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Luna Rossa, arrivederci ad agosto con prospettive rosee

 Il Match Race di Jeddah a New Zealand ma l'imbarcazione italiana ha dimostrato di non avere nulla da invidiare

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Ha vinto New Zealand, viva New Zealand, ma da oggi gli stessi kiwi e il resto della vela di Coppa America, hanno avuto la conferma che Luna Rossa sarà la principale barca da battere il prossimo anno nelle acque di Barcellona. Il quartetto formato dai timonieri Tita-Grandoni e dai trimmer Bissaro e Molineris, è arrivato a sfidare nel match-race di finale nelle acque di Jeddah i detentori della coppa neozelandesi, e già questo può considerarsi un grande risultato, se pensiamo che sugli AC40, le barche usate per questi preliminari, gli italiani si sono allenati molto di meno degli avversari, che peraltro questi scafi li hanno progettati e costruiti.

E poi la sorpresa messa in acqua nel Mar Rosso da Max Sirena, team director della sfida italiana, che ha lasciato a casa due velisti del calibro di James Spithill e Checco Bruni per affidare i timoni della barca italiana a Ruggero Tita, fuoriclasse medaglia d’oro dei Nacra 17, e soprattutto al diciannovenne Marco Gradoni, paradossalmente un principiante nel nuovo mondo della vela volante.

Risultato? Tre regate vinte e secondo posto in classifica generale, tenendosi dietro svizzeri, inglesi, francesi e americani e diritto a partecipare a quello che è poi l’essenza della Coppa America, ovvero l’uno contro uno decisivo contro Emirates Team New Zealand.

America's Cup: Luna Rossa sfida New Zealand a Jeddah, ma deve arrendersi in match race

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Che hanno dimostrato di essere ancora un gradino avanti, di essere più bravi in partenza e poi impeccabili nella gestione della regata, costringendo alla fine all’errore l’equipaggio italiano all’ultimo cancello e prima del lato conclusivo. Probabilmente Luna Rossa non sarebbe riuscita comunque a rimontare, ma bisognava prendere dei rischi e spingere la barca al limite nel tentativo di recuperare, fino a vedere inabissarsi violentemente in acqua la prua, con un pizzico di apprensione per una decelerazione in barca da 80 km/h a 0 in pochi metri.

Ora si rientra a Cagliari per completare la costruzione dell’AC75 che sarà varato in Italia e poi trasportato a Barcellona, facendo tesoro delle indicazioni venute fuori dalle regate di Jeddah, sia dal punto di visto umano che tecnologico. Con la consapevolezza, per Max Sirena, di avere tra le mani un quartetto di timonieri che non ha proprio nulla da invidiare al resto degli equipaggi della 37° edizione dell’America’s Cup.

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