Meglio fare una premessa. A leggere i giornali dopo il trionfo in semifinale con la Lazio si potrebbe avere l'impressione che l'Inter attuale sia una squadra al di fuori della portata di qualunque avversaria. Dati i giusti meriti a Inzaghi e ai suoi, però, non si può negare che la prestazione della squadra di Sarri abbia aiutato così tanto i nerazzurri da dare l'idea di assistere a quelle esercitazioni in allenamento in cui si mettono a punto le giocate offensive con avversari semi passivi.
Sarri lo sa meglio di noi e lo ha detto chiaramente. Le mancate scalate in orizzontale e gli scivolamenti con i tempi sbagliati in verticale, hanno permesso all'Inter di azionare i suoi principi facilitati da un'opposizione praticamente inesistente. Ecco che gli inserimenti dei braccetti, le combinazioni esterne e interne, i cambi di gioco, gli interscambi in fase offensiva e le rotazioni in verticale potevano essere messe in pratica a velocità supersonica e, quasi sempre, con uno-due tocchi. Si è assistito insomma a uno scontro impari, cosa facile da prevedere quando la Lazio sbaglia i tempi nelle due fasi (cosa che ogni tanto le capita), contro una squadra già superiore di suo.
Contro il Napoli in finale, giusto per arrivare al dunque, non esistono i presupposti per una partita simile. E Inzaghi lo sa benissimo. Soprattutto ora che Mazzarri ha abbandonato ogni velleità spallettiana per ritrovarsi in logiche tattiche più nelle sue corde. Non è solo questione di sistema di gioco (dal 4-3-3 al 3-4-2-1) ma di atteggiamento. L'allenatore azzurro ha espresso il suo pensiero sul fatto che sia impossibile ricalcare certi principi della scorsa stagione, tipo la difesa alta, senza un giocatore come Kim. La partita vinta con la Fiorentina ha riproposto situazioni simili al Napoli di una dozzina di anni fa, quando Hamsik e Lavezzi spaccavano il campo con transizioni veloci per accompagnare l'attacco profondo di Cavani.
L'arrivo di Ngonge e Traoré potrà rendere ancora più indolore il passaggio al doppio trequartista con uno dei due nuovi acquisti e Kvara ad appoggiare Simeone, in attesa di Osimhen, con la doppia opzione Politano e Raspadori in alternativa al piano iniziale. Il copione della finale, insomma, sembra già scritto ma l'esito è tutt'altro che scontato. Di certo l’Inter non avrà delle praterie a disposizione come contro la Lazio.