Non tanto per un "titolo" dal valore puramente simbolico quanto invece per provare a confermare un vecchio adagio: semmai il potere dovesse anche logorare, non logora tuttavia chi lo detiene. E' così che l'Inter scende in campo all'ora di pranzo contro il Verona per chiudere il girone d'andata davanti a tutti, alla ricerca di quei tre punti che assicurerebbero a Inzaghi di girare alla boa di mezza stagione a quota 48, con un ritmo di marcia elevatissimo che solo la Juve ha sinora saputo avvicinare.
La risposta, oltretutto, a chi sul pareggio di Genoa ha provato a istruire un processo o, per lo meno, ha voluto calcare la mano sulle difficoltà dettate dall'assenza di Lautaro e soffermarsi su una presunta stanchezza o logorio del gruppo nerazzurro. L'Hellas ha oggi di suo le sembianze più autentiche del vero troppolone, tuttavia. Classifica deficitaria, mercato in uscita quanto mai vivo, situazione societaria traballante: ecco perché Inzaghi intende partire subito col piede forte sull'acceleratore, affidandosi sin dal primo minuto al rientrate capitano. I dubbi li ha allontanati la rifinitura di ieri: Lautaro è stato provato tra i titolari al fianco di Thuram, la probabile staffetta con Arnautovic vede inizialmente l'austriaco in panchina. Rientra, rispetto alle ultime due uscite, anche Dimarco ma l'esterno sinistro lascia ancora la sua fascia di competenza a Carlos Augusto, mentre a destra torna dal primo minuto Dumfries, con il neo acquisto e competitor Buchanan seduto in tribuna a osservare lui e la sua nuova squadra, a cui inizierà a dare il proprio contributo da settimana prossima. In difesa riposa Darmian, Pavard torna titolare a distanza di due mesi dall'infortunio contro l'Atalanta, lo scalpitante Bisseck si prenota per la ripresa. Inamovibile invece Acerbi, al suo fianco Bastoni.