A "LE IENE"

Gravina e Mancini raccontano la loro verità sull'addio del ct alla Nazionale

Il presidente Figc: "Non riesco ancora a rimuovere l'amarezza". L'ex ct azzurro: "Sono andato via per tante motivazioni"

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Quest’estate Roberto Mancini ha detto addio alla panchina della Nazionale per l’Arabia Saudita, dove, in qualità di allenatore, percepirà per quattro anni circa 25milioni di euro all’anno. L’ex ct azzurro ha ammesso di aver preso questa decisione non per motivi economici, ma per scelte personali. Aggiungendo, tra le motivazioni, anche quella che il presidente della Figc, Gabriele Gravina, aveva cambiato lo staff a cui era legato. I due sono tornati a parlare di quella vicenda in una doppia intervista a "Le Iene".

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Alla domanda sul perché Mancini si fosse dimesso, Gravina ha risposto che "questo dovete chiederlo a Roberto Mancini, in questo momento non riesco ancora a rimuovere l’amarezza che ho provato. Con Roberto ho condiviso cinque anni e quando vivi cinque anni di sensibilità, emozioni fortissime, un risultato storico, come fai a rinnegare tutto? Sarebbe una sconfitta incredibile per me pensare di avere investito in un rapporto umano che poi non lascia nulla". "Tutti abbiamo delle fragilità, lui ne ha manifestata qualcuna con qualche dichiarazione, a mio avviso, non corretta, io non posso abboccare e vivere puntando solo su quelle dichiarazioni", ha aggiunto.

E' vero che Mancini sia andato da lui più volte per parlare dei problemi e del perché avrebbe voluto lasciare la Nazionale? "No, io e Roberto di questo tema non ne abbiamo parlato, né nei cinque anni né un minuto prima che lui volesse presentare le sue dimissioni. Diciamo che ha avuto momenti di tentennamenti qualche ora prima di mandare la Pec". Si è sentito tradito? "Tradito non lo so, ripeto, ancora non riesco a rimuovere quest’amarezza. Credo che abbia sbagliato nei metodi, nei tempi. Vi garantisco che non mi sarei mai opposto, perché di fronte a proposte che ho letto sulla stampa, questa andava sicuramente accettata. Non sarebbe rimasto con lo stesso entusiasmo di fronte a una proposta del genere".

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Dall'altra parte della barrica, Mancini dà la sua versione dei fatti. "Anche io ci sono rimasto male. Diciamo che dopo tanti anni, forse, a volte, bisognava prendere una decisione. Forse è una decisione che andava presa un po’ prima, però, allo stesso tempo, posso anche capire che ci si possa rimanere male. Anche io sono rimasto male di tante cose, e con grande dispiacere perché io sarei rimasto altri dieci anni, se fosse stato possibile. Qualcosa era cambiato rispetto a prima, ma posso dire una cosa? È stato detto anche troppo", ha spiegato.

"Quando c’erano giornali, giornalisti, direttori e proprietari seri di giornali si scrivevano cose vere, adesso si scrivono un sacco di stupidaggini. Le cose scritte sono per la maggior parte stupidaggini: sono andato via per tante motivazioni. I soldi? Una delle motivazioni è anche quella", ha aggiunto.

Con Spalletti, l'Italia si è qualificata per gli Europei: "Questo mi fa molto piacere. Sono tutti ragazzi che meritavano questo, avevano già avuto una grande delusione per il Mondiale, poi è giusto che l’Italia possa essere lì a difendere il titolo. Come sto ora? È un po’ faticoso, è un po’ diverso, ma sono felice".

Per strappare un sorriso a entrambi, è stata poi consegna a Mancini una piccola riproduzione dell’opera comunemente nota come "Il Dito", di Maurizio Cattelan, da parte di Gravina.

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