L'INDAGINE

La Wada indaga sulle falle del sistema antidoping spagnolo: coinvolto anche Sergio Ramos

 L'Agenzia Mondiale Antidoping starebbe valutando l'operato del direttore della Celad José Luis Terreros e del responsabile dei controlli Jesus Munoz-Guerra che avrebbero annullato alcune positività

@Getty Images

Si starebbe abbattendo una nuova bufera antidoping sulla Spagna dopo che la Wada ha aperto un'inchiesta sui controlli svolti in terra iberica. L'Agenzia Mondiale Antidoping avrebbe chiesto urgentemente risposte alla Celad, l'ente spagnolo deputato al controllo del doping, in merito ad alcune irregolarità emerse in passato accusando l'intero sistema di aver "coperto" alcuni atleti positivi. Fra i numerosi nomi di sportivi sospettati, ma mai perseguiti spicca quello del difensore del Siviglia Sergio Ramos il quale avrebbe ritardato irregolarmente un controllo dopo una sfida contro il Malaga nella Liga. 

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All'epoca in forza al Real Madrid, Ramos avrebbe usufruito di questo "vantaggio", ma nei verbali dell'ispettore deputato al controllo del match non appare nulla di quanto riportato invece dal sito Relevo. A far scalpore sono anche i casi del velocista  Patrick Chinedu Ike, positivo a più steroidi e registrato nel sistema Adams (la piattaforma informatica dell'Agenzia mondiale antidoping per il monitoraggio degli atleti e il rispetto delle norme antidoping) dal Laboratorio di Barcellona il 26 luglio 2019, ma finora mai processato. La stessa situazione vale per la maratoneta Majida Maayouf, positiva nel 2020 a betabloccante, ma salvata da un documento firmato ufficialmente dal Comitato per le Autorizzazioni all'Uso Terapeutico la cui data non corrisponde però con quanto inserito nel sistema Adams. 

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In attesa di ulteriori sviluppi, sono finiti sotto accusa in particolare sono il direttore José Luis Terreros, funzionario governativo, e Jesus Munoz-Guerra, responsabile dei controlli e già designato ai vertici della struttura che vigilerà su Parigi 2024, i quali tra il 2017 e il 2022 avrebbero deciso di appaltare l’esecuzione dei controlli antidoping a una agenzia tedesca, ma puntando al risparmio. La richiesta infatti era quella che i controlli venissero realizzati da un solo ispettore (rispetto ai due obbligatori a tutela dell’atleta) o da tecnici senza abilitazione aprendo così importanti falle nel sistema. 

Secondo questa modalità di azione, in caso di positività i due dirigenti (considerando che il verbale non sarebbe stato validato dal tribunale sportivo alla luce delle mancanze nei controlli di cui sopra) avrebbero deciso a volte di annullarla, emettendo in particolare delle autorizzazioni per uso terapeutico (definito Tue) di farmaci proibiti all’insaputa degli atleti, mentre altre volte avrebbero scelto di notificare la positività con un anno di ritardo in modo tale da invalidarla in automatico. La Wada ha fatto sapere che "una serie di azioni correttive in sospeso devono essere intraprese urgentemente per riportare il Celad in linea con il protocollo mondiale antidoping" e "che non saranno accettati ritardi".

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