Dall'Africa delle origini e dei suoi giorni di gloria ma anche di dramma e tragedia all'ultima frontiera (quella dell'Arabia Saudita) passando per una più che decennale "parentesi" in Sudamerica tra il 2029 e il 2019. A non cambiare mai, in quarantacinque anni di storia, è stato solo il nome che - caso più unico che raro - è ormai direttamente associato al primo grande evento motoristico dell'anno (la "Dakar") prima ancora che alla capitale del Senegal, che la gara ha visitato per l'ultima volta diciassette anni fa, nel 2007! La quarantaseiesima edizione scatta venerdì 5 gennaio dalla città nordoccidentale di AlUla, uno dei passaggi-chiave fin da quando la Dakar è approdata in Arabia Saudita (nel 2020) ma per la prima volta sede di partenza della maratona che raggiungerà la sua meta finale venerdì 19 febbraio a Yanbu, sulla costa saudita del Mar Rosso.
Poche cose hanno lasciato il campo della Dakar così sbalorditi come AlUla e la sua regione quando la gara è approdata per la prima volta quattro anni fa in Arabia Saudita, Paese che occupa l'ottanta per cento (l'estremo sud è territorio yemenita) della penisola arabica, dal punto di vista geologico un vero e proprio subcontinente.
La Dakar ha piantato più volte le sue tende ad AlUla dopo il suo primo incontro con i siti archeologici della notte dei tempi e i templi nabatei sparsi per la città vecchia. In una replica della formula collaudata utilizzata sulle rive del Mar Rosso piloti, navigatori, equipaggi di supporto e squadre convergono su un bivacco di grandi dimensioni per dare l'ultimo "fine tuning" prima dell'inizio del rally.
I concorrenti della Dakar hanno scoperto le meraviglie di AlUla nella prima edizione del rally in Arabia Saudita nel 2020. Questa volta, però, avranno la possibilità di immergersi ancora di più nell'atmosfera dei siti archeologici millenari: il campo di partenza, che ha riscosso un enorme successo tra i concorrenti nella sua versione costiera, è stato ora esteso al deserto, con il bivacco situato in prossimità dei maestosi templi costruiti dai Nabatei.
Il menu della Dakar 2024 prevede un prologo ad AlUla e dodici tappe, per un totale di quattordici giorni di gara, con un solo "turno" di riposo (ma soprattutto di trasferimento) sabato 13 gennaio, che arriverà dopo la tappa da 48 ore senza assistenza intermedia (la vecchia "marathon") e prima del rush finale di nuovo in direzione nord verso il traguardo finale di Yanbu, sulla costa saudita del Mar Rosso. L'itinerario di gara copre una distanza equivalente a cinquemila chilometri, di prove speciali continua l'esplorazione del territorio saudita, con un buon sessanta per cento di percorso completamente inedito. Un totale di nove bivacchi saranno allestiti su un'ampia fascia che corre da ovest a est, attraversando il percorso in entrambe le direzioni fino all'arrivo finale a Yanbu, da dove la scorsa edizione della Dakar aveva preso le mosse.
Proposta come la grande novità del rally (ma come detto un impegnativo déjà vu delle "marathon" del passato, magari rivisitato) la tappa di quarantotto ore in programma giovedì 11 e venerdì 12 gennaio nell'estremo sud-est del Paese rappresenta il vero "climax" dell'azione. I concorrenti non potranno contare sull'assistenza delle rispettive squadre. Potranno aiutarsi a vicenda durante la serata ma saranno distribuiti su otto diversi bivacchi. Allo scoccare delle ore quattro, tutti i veicoli dovranno fermarsi al bivacco successivo. Senza alcun collegamento e quindi senza conoscere la posizione dei rivali, i concorrenti si accamperanno e ripartiranno alle sette del mattino del giorno successivo per completare il restante tratto del percorso che totalizza seicento chilometri circa.
A fare da scenario alla due giorni non-stop sarà lo sterminato deserto dell'Empty Quarter. Due e quattro ruote seguiranno percorsi separati, dettaglio che aumenta la difficoltà di navigazione. Guai però a rilassarsi anche dopo il "tappone" che segna la risalita verso nord, passando per la capitale Riad. L'ultima settimana di gara prevede altre sei tappe: tutte decisive, compreso l'ultimo anello da soli 153 chilometri venerdì 19 gennaio a Yanbu. Non lo diciamo noi, lo insegna la storia stessa della "Dakar" a tutte le latitudini: Nordafrica, Sudamerica e Arabia Saudita.