteralmente al diavolo critiche e tensioni degli ultimi giorni rinsaldando anche la posizione di Pioli.
Pioli, mai veramente in dubbio, si è però preso una bella rivincita nel segno dell'umiltà: ha cambiato un po' filosofia accettando (finalmente) di giocare di rimessa (il possesso palla dei milanesi si è fermato appena sopra il 30%), ed è ritornato immediatamente al 4-2-3-1 (a conti fatti il modulo che ha portato allo scudetto) senza il suo pallino, ossia Rade Krunic. Schierando inoltre in regia Tijjani Reijnders, bravo in fase di contenimento, il quale si è alternato costantemente con Musah, altro baluardo tornato ai propri livelli. Per Loftus-Cheek invece, parlano direttamente i fatti al pari di Leao: sontuoso in fase di recupero palla, ha permesso al Milan di vincere la bellezza del 60% dei duelli. Fattore cruciale in una sfida a lungo sporca.
La cattiveria e la determinazione dei rossoneri è risaltata clamorosamente agli occhi: forse si è già visto l'effetto Ibrahimovic, il grande protagonista della vigilia tra incontri con Cardinale e le voci di un possibile ritorno da dirigente. In attesa di capirne l'esatto ruolo, lo spirito di Zlatan sembra essere già tornato nello spogliatoio dei 19 volte Campioni d'Italia. O forse non se ne era mai andato, prendendosi solo una pausa.