Gli Europei dovevano esser una sorta di "esperimento" per il ciclismo su pista italiano che ha affrontato la rassegna continentale con tante perplessità, complice il posizionamento in calendario tutt'altro che favorevole per gli azzurri. I vari raduni d'inizio stagione, la mancanza di chilometri nelle gambe e soprattutto l'inserimento di vari giovani esordienti rischiava di pesare sul nostro bottino, invece i ragazzi di Marco Villa si sono comportati egregiamente dando ottimi segnali in vista delle Olimpiadi Estive di Parigi 2024.
Leggendo il medagliere la situazione potrebbe apparire preoccupante per l'Italia. Le sei medaglie conquistate non ci hanno permesso di andare oltre il settimo posto complessivo, ben distanti dalla Gran Bretagna che si è confermata la regina della disciplina con sei ori e quattordici podi. Le assenze di Filippo Ganna ed Elia Viviani hanno pesato, tuttavia i due portacolori dell'Ineos Grenadiers devono rispettare i dettami della propria squadra guardando alla stagione di ciclismo su strada.
Ciò ha permesso a Marco Villa di sperimentare e scoprire che in chiave Olimpiadi vi siano anche delle alternative, soprattutto nella prova a squadre dove comunque è arrivato un bronzo con Simone Consonni e Jonathan Milan a mezzo servizio. L'inserimento di Davide Boscaro ha dimostrato come vi sia la possibilità di puntare sui giovani, soprattutto pensando al rientro di Manlio Moro, anche lui in ritiro con la Movistar.
Con la formazione al completo si potrà pensare di tornare competitivi e difendere quell'oro che a Tokyo ha rappresentato l'apice di un percorso che non sembra essere ancora finito, ma che dovrà far i conti con una Gran Bretagna in grande forma, spinta da Daniel Bigham, bravo a sfruttare l'assenza di Ganna per portarsi a casa il titolo nell'inseguimento individuale, ma anche su Ethan Hayter, scaltro a cogliere il successo nell'omnium che tante soddisfazioni ha regalato in passato a Viviani.
Nulla di irreparabile insomma, soprattutto guardando ai prossimi eventi in programma, a partire dalla tappa di Coppa del Mondo in programma in Australia a febbraio e che vedrà il rientro dei due fari azzurri, già presenti nel continente oceanico per il Tour Down Under. Lì sarà possibile metter in cassaforte la qualificazione per Parigi 2024 nonostante il ranking sorrida già dopo il risultato emerso dalla pista di Apeldoorn.
Chi ha già un piede in Francia è invece il quartetto femminile che, nonostante una condizione ancora da rivedere, ha dimostrato di poter dimostrata di giocarsela con tutti. In questo caso Villa ha avuto a disposizione la formazione al completo con Elisa Balsamo che doveva far i conti con una caduta in allenamento patita nelle scorse settimane e con Letizia Paternoster da provare dopo i problemi incontrati nella scorsa stagione.
Le ragazze hanno risposto immediatamente presente dimostrando di esser cresciute notevolmente dopo Tokyo 2020 e dimostrando al tempo stesso come il titolo mondiale colto nel 2022 non sia stato un caso. Tutto ciò frutto della caparbietà di Balsamo e Paternoster, ma anche della conferma di Vittoria Guazzini in qualità di treno azzurro e del lancio di Martina Fidanza, capace di tenere più a lungo di molte sue colleghe.
Chiaramente è necessario fare ancora qualche rodaggio, tuttavia la squadra femminile appare sulla strada giusta consapevole di aver a disposizione un'altra pedina come Federica Venturelli. Capace di brillare nel ciclismo su strada come nel ciclismo su pista, la 19enne di San Bassano ha compiuto un vero e proprio capolavoro nell'inseguimento individuale dove ha conquistato il quarto posto senza alcun riferimento alcuno. La sua convocazione è arrivata in extremis, ma l'esperimento è riuscito e ora Villa potrà contare anche su di lei in vista della trasferta transalpina.
