I trofei fanno albo d'oro e gli albi d'oro fanno la storia. Per chiudere il cerchio, la storia determina il prestigio di una società. In due anni e mezzo, Simone Inzaghi ha arricchito la bacheca interista di cinque successi: tre Supercoppe italiane e due Coppe Italia. Un bottino che lo eleva ai primi posti tra gli allenatori più vincenti dopo la fine del ciclo "Grande Inter" di Helenio Herrera. Manca qualcosa però.
Per vincere questa Supercoppa sono state necessarie due partite (fino all'anno scorso era una soltanto). Per la Coppa Italia ce ne vogliono appena cinque, di cui di solito la prima abbastanza agevole. Per la Champions League, ammettendo di avere seminato bene nella fase a gironi, ne servono sette. Vero che in quest'ultimo caso spesso sono partite ad altissimo coefficiente di difficoltà, ma la premessa ci serve per arrivare a una conclusione: Simone Inzaghi è in questo momento il miglior allenatore sulle coppe-sprint, quelle in cui ci si gioca tutto in un breve spazio di tempo, in cui una partita a volte può valere una carriera.
Manca qualcosa, però. I dirigenti interisti non perdono occasione per ricordarlo. L'espressione "seconda stella" ricorre spesso nelle interviste. L'Inter di quest'anno ha il dovere di vincere il suo ventesimo scudetto e così Inzaghi, più bravo di tutti nelle gare-sprint, deve dimostrare di saper vincere anche una maratona. E qui ci sono dei distinguo da fare. Se si riguardano tutte le partite di questa stagione, la squadra nerazzurra è decisamente quella che gioca il calcio migliore dal punto di vista qualitativo. Nessuna squadra sa gestire il pallone nello stesso modo. O meglio: nessuna squadra si avvicina all'Inter sotto questo punto di vista. Però la Juventus è lì. Anzi, in questo momento è là, ha centrato l'obiettivo sorpasso e storicamente scalzare i bianconeri dal primato è sempre un'impresa da eroi.
Proprio questa è la sfida di Inzaghi da qui alla fine della stagione. Ha già dimostrato di essere un "bravo allenatore" (complimenti di Pep Guardiola inclusi), adesso deve guadagnarsi l'etichetta di "grande allenatore". Due stagioni fa questa etichetta era pronta per essere applicata alla sua giacca, ma poi è rimasta nel cassetto. Per poco, per pochissimo. Per una partita gestita male, quella con il Bologna. Solo quella, senza andare a riciclare le contumelie riservate allo sventurato Radu. Poteva laurearsi "grande allenatore" anche perché tale va considerato un signore che eredita da Conte una squadra depauperata e la porta allo scudetto-bis. Non è successo, così come non è successo l'anno scorso di compiere il miracolo nella finale di Champions League. Però da qui alla fine della stagione possono succedere tante cose. Nel chiuso della sede di Viale della Liberazione, in cuor loro pensano che tante cose "devono" succedere, a cominciare da quello scudetto che due mesi fa sembrava già cucito sulle maglie di Lautaro Martinez e compagni e che oggi invece renderà necessaria una lunga e faticosa sfida a due.
Ed è proprio questo il nome che può risolvere l'equazione: Lautaro, per l'appunto. Ancora una volta contro il Napoli ha dimostrato di essere un giocatore imprescindibile per questa squadra, della quale detiene la leadership tecnica assoluta ma che ha imparato a condividere con diversi compagni la leadership carismatica. Non ci sono trascinatori e trascinati, ci sono giocatori capaci di gestire le proprie forze e le proprie abilità, consapevoli della loro esperienza e della loro capacità do combinarsi tra loro. Fino a due stagioni fa le statistiche raccontavano di un Inzaghi che nel girone di ritorno accusava una flessione abbastanza evidente. L'anomalia della scorsa stagione, con il Mondiale invernale, l'ha spinto a cambiare le metodologie di lavoro e i risultati si sono visti, con una gran rimonta in primavera. Quest'anno una flessione c'era stata a cavallo delle feste natalizie, ma le due ottime prestazioni della Supercoppa hanno dimostrato che questa fase è stata brillantemente superata. Adesso dunque Inzaghi e la sua Inter, specialisti di coppe-sprint, hanno l'allenamento sufficiente per affrontare la maratona.