Si è spesso erroneamente sostenuto che l'Inter avesse perso gli ultimi due scudetti contro le piccole. Si sono sottolineati passi falsi inattesi (la famosa sconfitta nel recupero di Bologna nell'anno del tricolore del Milan, ad esempio) e cali di tensione spesso in concomitanza con le settimane di Champions. La narrazione è stata in realtà bugiarda e basta un dato per smentirla: solo nello scorso campionato i nerazzurri hanno ottenuto 21 punti, frutto di 7 vittorie e altrettante sconfitte, negli scontri diretti contro le prime sette della classifica. Solo cinque punti in più di quelli conquistati da Lautaro e compagni nei sei faccia a faccia fin qui disputati in stagione. Il cambio di rotta è evidentissimo: dalla Juve seconda alla Fiorentina, passando per Milan, Napoli, Roma e Atalanta (manca ancora la Lazio, in calendario tra due giornate), l'Inter non ha più sbagliato un colpo: 5 vittorie, il pari di Torino contro la Juve, 16 gol fatti e 3 subiti, vale a dire il segno più evidente di una superiorità che si può serenamente definire imbarazzante. Il tutto portandosi a casa con un paio di turni di anticipo la qualificazione agli ottavi di Champions dove anche il primo posto nel girone, importantissimo, sembra francamente alla portata (decisivo lo scontro diretto in casa contro la Real Sociedad).
Proprio dalla Champions, e per essere più precisi dalla finale persa lo scorso giugno contro il Manchester City, l'Inter ha tratto questa clamorosa consapevolezza della propria forza. La formazione di Inzaghi non si limita a vincere: stravince. Ne sa qualcosa il Milan, fatto a pezzi nell'umiliante 5-1 di settembre, e ne sanno qualcosa la Fiorentina (4-0) e il Napoli (3-0). Lo sa la Roma, battuta sia pure di misura (1-0) e lo sa l'Atalanta, sconfitta 2-1 in casa. L'unica eccezione a questo predominio evidentissimo è stata la Juventus (1-1), in parte perché avversaria sempre complicata psicologicamente per i nerazzurri (la famosa sudditanza nei confronti dei bianconeri), in parte perché l'atteggiamento, diciamo così, molto umile della squadra di Allegri ha complicato non poco la fase offensiva dell'Inter fin quasi a disinnescarla totalmente. Trattasi, però, di un episodio, questo sì associabile ad alcuni passi falsi inattesi delle stagioni scorse. Per il resto, quale che fosse l'avversario, quando le partite contavano l'Inter le ha sbranate senza pietà.
Inutile sottolineare che la questione non è banale affatto. Il campionato, in realtà, è ancora molto aperto. In fondo la Juve è a soli due punti dall'Inter e il Milan, a sei, non è così lontano (la prima è senza coppe, la seconda potrebbe essere presto nelle stesse condizioni). Il punto è però che i nerazzurri non hanno mostrato crepe praticamente mai. Come ben sottolineato dal nostro Enzo Palladini hanno anzi allungato di settimana in settimana una lista di record che è spaventosa: dal miglior attacco alla miglior difesa fino al capocannoniere del torneo. Numeri che sarebbero ancora più impressionanti se si dettagliassero, ad esempio, nei gol dei centrocampisti o dei difensori, nella contribuzione alle reti dei due attaccanti, nella facilità di agire in ripartenza o di manovra, alternando nelle varie fasi della gara la capacità di soffrire alla naturale propensione a dominare il gioco. La gara contro il Napoli è in certo senso un esempio lampante: soprattutto nel primo tempo l'Inter ha attraversato momenti di difficoltà rispondendo con minuti di grande pressione offensiva. Ha difeso e offeso quasi nella stessa maniera e, alla fine, vincendo tutti i duelli personali. Lautaro è stato meglio di Osimhen, Thuram di Kvara, Calhanoglu di Lobotka, Acerbi dell'intera difesa avversaria. Uno contro uno, in scontri diretti - anche questi - continui e decisivi. Decisivi eccome: come puoi competere con loro se non li batti mai? Già, è tutto qui.