CICLISMO

Ciclismo, il dramma di Ullrich: "Senza doping era come partecipare a una sparatoria armati solo di coltello"

 Il vincitore del Tour de France 1997 ha raccontato la propria esperienza ripercorrendo le varie tappe che lo hanno portato alla depressione

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"La percezione diffusa all’epoca era che senza aiuti sarebbe stato come partecipare a una sparatoria armati solo di coltello. L’atteggiamento generale era: se non lo fai, come sopravvivrai alla gara?” Parole che fanno discutere quelle espresse da Jan Ullrich che è tornato a parlare del ciclismo a cavallo fra gli Anni Novanta e Duemila che lo hanno visto protagonista sulle strade di tutto il mondo. Vincitore del Tour de France 1997 e più volte sfidante di Lance Armstrong alla Grand Boucle, il tedesco ha dovuto far i conti con il doping che all'epoca appariva come una normalità. 

"Ho imparato molto rapidamente che il doping era diffuso. Mi hanno insegnato: sei bravo, hai un grande talento, ti alleni con tantissima dedizione, hai tutte le qualità che ti servono. Ma se vuoi mantenere questo livello devi farlo - ha spiegato l'ex capitano della Telekom che, a differenza di molti suoi colleghi, ha preferito non parlare della situazione per lungo tempo. 

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Una scelta dettata dal coinvolgimento nella vicenda Fuente nel 2006 che ha letteralmente concluso la sua carriera e che lo ha accompagnato verso una fase particolarmente complicata della propria vita: "Non volevo essere un traditore. Non volevo dire mezze verità e certamente non tutta la verità. C’erano mezzi di sussistenza in gioco, famiglie, amici. Gli avvocati mi hanno detto: o esci e demolisci tutto, oppure non dici niente - ha confessato Ullrich ai microfoni di  Stern -. Avrei dovuto parlare. Sarebbe stato molto duro per un breve momento, ma dopo la vita sarebbe stata più facile. All’epoca contro di me era ancora in corso un procedimento penale. I miei avvocati mi hanno consigliato di rimanere in silenzio. Consiglio che ho seguito, ma di cui ho sofferto le conseguenze per molto tempo“.

Dopo la carriera da ciclista, il campione teutonico è stato costretto a far i conti con un dramma personale che lo ha visto far i conti con la depressione oltre che con le dipendenze da alcol e droghe: "Non avrei potuto cadere più in basso di così. Il vino divenne whisky. All’inizio ne bevevo una bottiglia al giorno, poi al massimo due. Era un anestetico - ha concluso Ullrich -. La cocaina mi ha trasformato in un mostro in un istante. Adesso ho di nuovo fame di vita“.

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