Mourinho, un addio triste e solitario
Il fallimento di Mou a Roma. Il suo lascito: una coppa, una finale europea, tante polemiche. L'esonero improvviso ma non imprevisto.
È una durissima legge del contrappasso quella di cui è stato vittima José Mourinho. Poche ore prima dell'improvviso esonero, il suo ex rivale di sempre Guardiola sollevava l'ennesimo premio come miglior allenatore del pianeta. Se l'addio alla Roma fosse arrivato qualche ora prima sicuramente Pep, nell'elenco d'onore che ha riservato ai colleghi battuti (Inzaghi e Spalletti) avrebbe aggiunto anche Mou. Vittima di una scelta e una stagione sbagliata. Dopo due anni e mezzo si può ben dire che la decisione del portoghese di tornare in Italia è stata tutta un errore. L'idea di confrontarsi con il ricordo del Triplete nerazzurro è stato un clamoroso autogol. La sua seconda avventura italiana ha annacquato il ricordo degli incredibili successi ottenuti in nerazzurro per replicare una recita fuori tempo e fuori spartito su una piazza laterale rispetto al calcio internazionale che conta e dove per un decennio è stato assoluto protagonista.
Il sessantesimo allenatore della storia della Roma fin dal suo arrivo ha incantato la Capitale con le sue sceneggiate, sparate e conferenze stampa mai banali. Si è trattato di una stanca recita con un pubblico nuovo. Un copione già visto ad altre latitudini: Oporto, Londra, Milano, Madrid, Manchester. Lo sbarco nella Capitale ha infiammato i tifosi ma è apparso subito tutto sproporzionato per l'ego dell'uomo: la storia del club, le contingenze finanziarie, l'enigmatica proprietà americana. E così giorno dopo giorno la forbice tra la sua volontà di essere Mourinho il vincente e la realtà si è sempre più allargata. Non accettando un ruolo di secondo piano ha continuato a lanciare proclami, infiammare le folle scatenare le polemiche ma dietro di lui non c'erano gli eserciti con i quali era solito andare in battaglia. Ecco la frustrazione esplosa quest’anno. Con gli scarsi risultati della sua truppa attribuiti ora alla proprietà, ora ai giocatori, ora agli arbitri.
Così Mou ha rotto con tutta Trigoria tra squalifiche, silenzi e rabbia. Ma le immagini TV del portoghese sulle tribune di San Siro, triste e solitario, a vedere la disfatta della sua Roma contro il Milan sono il suggello di una fine stagione professionale. Il bilancio parla di due finali europee (su quattro della storia giallorossa) con una coppa vinta. Non poco per i tifosi ma troppo poco per José. Adesso restano solo le sirene del calcio saudita e i petrodollari ma il calcio che conta per lui finisce qui (fino a prova contraria). Può essere che nel deserto ritrovi presto Lukaku, il bomber che aveva convinto con il suo ultimo tocco di "magia" a intraprendere l'avventura romana. Anche lui vittima di una scelta sbagliata paragonabile a quella del suo ex allenatore.