Cuore tifoso: Juve: Il girone Champions perfetto

 

Qual è il girone Champions perfetto per una pretendente al titolo? Sembra piuttosto semplice immaginare e di conseguenze ricostruire, per come sono strutturate le fasce del sorteggio dei gironi, ciò che la logica calcistica consiglia: per esempio, se sei una pretendente hai ottime chance di aver vinto uno dei cinque maggiori campionati europei nella stagione precedente e quindi hai altrettante chance di essere in prima fascia per i criteri di sorteggio. Se quindi sei una pretendente seria, consapevole dei mezzi, vogliosa di mettersi alla prova, dove la prova significa alternare partite di spessore reale (nell’ottica di misurarsi con la dimensione dei quarti e delle semifinali, ma non una dichiarata pretendente) a trasferte da barra diritta, partite casalinghe con ritmo a tutto campo e altre che fanno da test per il gruppo e per la concentrazione, ecco che per esempio - da pretendente seria - se hai Cristiano Ronaldo e hai vinto il campionato italiano per l’ottava volta consecutiva, pensi più o meno esattamente al seguente girone: Juventus, Atletico Madrid, Bayer Leverkusen e Lokomotiv Mosca.

Questo per dire cosa? Che per il mondo bianconero ogni commento al nuovo esito di Nyon è meno incisivo e interessante dell’anno prima. Segno di normalità e forse anche un po’ di cambio di mentalità: nel calcio tutto può accadere, ma verosimilmente neanche il più truce o scaramantico degli juventini riesce a credere al cosiddetto peggior caso possibile, ovvero la drammatica mancata qualificazione, primo spettro tra gli spettri di un lustro che attraverso due rocambolesche finali ha alimentato il culto della maledizione suprema. Ma torniamo allo schema accennato Il precedenza: l’Atletico è stato il grande ostacolo saltato da CR7 & co. a Torino nel l’inverno scorso, è già anche stato avversario di Sarri a Stoccolma, ha il giocatore emergente del momento, tutto ciò che volete, ma non è la macchina perfetta che Simeone ha presentato al mondo per 36 mesi finali incluse. La più tosta tra le seconde fasce, non la più stimolante, ma sicuramente la più allenante in assoluto. Poi il Bayer, bella e motorik come la traccia modernista tedesca impone, aggressivo e spigliato, gatto e volpe, perfetto per soffrire e perfetto - da avversaria - per sprigionare il proprio meglio. Completano il quadro i russi, figli di un campionato sempre più marginale è autoreferenziale dopo che Putin ha fallito l’ingresso della patria nel calcio che conta. Duri, quadrati, scolastici, gente però che sbatte la testa contro il muro con l’idea di poter incrinare il muro. Ma tre spanne sotto.

Sta a te, cara Juventus. Sta a te realizzare lo step successivo. Ovvero giocare sei partite di un minitorneo da vincere senza aver mai guardato la classifica parziale. E come la storia recente insegna, non vuol dire per forza vincerle tutte. Anzi. Vuol dire più semplicemente giocarle tutte, senza sterzate per un risultato o emergenze varie proprio quando il campo scotta. Perché con una squadra forte e tante buone coerenti idee ci si può arrendere agli episodi. E questo nel calcio succede una partita ogni sette o otto, o forse dieci. D’altronde la squadra perfetta non esiste, per lo meno finché non sente di aver disputato un girone secondo logica che dovrà partire da un X2 tutto pepe al Wanda Metropolitano . Perché poi l’atteggiamento cambia, e magari la storia cambia, è questione di un attimo...

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