Arriva su Instagram la spiegazione di Federico Dimarco dopo la bufera social innescata dalla sua esultanza e da quella di Acerbi dopo l'errore dal dischetto di Henry nel finale "pazzo" di Inter-Verona. "Ho esultato? Sì ho esultato e anche tanto - ha spiegato il laterale nerazzurro -. Senza insultare nessuno, senza gesti maleducati, ho gioito tanto per la vittoria, per lo "spavento" e per il pericolo scampato. "È sport ed è bello anche per questo. Purtroppo è anche severo e crudele nei confronti di chi sta dall'altra parte - ha aggiunto -. E mi spiace se tutta questa gioia mi sia esplosa istintivamente davanti a Henry che aveva appena sbagliato il rigore e io abbia esultato davanti a lui. Di pancia, sono sincero".
"Qualcuno dirà che non è una cosa bellissima e probabilmente ha ragione, ma non volevo offendere nessuno tanto è vero che al fischio finale, ancora prima di festeggiare coi miei compagni, sono andato ad abbracciarlo - ha proseguito Dimarco raccontando la sua versione dei fatti -. E la stessa cosa ho fatto negli spogliatoi dopo la partita con i miei ex compagni". "Perchè questo è lo sport. Si vince, si perde, si esulta, si piange e alla fine ci si abbraccia - ha concluso -. Ai moralisti dico: criticatemi pure, ma guardate tutto quello che accade in campo non solo quello che vi fa comodo, grazie".
HENRY AGLI HATERS: "GLI ERRORI FANNO PARTE DELLO SPORT"
Sempre a Instagram poi anche Henry ha affidato le sue reazioni dopo il rigore sbagliato nel finale del match contro l'Inter. "A tutte le persone che pensano di conoscere il calcio meglio di chiunque altro e che insultano la mia famiglia augurandole la morte, spero che possiate trovare pace un giorno nella vostra piccola vita", ha scritto l'attaccante dell'Hellas. "Gli errori fanno parte dello sport e quindi continuerò a lavorare per essere migliore di prima - ha aggiunto -. Un giorno vinci, un giorno perdi, un giorno segni, un giorno sbagli, questa è la mia vita da calciatore e sono orgoglioso di aver potuto segnare il mio secondo gol in carriera in questo stadio di San Siro dopo una rottura dei legamenti e dopo aver iniziato a giocare a calcio all’età di 15 anni nell’ultima divisione francese". "Quello che non ti uccide ti rende più forte. Sempre a testa alta, sempre davanti, sempre più alto", ha concluso Henry.