La sua esclusione ha fatto parecchio rumore creando persino un rapidissimo tourbillon sui social: vedere Krzysztof Piatek in panchina contro il Brescia ha stupito i tifosi del Milan e molti hanno cominciato a pensare al peggio, cioè che il club l'aveva ceduto per esigenze economiche. Tutto falso: semplicemente Giampaolo gli ha preferito André Silva e i fischi ricevuti dal portoghese al momento del cambio fanno capire da che parte stia San Siro.
Da un punto di vista tecnico, la bocciatura del Pistolero non è poi così clamorosa: in tutto il precampionato non ha segnato neppure un gol, non solo nelle difficili amichevoli americane, ma anche contro Novara, Feronikeli e Cesena. A Udine, poi, ha fatto praticamente scena muta, non aiutato dalla prestazione pessima della squadra, ma facendosi recuperare da Troost-Ekong (non esattamente Usain Bolt) quando sembrava potersi involare da solo in contropiede.
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Con il Brescia la sua sorprendente astinenza non è terminata: è entrato al 61', per una ventina di minuti ha sonnecchiato, poi a tu per tu con Joronen gli ha calciato addosso e nel finale uno strano effetto del pallone gli ha cancellato un gol praticamente già fatto. È qui che è tornata in mente la maledizione del numero 9, perché dopo Pippo Inzaghi, chiunque abbia indossato quella maglia al Milan ha sempre fallito.
Piatek, però, almeno un segnale l'ha dato, così come l'ha dato Giampaolo a lui: se gli ha preferito persino André Silva, che un mese fa aveva lasciato il ritiro per trasferirsi al Monaco, significa che neppure lui ha il posto assicurato. Del resto accanto a Piatek c'erano anche Paquetà e Leao in panchina, cioè l'investimento più costo della scorsa stagione e l'acquisto più caro di questa. Il polacco ha una sola arma per convincere l'allenatore a schierarlo sempre: il gol. L'estate, per lui stregata, finisce ufficialmente lunedì 23 settembre: il derby è in programma uno o due giorni prima, per Piatek sarà meglio svegliarsi.