Le note più liete arrivano però dalla velocità dove l'Italia è pressoché assente in campo olimpico da Pechino 2008 quando Roberto Chiappa chiuse la propria carriera con un'eliminazione al secondo turno della sprint. Da lì il vuoto più totale, frutto dell'assenza di un vero e proprio progetto da parte della Federazione e la scelta di indirizzare sempre più ragazzi verso la strada. L'arrivo di un esperto del settore come Ivan Quaranta e il cambio di direzione impostata dal presidente federale Cordiano Dagnoni ha fatto sì che ad Apeldoorn arrivassero ben due medaglie, un bottino più che prestigioso per l'Italia del ciclismo su pista.
La firma arriva da Matteo Bianchi che si conferma sempre più un uomo da battere nel chilometro da fermo, specialità sì non olimpica, ma fondamentale per lanciare il trenino della velocità a squadre. Il 22enne bolzanino non ha lasciato spazio né in qualifica né in finale dove ha dovuto far i conti con la pressione creata dal pubblico regalando alla squadra tricolore il primo titolo della sua storia.
Bianchi ha messo in mostra le proprie doti da sprinter anche nella velocità a squadre dove, in compagnia di Daniele Napolitano e Mattia Predomo, ha colto il settimo posto in qualificazione e l'accesso alla finale migliorando nuovamente il record italiano. Nomi quest'ultimi che potremmo sentire anche a Parigi se il ranking ci favorirà, ma soprattutto a Los Angeles 2028 dove si punta veramente in grande per rivivere i fasti del passato.
L'altra sorpresa arriva direttamente dal keirin dove Stefano Moro ha compiuto un vero e proprio capolavoro a fronte di alcune leggende di questo sport come gli olandesi Harrie Lavreysen e Jeffrey Hoogland, il polacco Mateusz Rudyk e l'israeliano Mikhail Yakovlev. Se Lavreysen appare ancora imprendibile, il 26enne bergamasco ha dimostrato di aver un grande cambio di velocità che gli ha permesso di tenere testa a Rudyk sia in semifinale che nella finale dimostrando la mutazione da esperto di ciclismo su strada a un pistard assoluto.
Moro potrebbe quindi esser presente a Parigi sia nel keirin dove a questo punto potrebbe diventare una carta da medaglia così come prendere parte alla velocità olimpica dove dovrà alzare ulteriormente i giri del motore e sperare di aver un po' più di fortuna nel sorteggio per superare i turni preliminari.
A chiudere il panorama del medagliere tricolore non si possono citare le prestazioni di Martina Fidanza, Vittoria Guazzini ed Elisa Balsamo rispettivamente nello scratch e nella madison. In entrambi i casi sono arrivati un bronzo, tuttavia la situazione è diversa. Se nel primo caso la 24enne di Brembate Sopra si è fatta sfuggire una grande occasione nel finale rimanendo intruppata e non riuscendo a rispondere all'allungo della francese Clara Copponi, dall'altra arriva un podio che strizza l'occhio alla prova a cinque cerchi con la 25enne piemontese e la 23enne toscana che hanno strappato un posto sul podio grazie alla vittoria nell'ultimo sprint. Il movimento dello scatto fisso avrà a disposizione tutte e tre nel principale appuntamento dell'anno, con l'obiettivo di centrare il primo podio in tutte le edizioni disputate sinora.
Dando un occhio agli eventi olimpici, l'unica nota stonata arriva dall'omnium dove la mancata presenza di Elia Viviani si è fatta sentire particolarmente. Simone Consonni non è ancora in forma e ciò lo si è visto nella corsa a punti dove il 29enne bergamasco si è spento passando dal terzo all'ottavo posto conclusivo. Se la tattica di conservare qualche energia nelle prove precedenti, il campione olimpico non è stato all'altezza degli altri corridori finendo fuori dalla top three.
Lo stesso discorso vale per Letizia Paternoster che è giunta in sesta posizione e si è dimostrata ancora acerba per contrastare la "forza centrifuga" imposta dagli oltre 100 giri da percorrere nell'ultimo appuntamento. Al suo posto a Parigi potrebbe esser schierata anche Elisa Balsamo, uscita malconcia a Tokyo a causa di una caduta, ma adatta a questa tipologia di eventi. Nulla va quindi precluso per gli atleti guidati da Marco Villa che nei prossimi mesi potrebbero tirar fuori il coniglio dal cilindro.