IL REPORT

La preoccupazione dell'Aia: "La violenza contro gli arbitri dilaga a ogni livello"

La commissione apposita dell'associazione dei direttori di gara ha reso noti dei numeri francamente preoccupanti

Proteste in campo, accuse nei dopo partita, un designatore che dice di averne abbastanza e invita i suoi uomini a percorrere la strada della tolleranza zero: i rapporti tra dirigenti/allenatori/giocatori da una parte e arbitri dall’altra non sono mai stati così tesi e il rischio è che l’esempio negativo della serie A porti a un peggioramento del clima a tutti i livelli del calcio italiano. Probabilmente non è un caso che il report stilato dalla commissione AIA per il contrasto alla violenza (di cui è responsabile Alfredo Trentalange) abbia fatto registrare nella stagione in corso un incremento dei casi di violenza sugli arbitri.

Gli episodi denunciati sono passati dai 120 dei primi sei mesi della stagione 22/23 ai 219 del 23/24, con un incremento dell’82%!!! Fortunatamente sono in calo i casi di violenza grave con lesioni da pronto soccorso (da 32 a 24) e i giorni di prognosi prescritti agli arbitri aggrediti (da 151 a 131). Segno che l’inasprimento delle pene approvato lo scorso aprile ha in parte funzionato da deterrente. Due i dati che preoccupano:

1) su 219 casi di violenza, 142 vedono colpevoli i calciatori, 53 i dirigenti. Ovvero: la quasi totalità degli episodi (195 su 219) deriva da 'uomini di campo' che dovrebbero rispettare le regole del gioco e del fair play.  

2) Dopo la 2° categoria (46 episodi), i casi di violenza più numerosi (45) si verificano nel calcio giovanile, cioè nei campionati giovanissimi e allievi in cui giocano ragazzi tra i 13 e i 16 anni. Le categorie, insomma, in cui l’aspetto formativo dovrebbe prevalere su quello agonistico.

Nella conferenza-sfogo di metà campionato il designatore Rocchi, facendo riferimento alle dichiarazioni al vetriolo dei dopo gara, alle proteste e agli insulti ormai diffusi e al clima da far west del derby romano di Coppa Italia, ha voluto rimarcare quanto i comportamenti nel calcio di alto livello possano influenzare le realtà dilettantistiche e giovanili: "un allenatore di una squadra di giovanissimi o juniores che vede queste scene come minimo farà le stesse cose! Il massimo è che qualcuno ci metta le mani addosso, perché se ci siamo andati vicino in serie A (riferimento alla tentata aggressione all'arbitro Guida da parte del dirigente della Salernitana Vincenzo Laurino al termine della gara dell'Arechi contro la Juventus - NdR), figuriamoci in un campionato provinciale! Dobbiamo permettere agli arbitri di andare in campo e arbitrare in maniera serena, chiedo solo questo! ".

In questo clima la crisi di vocazione è inevitabile, motivo per cui i fischietti della CAN sono chiamati a impegnarsi anche fuori dal campo: presenziano nelle varie sezioni, parlano ai giovani arbitri vittime di offese e violenze, fanno sentire la loro vicinanza, li invitano a non abbattersi e a continuare a svolgere la loro missione di custodi delle regole.

Continueranno a farlo, ma farebbero volentieri a meno di trasformarsi ogni settimana in consolatori di giovani arbitri mortificati. Le parole pronunciate da Orsato il 14 novembre al Galà del calcio del Triveneto rimbombano ancora: "Giù le mani dagli arbitri! Da rappresentante degli arbitri in attività dico che sono stanco di dover telefonare ogni settimana a ragazzi vittime di violenze. Facciamo fatica a trovare nuovi arbitri, ma è chiaro che di fronte a questi scenari nessuno vorrà più avvicinarsi all'arbitraggio. Siamo stanchi!".

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