Il "peggior" secondo posto nel Mondiale di sempre, il meno meritato e lusinghiero: è quello... conquistato da Sergio Perez nel Mondiale che si è concluso con un piazzamento ai piedi del podio nell'ultimo GP della stagione, bruciato all'ultima curva dalla Ferrari di Leclerc. In un certo senso l'immagine-simbolo di una stagione da incubo che il messicano - tenuto sulla corda dal suo stesso team per tutta la seconda metà del Mondiale - aveva iniziato sfidando a viso aperto il compagno di squadra, ribattendo colpo su colpo nelle prime quattro gare della stagione (con le vittorie di Jeddah e Baku), prima di sfilarsi dalla corsa al titolo, di fatto nell'arco di un fine settimana, quello di Miami: pole position di Checo, vittoria schiacciante di SuperMax dalla quarta fila al via. Dai fuochi d'artificio alla notte fonda nel giro di poche ore. Storia vecchia, un film già visto: questa volta però il finale è stato davvero deludente, tanto in gara quanto (anzi, ancora di più) in qualifica. Sergio è stato a quel punto obbligato a difendere il secondo posto dagli attacchi di Lewis Hamilton ma anche - come detto - a conservare il suo posto nel team, traballante fino alla fine. Nell'intervista concessa ad Autosport, Checo non si fa pregare troppo per ammettere che il 2023 è stata una stagione pessima, che la minaccia di altri piloti pronti a saltare nel suo abitacolo sia stata reale, per poi provare ancora una volta a scommettere su un 2024 di tutt'altro tenore e spessore. Senza peraltro andare oltre qualche dichiarazione diciamo così... programmatica. Ecco i passaggi più significativi della conversazione del quasi trentatreenne pilota di Guadalajara con i nostri colleghi inglesi.
"Il Gran Premio del Qatar è stato davvero il peggior weekend che ricordo, anzi probabilmente il mio peggior weekend di sempre in questo sport. Pessimo al punto da pensare: non è possibile, non posso essere fare così schifo, dev’esserci qualcosa che non va. Quando ci sono queste gare consecutive, a volte manca il tempo per tempo per affrontare davvero tutto. Quindi, sentivo che dovevo davvero prendermi un po' di tempo per capire in che direzione stavo andando. È stato brutto che sia successo, ma in un certo senso è stato anche positivo, perché ha rafforzato molto la nostra squadra".
"Mollare tutto sarebbe stata la soluzione più semplice, perché a volte è stata molto dura. Ma non sono il tipo che si arrende e lascia che la sua carriera finisca così. Non mi ha neanche sfiorato il pensiero. Non ho mai pensato di dare ad altri la colpa dei miei risultati. Mi sono assunto le mie responsabilità e ho cercato di invertire la rotta ".
"Non sono stato troppo a preoccuparmi dell'eventualità di essere sostituito (il riferimento è alla minaccia-Ricciardo, ndr). Ho vissuto alcuni fine settimana molto difficili, mettiamola così, ma sono qui perché amo ancora quello che sto facendo e perché mi diverto ancora molto. E questo era il mio obiettivo principale: credo che a volte un passaggio difficile arrivi al momento giusto per metterti alla prova. Sono passato dal lottare per il titolo a navigare in cattive acque, senza fiducia nella macchina. In fondo però, se vuoi essere all'altezza di un team come Red Bull, devi essere mentalmente molto forte e io quest'anno credo di essere diventato più forte. Alla fine la gente si ricorda solo l'ultimo Gran Premio, ma io sono consapevole dell'anno che ho avuto. Penso di aver imparato molto e sono contento di come siamo riusciti a dare una svolta alla nostra stagione. Ne siamo usciti più forti di prima e abbiamo fatto buon uso delle brutte giornate alle quali siamo andati incontro".