Jannik Sinner è diventata ormai una costante per Novak Djokovic. Il 22enne di Sesto Pusteria affronterà per la terza volta in poco più di dieci giorni il campione serbo puntando a prendersi la rivincita per la finale persa alle Atp Finals, ma al tempo stesso puntando a trascinare l'Italia in Coppa Davis in una finale che manca dal 1998. A rilanciare la sfida è stato il 36enne di Belgrado che ha parlato della rivalità con l'altoatesino al termine del match vinto con la Gran Bretagna: "Sarà la terza volta in poco più di una settimana. Sarà fantastico, penso, sia per gli appassionati di tennis che per i tifosi italiani e serbi, e per chi sarà qui a Malaga. Stiamo sviluppando una bella rivalità ultimamente. Ho tantissimo rispetto per lui".
Come ogni vero campione che si rispetti, Djokovic ha riconosciuto il talento che avanza ponendo grande attenzione su quello che potrebbe rivelarsi l'ostacolo più difficile da superare nel corso della giornata di sabato 25 novembre. "Ho visto un po' il singolare e il doppio che ha vinto oggi. Sorprendente. Ha giocato davvero ad alto livello. E' entusiasta di giocare per il suo Paese. Ha ribaltato praticamente da solo lo 0-1 dell'Olanda - ha spiegato il numero uno al mondo -. Ovviamente il format della Coppa Davis non dipende solo ed esclusivamente dal singolo. Quindi il match tra noi due non sarà decisivo. Penso alle due partite che abbiamo giocato a Torino e credo serviranno e aiuteranno entrambi nella nostra preparazione per sabato. So cosa mi aspetta. Sarà una grande partita".
Come avvenuto anche a Torino, il leader del ranking mondiale ha avuto a che fare con il pubblico presente sugli spalti polemizzando in maniera plateale al termine della sfida vinta con Cameron Norrie: "Mi hanno fischiato tutta la partita. E' mancanza di rispetto, ma è una cosa per cui devo essere preparato. In Coppa Davis è normale che a volte i fan oltrepassino il limite e anche tu entri nella foga del momento, anche tu reagisci - ha confessato Djokovic -. Possono fare quello che vogliono, ma risponderò sempre. Questo è quello che è successo. E alla fine, per chiunque fosse lì e ha visto quello che è successo, stavo cercando di parlare e loro hanno iniziato di proposito a suonare la batteria in modo che io non potessi parlare e hanno cercato di infastidirmi per tutta la partita".
Nonostante le criticità mostrate in merito al format, Djokovic ha deciso di onorare fino in fondo la Coppa Davis, al fine di portare alto il nome della Serbia dopo la vittoria nel 2010: "È un onore e un privilegio rappresentare il proprio Paese. È anche una responsabilità. Quando guardo la panchina, normalmente nessuno è seduto lì. Il mio capitano è seduto lì ed è anche il mio amico d'infanzia, Abbiamo vinto insieme la Coppa Davis nel 2010. C'è un grande spirito di squadra. Riteniamo di avere buone possibilità per vincere il titolo".