Milan, Moncada: "Tutti vogliono vincere subito, ma serve un piano"
Il dt dei rossoneri ai canali del club: "Vogliamo un gruppo di giocatori forti, ma è un progetto per cui servono 3-4 anni"
Geoffrey Moncada ha parlato del Milan, tra presente e futuro, delineando le strategie del club rossonero: "Vogliamo creare un gruppo di giocatori forti, ma è un progetto per cui servono 3-4 anni - le parole del direttore dell'area tecnica rossonera ai canali ufficiali del club -. Tutti vogliono vincere subito, anche noi. Però c’è bisogno di un piano per fare le cose bene e avere una squadra forte ogni anno. Noi abbiamo cambiato tanto. L’anno prossimo inseriremo due o tre elementi, ma adesso abbiamo una base".
Si è poi parlato del chiacchierato metodo Moneyball, a cui però Moncada ha voluto dare il giusto peso: "I dati aiutano a trovare giocatori che non conosci, ma dal vivo si vedono altre cose, come caratteristiche fisiche e tecniche. Con i calciatori facciamo più meeting e una volta finito il lavoro con i video parliamo con lo staff e il mister. Poi vedo di cosa un giocatore parla, come mi parla... Prendiamo un ragazzo che entra in uno spogliatoio di 25 giocatori e ciò che conta è il gruppo. Abbiamo fatto così per il mercato estivo, individuando profili giusti per un’idea. Se un ragazzo sceglie Milano non c'è solo il calcio, ci sono anche altre cose importanti".
Ha poi approfondito le metodologie di scouting del club: "Oggi c'è tanta concorrenza sul mercato, tanti club lavorano bene. Noi cerchiamo di avere una quantità di dati importanti, dalle statistiche agli infortuni, e quando abbiamo le informazioni complete andiamo a vedere il giocatore dal vivo. Almeno quattro volte, due in casa e due in trasferta. Poi dobbiamo avere altre informazioni, dalla mentalità alla famiglia. È un pacchetto globale".
Moncada è arrivato al Milan dopo l'esperienza al Monaco: "È stata l’estate in cui Elliott ha preso il club. Mi hanno chiamato in agosto per fare il capo scout, ho fatto tre meeting e siamo arrivati a dicembre. Da agosto a dicembre dovevo lavorare col Monaco e nel frattempo pensare al Milan… Ma per me la scelta era già fatta. Ho dovuto parlare con il Monaco e spiegarglielo, non era facile. Quando il Milan ti chiama… Anche qui però c’era tanto da fare, il progetto era molto interessante. Differenze? Il livello del lavoro era molto diverso, qua c’è molta più pressione. C’è una tifoseria molto più importante. In Italia c’è passione, sempre. Tutti parlano di calcio. A Monaco nessuno parla di calcio. Parliamo di altre cose: di macchine, di ristoranti, non tanto di calcio. Ho visto subito che bisognava fare le cose per bene, che bisognava lavorare, trovare i giocatori giusti e creare un processo di lavoro: a Monaco magari era molto più facile, qua era importante creare un processo".
Poi un commento sulla stagione in corso e sul momento che sta attraversando la squadra di Pioli: "Una stagione è molto lunga, dobbiamo essere calmi e lavorare. Ci sono sempre i momenti negativi. Per me è importante essere equilibrati, abbiamo tante partite da giocare".
Infine una battuta su Rafa Leao: "Mi sono accorto di lui quando ero al Monaco, a Lisbona c'era una partita della Primavera dello Sporting. Ho visto un ragazzo alto, veloce e bravo tecnicamente, era Leao. Lo abbiamo seguito, ma non ha fatto sempre bene. Ciò che conta sono gli step e Rafa ha poi dimostrato di essere su un altro pianeta. Adesso sono contento che sia con noi".